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Arma(nd)geddon Sperlonga: le intercettazioni che incastrano la cricca

Arma(nd)geddon Sperlonga: le intercettazioni che incastrano la cricca

Arma(nd)geddon Sperlonga: le intercettazioni che incastrano la cricca

Martedì 24 gennaio 2017 

di clemente pistilli

Già poche ore dopo gli arresti nell’ambito dell’inchiesta “Tiberio” era evidente che quell’indagine rappresentava qualcosa di più delle sole accuse per cui il sindaco di Sperlonga, Armando Cusani, e altri nove indagati erano stati colpiti da misure cautelari. Un caso che andava oltre l’ipotesi dell’associazione per delinquere finalizzata a inquinare appalti pubblici, in cui tra l’altro il primo cittadino non è coinvolto, e quelle di corruzione. Il procedimento è apparso subito come un atto d’accusa a un certo sistema di gestione del potere. E ora, dagli atti d’indagine, emerge proprio tale aspetto, la ricostruzione di una fitta rete di rapporti che va ben oltre la provincia di Latina, toccando gli intoccabili.

LA GENESI DELL’INCHIESTA – Tiberio” è nata dalle indagini avviate nel 2015 dai carabinieri di Sperlonga sulle mancate demolizioni degli abusi edilizi nell’hotel “Grotta di Tiberio”, di proprietà di Armando Cusani, esponente di Forza Italia, ex presidente della Provincia di Latina e più volte sindaco di Sperlonga, e del suocero Aldo Erasmo Chinappi. Accertamenti che avevano portato i militari a denunciare lo stesso Cusani e gli ex sindaci Rocco Scalingi, poi deceduto, e Francescantonio Faiola, che attualmente si trova di nuovo alla guida del borgo marinaro come facente funzioni, oltre che i dirigenti comunali Massimo Pacini, Americo Iacovacci, e Isidoro Masi, alternatisi nella gestione dell’ufficio tecnico comunale.

Gli investigatori avevano riscontrato l’inerzia della pubblica amministrazione verso il ripristino dello stato dei luoghi nell’hotel e, nel gennaio dell’anno scorso, l’inchiesta era stata affidata dal sostituto procuratore Valerio De Luca ai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale. Quest’ultimi hanno compiuto intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di osservazione, pedinamenti, attività informative e di acquisizione di documenti, culminate poi nei dieci arresti e in un procedimento che attualmente conta trenta indagati tra politici, funzionari pubblici e imprenditori.

LE PRIME INTERCETTAZIONI

LE PRIME INTERCETTAZIONI – La svolta nelle indagini è arrivata da alcune cimici piazzate nell’ufficio tecnico comunale e da alcune conversazioni intercettate di telefonate fatte da dipendenti di quell’ufficio, considerate dai carabinieri il riscontro alle loro ipotesi. Il 24 febbraio 2016 è stato infatti intercettata una telefonata tra il dirigente Masi, ora finito in carcere, e il dipendente Luca Toscano, con il primo che afferma: “Ti volevo dire che sono stati tutti un po’… risentiti per una serie di cose che ha detto il sindaco reggente. Cioè io devo parlare con Armando, perché se questo continua così io lo mando affanculo, te lo dico eh”. E dice quel che vorrebbe dire a Cusani: “Armando, tu a me mi conosci, lo sai, cioè non puoi esagerare, cioè tipo non stai a parlare con un ragazzotto. Io sto lì, non per lui, quindi…”. Toscano: “Chi ti ha portato a te…chi ti ha portato a te qua non è certo lui ma quell’altro. Quindi è giusto che quello sappia come stanno realmente le cose”. Per gli investigatori la prova appunto che a dettare legge a Palazzo era sempre Armando Cusani.


LE MANCATE DEMOLIZIONI

LE MANCATE DEMOLIZIONI – Sul fronte degli abusi non rimossi al “Grotte di Tiberio”, i militari hanno poi ritenuto interessanti sempre dei dialoghi captati nell’ufficio tecnico. Toscano parlando con Masi: “Isidoro questa qua è la prima diffida che loro ti hanno fatto nella quale ci sono allegate tutte le sentenze del cazzo! Pierluigi ti ha fatto un appunto qua. Avallone! Mi ha spiegato un attimo! Perché lui era! Lui fa parte proprio del pool di Armando! Mi ha spiegato che i filoni sono doppi. Ci sta quello che sta ancora in primo grado che è sulla lottizzazione abusiva. Che non ce ne fotte niente”.

Masi: “La lottizzazione quale sarebbe?”.

Toscano: “Sempre l’albergo”. Poi: “E abbiamo trovato una cosa che è veramente un toccasana per te”. Un modo per evitare gli abbattimenti.

Ma qualche scrupolo alla fine se lo fanno anche i dipendenti dell’ufficio tecnico, tanto che il 7 marzo scorso il geometra Raffaele Conte viene intercettato mentre dice: “Isidoro dovrebbe dire ad Armando: io ti voglio bene, ma io prendo 1300 euro al mese”.

Toscano: “Vado a rischiare il culo per te…”.

Un dialogo in cui emerge anche che solo per l’hotel dell’esponente di FI non sono stati presi provvedimenti. Toscano infatti dice: “E allora perché per Vona ci siamo attivati? Perché per l’hotel Virgilio ci siamo attivati? E allora ragazzi stiamo facendo ancora più schifo”.

Particolari che spuntano fuori anche da una conversazione tra Masi e Nicola Volpe, imprenditore e consigliere comunale a Prossedi, ora finito in carcere: “Sono novecento euro al mese, non è niente. Io lo faccio per lui, ma che ti pensi che io sono andato… Io sto dando una mano a Cusani”.

Un gruppo che pensa anche al futuro. Tanto che, in vista delle nuove elezioni, quando emerge l’ipotesi che il centrodestra candidi l’assessore Joseph Maric, sempre Masi dice a Volpe: “Maric non si è mai azzardato a dire nulla perché io me li magno e me li cago tutti. Io a loro non gli devo niente. Se io devo qualche cosa rispetto…”.

Volpe: “Armando”.

Masi: “Armando Cusani punto e basta. Io se sto lì e sto a fa, mi so preso tre denunce. Non prendo una lira perché… per lui. Sto dando una mano a Cusani”. Masi spiega anche che lui sta bene nel suo ente di appartenenza, la Provincia di Latina, e che nulla cambierà con la riforma Delrio. Scelte condivise da Volpe, che dice al dirigente: “Isidò fermate. Quo vado non te lo sei visto?”.

Masi: “No”.

Volpe: “Il film di Zalone. Non firmare gli dice il senatore che gli aveva dato il posto”.


IL POTERE DI ARMANDO

Ai carabinieri diventa subito evidente che a dettare legge a Sperlonga è sempre e solo Cusani. Anche quando si trova sospeso dagli incarichi pubblici, dopo le condanne per abuso d’ufficio, in applicazione della legge Severino.

Accade così che, intercettato,Vigilante, dell’ufficio tecnico, per spiegare cosa gli accadrebbe se non rispettasse le direttive dell’uomo forte di FI, dice: “A me mi toglie e mi manda a lavorare a sei mesi un’altra volta”. Quando il “capo” si lamenta per il mancatorinnovo delle concessioni per i lidi, tanto caro al suocero che lo sollecita su tale vicenda, sempre Vigilante e Toscano arrivano così a proporre la chiusura dell’ufficio al pubblico affinché tutto il personale possa dedicarsi solo a sbrigare tali pratiche. Cusani a Vigilante: “Che state ad aspettà per fare questo rinnovo, questi se no vengono a rompere il cazzo. Capito? Questi periodi qui sono delicati”. Le elezioni si stavano avvicinando. Toscano: “Dobbiamo sospendere tutto, dobbiamo chiude l’ufficio per fare queste cose”. Vigilante: “Chiudiamo al pubblico”.

Sempre al sindaco ora arrestato, secondo gli inquirenti, risponderebbe poi la comandante dei vigili urbani, Alessandra Faiola, remunerata con un incarico in Acqualatina, e  Claudia Di Troia, messa a capo dell’organismo di vigilanza.

LE RATE

Secondo gli inquirenti, però, il potere di Cusani va ben oltre Sperlonga. Per i carabinieri “influenza anche altre amministrazioni locali”. E se ne convincono sempre più quando il politico riceve una richiesta di sostegno dalla Ciociaria per un Gal, gruppo di azione locale volto a intercettare in campo agricolo fondi europei.

Il sindaco assicura che può convincere subito a entrare nel progetto i Comuni di Campodimele e Monte San Biagio: “Fanno quello che dico loro”. Poi aggiunge: “Tra l’altro se arrivi fino a Sperlonga potremmo mettere dentro pure le isole, perché per Ponza e Ventotene potremmo parlare con tutti e due i sindaci, che sono amici miei”.

Un potente, interessato asponsorizzare ad esempio una donna di Sperlonga affinché, anche modificando il bando se necessario, venga inserita tra quanti fanno vigilanza sugli scuolabus, e allo stesso tempo in grado di far bloccare la messa in onda di un servizio delle “Iene” sugli abusi a lago Lungo, facendo contattare dal senatore Claudio Fazzone e dall’onorevole Deborah Bergamini direttamente Fedele Confalonieri, AD di Mediaset. Cusani, infine, si sarebbe mosso anche perfar rimuovere il comandante della stazione dei Carabinieri di Sperlonga, il maresciallo Salvatore Capasso, “troppo solerte” nelle indagini, chiedendo l’intervento del generale dell’Arma, in pensione, e in passato senatore Mario Palombo. E quest’ultimo: “Armandino riguardati”. Assicurando per il maresciallo: “Tanto ci sto a fa il piattino pure a lui”.

LA GANG DEGLI APPALTI

Indagando su Sperlonga e sugli affari di Cusani, gli inquirenti si sono poi concentrati su un gruppo di imprenditori e dirigenti pubblici, ipotizzando la costituzione di un’associazione per delinquere tesa a pilotare le gare pubbliche, con liste di ditte partecipanti fatte dagli stessi imprenditori a cui venivano poi assegnate e con ricompense per i dirigenti pubblici consistenti in consulenze e non  solo.

Un gruppo che sarebbe riuscito per un loro progetto a Cuba a ottenere anche l’appoggio di Mons. Lugi Casolini, rettore dell’associazione Cavalieri di San Silvestro Papa. Volpe avrebbe inoltre contattato il generale dell’Arma, in pensione, Antonio Ragusa, per risolvere un problema su un’indagine del Noe a Prossedi e avrebbe cercato diintervenire su un accertamento dell’Asl in un cantiere edile di Minturno. Sempre Ragusa, inoltre, secondo Volpe avrebbe potuto far ottenere ai dirigenti comunali amici consulenze dall’Anas, dove lavora la moglie. L’imprenditore all’ing. Domenico D’Achille, di Priverno: “Ti interessa fare qualche progettazione o RUP all’Anas?”. E allo stesso spiega poi il sistema delle gare: “Me la sono fatta da solo ingegné, ho preso una gara a Sperlonga di 600mila euro, ne ho presa un’altra sopra sulla sede comunale, si vabbè quella me la sono fatta da solo, altri 230mila, sto facendo 23 alloggi da 3,2 milioni di euro a Nettuno”. La presunta organizzazione criminale avrebbe poi utilizzato un linguaggio convenzionale, temendo le intercettazioni, e avrebbe così definito “ombrellone” la promessa di affidamento di una gara, “partita di calcetto” o “beach soccer” l’appalto per Villa Prato a Sperlonga, “il cugino” Masi, o anche “il bagnino” e il “cubano di Siviglia”.

OBIETTIVO PRIVERNO, LATINA E ROMA

Per accaparrarsi appalti, secondo gli inquirenti, la presunta associazione per delinquere avrebbe poisponsorizzato a Priverno il candidato sindaco Umberto Macci, pur mantenendo uno stretto rapporto con Angelo Delogu, e a Latina Enrico Forte. Per quanto riguarda in particolare il capoluogo pontino, Volpe avrebbe cercato voti per la sorella dell’ing. D’Achille, candidata con Forte, Anna Maria.

Volpe a D’Achille: “Ingegnere dimmi che tengo da fare”.

D’Achille, ora finito ai domiciliari: “Niente… cacci solo dei voti”.

Su Macci invece Volpe arriva a dire: “Qua dobbiamo essere compatti, così stiamo tranquilli per i prossimi dieci anni di lavori”.

E sempre con la speranza di ottenere poi appalti, la presunta associazione per delinquere si era attivata anche per dirottare a Roma voti sulla candidata Alessandra Bianchi, di Nettuno, ora messa ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Tiberio”, candidata con Roberto Giachetti, che avrebbe fatto avere loro già lavori a Fiumicino. Un’iniziativa che porta Volpe a chiedere aiuto anche all’ex segretario di Giulio Andreotti e all’arcivescovo Alberto Tricarico.

L’unico centro al voto che non sembrava impensierire l’organizzazione era Terracina, dove al ballottaggio erano andati due candidati di centrodestra. Per Volpe o vinceva l’uno o l’altro nessun problema.

Fonte:www.h24notizie.com