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Arrestato esponente famiglia Mancuso grazie a Testimone di Giustizia

‘Ndrangheta: tentato duplice omicidio, arrestato esponente famiglia Mancuso grazie a testimone giustizia.

La Squadra Mobile di Catanzaro ha tratto in arresto un esponente di spicco della famiglia Mancuso di Limbadi su provvedimento emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha fatto luce su un efferato tentato duplice omicidio compiuto con un kalashinikov nei confronti di una donna e di suo figlio, appartenenti ad una fazione diversa della stessa famiglia.
Altro familiare della famiglia Mancuso ritenuto responsabile in concorso del medesimo reato, già irreperibile da circa un mese, non è stato rintracciato e sono in corso attività di ricerca.
I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.30 presso la Questura di Catanzaro.
Decisive, ai fini delle indagini, sono state le dichiarazioni di una Testimone di Giustizia, ex moglie di un dei Mancuso, che ha deciso di collaborare con la giustizia. La Squadra Mobile di Catanzaro, guidata da Rodolfo Ruperti, avrebbe così fatto luce sul duplice tentato omicidio di Romana Mancuso, 69 anni, di Limbadi, e del figlio Giovanni Rizzo, 42, avvenuto nei pressi della loro abitazione.
Il fatto di sangue è avvenuto a Limbadi il 26 maggio del 2008 quando madre e figlio rimasero gravemente feriti a colpi di pistola e kalashnikov.
Due le persone coinvolte nel provvedimento della Dda di cui una, Pantaleone Mancuso, 53 anni, detto “l’Ingegnere”, residente a Nicotera, è latitante da un paio di mesi. Il contrasto interno al clan Mancuso, come già emerso in alcune inchieste della Dda di Milano sul clan Mancuso-Di Grillo in Lombardia, è “deflagrato” proprio con il tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio. La donna risulterebbe appartenente alla cosiddetta “generazione degli 11”, primo storico “ramo” della famiglia Mancuso e sorella dei più noti boss Antonio, Cosmo Michele, Luigi e Pantaleone Mancuso detto “Vetrinetta”. Il presunto responsabile del tentato omicidio, Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere” è nipote di Romana Mancuso, in quanto figlio del fratello (deceduto da tempo) Domenico.
Una frattura all’interno della cosca Mancuso di Limbadi, la più potente della provincia di Vibo Valentia e tra le più forti della Calabria, ufficialmente coesa, ma in realtà segnata da diverse lacerazioni interne, nate per la gestione e il controllo del territorio. E’ questo contesto il contesto in cui maturò il duplice omicidio di Romana Mancuso, sorella dei boss dell’omonima cosca, e del figlio Giovanni Rizzo, avvenuto il 26 maggio 2008 a Nicotera. Il quadro investigativo emerso dalle indagini sull’episodio è stato reso noto nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, in Questura, alla presenza del questore Vincenzo Carella, del capo della Mobile del capoluogo, Rodolfo Ruperti, e del capo della Mobile di Vibo Valentia, Orazio Marini. Il questore Carella ha sottolineato che “con questa operazione è stato chiarito un episodio molto grave accaduto a Nicotera sei anni fa, con il duplice tentato omicidio di due esponenti del potente clan, con un territorio, quello di Vibo Valentia, fortemente aggredito ancora oggi dalla criminalità organizzata”.
La ricostruzione dell’attivita’ investigativa e’ stata effettuata dal capo della Mobile di Catanzaro: “Si e’ trattato di un agguato molto cruento con numerosi colpi di Kalashnikov e varie armi. L’inchiesta “Dinasty” – ha aggiunto Ruperti – ha evidenziato le divisioni tra le varie articolazioni della famiglia Mancuso. C’erano contrasti in famiglia, ma fino a quell’agguato c’era un accordo che nessuno dei Mancuso doveva morire ed al massimo si colpivano i soldati”.
Le indagini sono state riaperte grazie alla Testimone di Giustizia Ewelina Pytlrz, la donna polacca ex moglie di Domenico Mancuso, che ha raccontato alla polizia alcuni retroscena. Tra questi, ci sono anche elementi utili alle indagini sul duplice tentato omicidio che, abbinati ai riscontri dell’epoca, hanno permesso di risalire a Pantaleone Mancuso, 53 anni, irreperibile da oltre un mese, e a Giuseppe Salvatore Mancuso, 25 anni, attualmente detenuto. Il mese scorso la Dda aveva emesso un provvedimento di fermo nei confronti di Pantaleone Mancuso, per la stessa inchiesta, ma l’uomo si era reso irreperibile. Oggi è stato, invece, notificato a padre e figlio l’ordinanza di arresto, così come richiesto dal pm Simona Rossi al gip di Catanzaro.
Pubblicato da Antonio Candela a 21:01

I TESTIMONI DI GIUSTIZIA, EROI DEL NOSTRO TEMPO…

… SONO ONESTE PERSONE, CHE HANNO DECISO DI SERVIRE LA GIUSTIZIA E LO STATO. HANNO VISTO E VISSUTO TRAGICI EVENTI E NON HANNO SCELTO DI VOLTARE LO SGUARDO. HANNO DENUNCIATO, TESTIMONIATO E FATTO CONDANNARE MAFIOSI. PER FARE QUESTO GESTO HANNO DOVUTO PAGARE UN PREZZO ALTISSIMO, UNA SCELTA CHE PREGIUDICA IN MANIERA GRAVISSIMA LA LORO SICUREZZA. SONO STATI COSTRETTI A LASCIARE LA PROPRIA TERRA, DIMENTICARE CON GRANDE MALESSERE IL FORZATO DISTACCO DAGLI AFFETTI FAMILIARI, LE ABITUDINI E I PUNTI DI RIFERIMENTO DI TUTTA UNA VITA, IL CAMBIO DEL PROPRIO NOME. SONO ANDATI INCONTRO A MILLE PROBLEMI CHE QUESTO “SISTEMA PROTEZIONI” HA DISPOSTO LORO, CON LE DIFFICOLTA’ DI AMBIENTAMENTO PER I TANTI CAMBIAMENTI DI LOCALITA’ PROTETTE E CON LORO IL DISAGIO DERIVANTE DAL REPENTINO CAMBIAMENTO DELLE CONDIZIONI SOCIALI E DI VITA. ….