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Assalto della camorra all’economia del Lazio. E stiamo parlando solamente di uno delle decine dei clan presenti ed operanti sul territorio con tanti sodali anche locali!!!

Camorra, sequestrati immobili per 500 milioni di euro

Secondo gli investigatori è evidente che lo sviluppo in termini puramente economico-imprenditoriali dell’ambito di operatività del clan ha, chiaramente, giovato alla complessiva organizzazione criminale

Dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere e sequestri di immobili per oltre 500 milioni di euro. Questo è il bilancio dell’operazione “Arcobaleno” disposta dal giudice per le indagini preliminari di Napoli su richiesta della Dda del capoluogo campano che ha prefigurato i reati di associazione per delinquere di stampo camorristico e reimpiego di capitali di provenienza illecita. Alle operazioni hanno partecipato circa 500 uomini della Guardia di finanza, della Polizia e dei Carabinieri. A finire nelle maglie della giustizia Giuseppe Dell’Aquila, uno dei capi del clan Mallardo, operante a Giugliano con propaggini in altre regioni italiane, ma soprattutto nel Lazio, e di altri esponenti di spicco del citato clan, tutti titolari di attività imprenditoriali. L’operazione è stata denominata “Arcobaleno”, dal nome una delle società “capofila” gestite dal gruppo camorristico, rappresenta un importante traguardo nella lotta alla criminalità organizzata ed ha consentito di accertare che il clan Mallardo, “storicamente” operativo in Giugliano in Campania e nei territori limitrofi, ha ormai esteso la propria sfera di influenza e di controllo bel al di là di quella zona: sia mediante “accordi” e alleanze con altri clan (si pensi, ad esempio, alle strette cointeressenze con il clan dei Casalesi di Francesco Bidognetti), sia attraverso l’operatività di società o, più in generale, di soggetti economici formalmente autonomi, ma comunque costituenti, in concreto, espressione economica del clan, che risultano attivi anche in altre Regioni d’Italia divenendo in assoluto uno dei gruppi camorristici di maggiore potenza economica ed imprenditoriale.

Il Gip di Napoli ha emesso dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere ed ha disposto il sequestro preventivo di 30 società, 198 terreni, 456 fabbricati (tra i quali una villa e 71 locali commerciali), 49 conti correnti bancari, 27 tra automobili e motociclette, due imbarcazioni e due polizze assicurative. Il valore complessivo stimato è di oltre 500 milioni di euro. Contestualmente sono state eseguite circa cento perquisizioni di immobili nella disponibilità dei 77 indagati del procedimento. La gran parte degli immobili sequestrati sono ubicati nelle province di Roma (Lariano, Nettuno, Anzio) e Latina (Fondi, Sabaudia, Terracina, Minturno e nello stesso capoluogo) e a Giugliano in Campania (Na), ma numerosi sequestri sono stati eseguiti anche a Orta di Atella (Ce), Qualiano (Na), Portici (Na), Mugnano di Napoli (NA), S. Nicola Arcella (Cs) e nella stessa città di Napoli. Sono stati sequestrati immobili anche a Capena (Rm), Cento (Fe), S. Pietro in Casale (Bo), Villaricca (Na), Acerra (NA) e Pagani (Sa), oltre che in arre di particolare interesse turistico come Scalea, Olbia e Ischia. Di particolare rilievo le aree “ex Desco” di Terracina e Madonna delle Grazie di Fondi, nonché l’Hotel Orizzonte ed il centro commerciale Orizzonte di Giugliano, tutte oggetto, secondo i magistrati, di enormi speculazioni edilizie.

Questa operazione si pone come sbocco finale di una complessa ed articolata attività investigativa condotta dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Roma, dalla questura di Latina – Squadra Mobile e Commissariato di Formia e dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Fondi che hanno condotto le indagini. L’attività investigativa, durata quasi due anni, ha permesso di svelare il funzionamento di due vere e proprie holding imprenditoriali, gestite, direttamente o attraverso prestanomi, da soggetti collegati al clan camorristico Mallardo e operanti prevalentemente nel settore dell’edilizia; attive non solo in Campania (sia nella Provincia di Napoli che in quella di Caserta), ma anche nel Lazio, in Calabria ed in Emilia Romagna. Dalle indagini è, infatti, emerso che il clan Mallardo, proprio attraverso il controllo del settore immobiliare e con considerevoli reinvestimenti in tale ambito, ha ormai esteso la propria sfera di operatività anche in altre Regioni dell’Italia centro-meridionale e in particolare nel Lazio. Tali evidenze dimostrano inconfutabilmente l’interregionalità degli interessi economici del clan camorristico Mallardo, che è riuscito ad insinuarsi in contesti territoriali ove non parevano registrarsi situazioni di particolare allarme sociale connesse alla criminalità organizzata.

La strategia adottata dall’organizzazione camorristica ha avuto come obiettivo la realizzazione di svariati investimenti in zone prestigiose dal punto di vista paesaggistico-ambientale, quali Terracina, Sabaudia e Fondi (Lt), Lariano e Anzio (Rm), San Nicola Arcella (Cs), Cento (Ce). È stato, infatti, accertato che questa potente cosca realizza i propri interessi economici attraverso numerosi prestanome, che intervengono in grosse speculazioni edilizie, realizzate, invece, dalle società riconducibili al gruppo Pirozzi – Maisto – Dell’Aquila, con la costruzione di oltre 500 unità immobiliari nelle citate località turistiche. Le indagini hanno consentito di accertare che l’organizzazione criminale è riuscita, nel tempo, ad acquisire enormi disponibilità finanziarie, che ha poi reimpiegato – tramite una fitta rete di società e di prestanome – nel settore imprenditoriale e in attività commerciali, quali il settore turistico-alberghiero e la grande distribuzione. In tale contesto, le investigazioni di polizia giudiziaria hanno consentito di scoprire l’attività sinergica di due holding imprenditoriali, gestite rispettivamente da Giuseppe Dell’Aquila (noto come Peppe o ciuccio e attualmente ancora latitante) e dai suoi fratelli Domenico, Giovanni e Pietro Paolo, oltre che da Antonio Pirozzi (classe 1972), Antonio Pirozzi (classe 1971) e da Carmine Maisto e Domenico Petito. Entrambi i gruppi, attraverso diversi soggetti giuridici (società e prestanome), hanno effettuato, per conto del clan Mallardo, numerose ed importanti operazioni immobiliari nel settore residenziale, commerciale e turistico alberghiero. Le conseguenze dell’intromissione della camorra nel libero mercato ha conseguenze devastanti, in quanto ne distorce i meccanismi essenziali.

In diversi casi è stato rilevato il trasferimento di immobili (terreni e fabbricati già edificati e/o in corso di costruzione) tra le diverse società gestite nell’interesse del clan, le quali li hanno successivamente reimmessi sul mercato immobiliare, alienandoli a favore di terzi. Tali operazioni, in apparenza prive di valide ragioni economiche, sostanziandosi in un passaggio di immobili tra società di un medesimo gruppo imprenditoriale, hanno avuto come finalità l’occultamento dell’effettivo titolare dell’investimento e l’accesso a finanziamenti bancari, attraverso società diverse rispetto a quelle che ne avrebbero effettivamente beneficiato. Così operando, le società controllate dal clan o collegate ad esso alterano il sistema economico, perché sovvertono le corrette regole e le dinamiche del mercato. L’attività investigativa è stata particolarmente impegnativa e complessa, proprio poiché le attività poste in essere erano apparentemente lecite. È stato, infatti, necessario effettuare una certosina ricostruzione delle posizioni reddituali e patrimoniali degli indagati e dei soggetti ad essi collegati, nonché dei soggetti giuridici riconducibili agli stessi al fine: di rendere chiari i legami effettivamente esistenti con i soggetti organici all’organizzazione camorristica della famiglia Dell’Aquila. Oltre che comprendere che l’impero economico così realizzato non era altro che il risultato dei reinvestimenti dei proventi dell’organizzazione camorristica denominata clan Mallardo.

Le indagini hanno, così, acquisito nuova “colorazione”, oltre che logica spiegazione, le risultanze delle analisi di moltissime posizioni reddituali e patrimoniali. I risultati dei suddetti accertamenti – incrociati con le evidenze emerse nel corso delle indagini tecniche – hanno, poi, consentito di ricostruire la mole e la localizzazione di numerosissimi investimenti nel settore edilizio, effettuati mediante società apparentemente “pulite”, ma, in realtà, partecipate da soggetti collegati all’organizzazione. Le attività investigative hanno dimostrato che il motore intorno al quale ruotano le attività dell’organizzazione imprenditoriale organica al clan camorristico dei Mallardo sono i Dell’Aquila e i Pirozzi oltre al Maisto e al Petito Il modus operandi seguito dalla predetta organizzazione imprenditoriale, organica al clan Mallardo, si è articolato attraverso varie fasi: la previa localizzazione delle aree e delle zone ove realizzare l’investimento, che, dal punto di vista sociale ed ambientale, consentano un maggior ritorno in termini economici; l’acquisizione degli immobili sul mercato mediante soggetti giuridici gestiti direttamente dai sodali o attraverso prestanome; l’accesso a finanziamenti bancari erogati, in alcuni casi, in assenza dei requisiti richiesti (società partecipate da soggetti con redditi insufficienti e/o che non hanno reddito e/o società non patrimonializzate e che dichiarano redditi esigui); l’edificazione degli immobili commerciali e residenziali da destinare al mercato.

Secondo gli investigatori è evidente che lo sviluppo in termini puramente economico-imprenditoriali dell’ambito di operatività del clan ha, chiaramente, giovato alla complessiva organizzazione criminale in quanto, non registrandosi in quei territori situazioni di allarme sociale connesse ad un palese controllo “militare”, ha consentito e consente il mimetizzarsi di tali investimenti illeciti nel tessuto sociale ed economico lecito della zona, finendo per realizzare una vera e propria commistione tra l’economia lecita e quella illecita. L’attività di indagine è consistita essenzialmente in attività di intercettazione, cui sono seguiti corposi riscontri, di duplice natura: dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia e approfonditi accertamenti patrimoniali e documentali.

(Tratto da Italia Chiama Italia)