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Arzano, il funzionario anti-camorra lasciato senza scorta

IL “CLAN DELLA 167” – Il comandante della polizia municipale ha smantellato il fortino dell’illegalità, zona di spaccio dove c’erano anche occupazioni abusive, grate e cancelli per intralciare forze dell’ordine e gruppi rivali; per questo ha ricevuto minacce, ma ufficialmente “il pericolo è cessato”

DI VINCENZO IURILLO

20 GIUGNO 2023 – Il Fatto Quotidiano

Al sesto piano di un palazzo della 167 di Arzano (Napoli) il reggente del clan aveva chiuso le scale e il pianerottolo con un cancello. E tutt’intorno le telecamere, le statuine della Madonna, Padre Pio. Stessa sorte per i terrazzi. Tutti chiusi. Sei scale comunicanti, chiuse da sbarre e lucchetti per evitare intrusioni delle forze dell’ordine o delle cosche avversarie, non è chiaro cosa temessero di più, se gli sbirri o i camorristi rivali. “C’era un’ordinanza, non ricordo se del 2005 o del 2015, ma non era stata mai eseguita” ricorda il comandante dei vigili urbani Biagio Chiariello durante un’audizione in commissione regionale anticamorra. Non sgranate gli occhi, questo ad Arzano era la normalità. Negli anni, mentre i cassetti dell’ufficio tecnico comunale traboccavano di ordinanze di demolizione dimenticate, forse per la paura di andare a bussare a quelle porte, il “clan della 167” si era impossessato dell’omonimo quartiere popolare, ne aveva occupato abusivamente gli alloggi, lo aveva trasformato nel fortino dello spaccio di droga e nel centro decisionale degli affari criminali. Ci vuole l’arrivo del comandante Chiarello, assunto nel 2021 dall’amministrazione prefettizia dopo l’ennesimo scioglimento per camorra, per scuotere il torpore che avvolge l’illegalità diffusa nella quale prospera una camorra feroce e arrogante. Chiariello e i suoi uomini affondano le mani nella melma dei 72 appartamenti Acer occupati abusivamente dai parenti del clan. Taglia porte e abbatte cancelli divisori, censisce gli occupanti delle case, si adopera per gli sgomberi, per cancellare le residenze e di conseguenza i redditi di cittadinanza percepiti. Fa demolire vere e proprie case realizzate negli spazi comuni condominiali, quelli che erano destinati alle partite di pallone dei bambini. Fa eliminare le lamiere che davano riparo alle sentinelle delle zone di spaccio. Le rappresaglie scattano subito. Le auto dei vigili iniziano a prendere fuoco. Il comandante viene pedinato. Gli viene rivolta qualche frase del tipo: “Ce l’hai con me? Perché sempre a me”? Sui muri appaiono manifesti funebri sinistri, che ne annunciano l’imminente morte. Un paio di persone vengono arrestate per minacce aggravate. A Chiariello viene assegnata una scorta. Che lo accompagna fino al 12 aprile scorso, quando all’improvviso e con una breve comunicazione, gli viene revocata. Si legge sulla nota: Cessato pericolo per la posizione del comandante”. “Questo da un lato ci fa piacere perché ci fa pensare che abbiamo vinto la lotta al contrasto della criminalità sul territorio di Arzano – gli dice la presidente dell’anticamorra Carmela Rescigno mentre lo accoglie in commissione – ma dall’altro ci preoccupa e ci inquieta per la sua posizione”. La verità è che ad Arzano, ora amministrata da una giunta di centrosinistra, la partita non è ancora vinta e i timori prevalgono. Chiariello ha spiegato in commissione di non essere stato consultato prima della revoca della scorta e di aver provato a leggere gli atti del comitato per la sicurezza posti alla base della revoca della scorta. Ma l’accesso gli è stato negato. E quando un consigliere regionale gli ha chiesto se pensa che il pericolo sia cessato, il comandante ha risposto così: Il cessato pericolo dipende da che punto di vista lo andiamo ad analizzare, se lo andiamo ad analizzare dal punto di vista oggettivo, l’ambiente è quello, è inquinato, ci sono ancora soggetti liberi che stanno sul territorio, sono parenti anche diretti di quelli che stanno in galera. Dal punto di vista soggettivo, se il riferimento è che i due autori delle minacce sono in carcere, i fratelli sono fuori, le mogli sono fuori, sono nelle case occupate”. Non sembra la risposta di un uomo che si sente al sicuro.