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Ardita: ”Politica vuole mortificare i magistrati per paura delle inchieste sul potere”

Ardita: ”Politica vuole mortificare i magistrati per paura delle inchieste sul potere”

Luca Grossi 01 Marzo 2022

Il consigliere togato al dibattito di ‘Nessuno tocchi Caino’ con Sergio D’Elia

La guerra in Ucraina, il diritto naturale, la riforma della giustizia, l’amministrazione delle carceri e la riforma della legge sull’ergastolo ostativo. Sono stati questi i temi trattati nel dibattito intitolato “Non un Diritto penale migliore ma qualcosa di meglio del Diritto penale” andato in onda su Radio Radicale tra il consigliere togato del Csm Sebastiano Ardita e il segretario dell’associazione ‘Nessuno tocchi Caino’ Sergio D’Elia.
Il punto di partenza è stato l’aggressione della Federazione Russa alla nazione Ucraina: “Tutti condanniamo l’invasione di uno Stato sovrano – ha detto Ardita – perché è inevitabile che cittadini inermi fanno le spese di un contrasto grave che si è verificato”. Il conflitto, ancora in corso, non può essere spiegato con delle valutazioni semplicistiche poiché è chiaro che quello che è successo è frutto di lunga catena di eventi. Secondo il magistrato infatti dobbiamo “guardare cosa accade innanzitutto dentro questi Stati che hanno fatto uso delle armi per affermare quello che ritengono essere proprie prerogative”. In questi Paesi “inevitabilmente le carceri diventano luoghi di repressione pura anche e non solo della criminalità ma del dissenso politico. Abbiamo visto che nelle carceri sono morti degli intellettuali, sono morti magistrati, arrestati perché indipendenti. Sono morti politici di opposizione, com’è successo in Turchia”, ha detto il magistrato.
In Italia – ha continuato – noi abbiamo la fortuna di avere un sistema equilibrato il quale una compressione dei diritti e delle libertà corrisponde soltanto ad un danno grave alla collettività. In funzione di questo esistono i sistemi penalistici e di prevenzione. Esiste il carcere, esiste il 41-bis, esiste l’alta sicurezza perché servono a bilanciare in un sistema democratico l’esigenza di sicurezza con l’esigenza di libertà”.

Referendum giustizia
D’Elia durante il dibattito ha detto che l’ordine giudiziario sarebbe uscito fuori da quelle che sono le sue prerogative diventando così una sorta di ‘potere’ cha ha assunto su di sé il diritto di legiferare e quindi provocando uno scompenso all’interno dell’equilibro tra i poteri dello Stato. Inoltre il segretario di ‘Nessuno tocchi Caino’ ha ricordato il referendum popolare proposto da Lega e Radicali definendolo come una grande occasione per un dibattito sulla giustizia.
Ardita non ha avanzato scuse: “C’è bisogno sicuramente in democrazie, la distinzione tra le funzioni giudiziarie da quelle politiche, questo non c’è dubbio”. “Detto questo – ha continuato – non è male in sé che esista un potere giudiziario. E’ male in sé che esiste uno squilibrio tra poteri. Il problema che avete introdotto con il referendum però è un problema secondo me capovolto”.
Secondo Ardita infatti gli interventi che si dovrebbero fare devono essere riferiti ai vertici della magistratura dove ci sono certi soggetti che “hanno assunto la rappresentanza di tutti e che per tutti ritengono di dover decidere nelle scelte di autogoverno”. Invece il referendum promosso vuol “essere una specie di monito alla magistratura per dire: tornate un po’ nel vostro angoletto e non date fastidio al manovratore”.
Secondo il consigliere togato ci sono molti magistrati che “vogliono essere liberati in questo momento da un altro vincolo che è il vincolo appunto dei gruppi che si sono formati all’interno del nostro mondo. E’ una cosa difficile da spiegare ai cittadini però esiste e che potrebbe vedere la politica impegnata magari con una semplice riforma in cui magari una volta tanto introduca il sorteggio per la scelta dei candidati dei componenti togati e laici del consiglio superiore e dia un colpo di reset ad un sistema che si è un attimo imballato”. “Cioè quello che io voglio dire è questo: i magistrati contro cui vengono fatti questi referendum sono quelli che lavorano ogni giorno nelle loro inchieste e nelle loro attività e sono lasciati soli” dall’organo di autogoverno.
Questi magistrati – ha continuato – che operano sul territorio si ritrovano ad essere molte volte soli in alcune scelte che fanno perché chiaramente quello che dovrebbe essere l’organo di autogoverno, che deve essere un organo di garanzia, diventa un organo di rappresentanza” delle correnti.
In questa situazione i magistrati hanno più volte chiesto aiuto alla politica ma questa “non li aiuta” anzi “vuole mortificarli perché si preoccupa delle indagini che riguardano il potere che conta” e i collegamenti tra i politici con i poteri mafiosi o quelli deviati, “questo è lo scopo”. I referendum intimidiscono la base e non scalfiscono minimamente il potere” ha detto Ardita.

1 Marzo 2022

fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/88300-ardita-politica-vuole-mortificare-i-magistrati-per-paura-delle-inchieste-sul-potere.html