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Appalti, Pinto: “Il Codice è un aiuto alle mafie, venduto per semplificazione. È criminogeno”

FRANCESCO PINTO – Per il magistrato di Genova, senza controlli sugli affidamenti rischiamo un’esplosione dei subappalti e di incentivare il caporalato, oltre a incentivare gli illeciti. “L’ultima grande opera costruita in Italia, il Ponte di Genova, è stata realizzata con efficienza e rapidità e sottoposta a rigidi controlli antimafia”

DI MARCO GRASSO

1 APRILE 2023 – Il Fatto Quotidiano

La riduzione dei tempi non ha nulla a che fare con la trasparenza: in questo modo non si favorisce lo snellimento delle procedure, ma l’illegalità”. Francesco Pinto è procuratore aggiunto di Genova. Definisce “una truffa delle etichette” le misure su appalti e fisco annunciate dal governo: “Favoriscono un sistema criminogeno, sono un aiuto alle mafie”.

Perché parla di truffa?

Perché lo smantellamento dei controlli non ha niente a che fare con la sburocratizzazione. Ciò che dice il governo è fuorviante.

L’Italia ha poco tempo e molti soldi da spendere. Semplificare non è una buona strada?

Per rendere più rapidi i lavori occorrerebbe intervenire sulla riduzione dei tempi di autorizzazione e non mi risulta che sia stato fatto.

Può fare un esempio?

Le opere in Italia sono soggette a iter complessi, vari enti si pronunciano su aspetti progettuali, architettonici, ambientali, paesaggistici, artistici. Se davvero si volesse velocizzare i processi si potrebbe radunare tutte le decisioni in una unica sede, una conferenza di servizi. Invece si riduce la trasparenza, che non ha nulla a che vedere con la lentezza. È una truffa delle etichette.

Per semplificare Salvini propone affidamenti diretti fino a 150 mila euro.

È un punto molto problematico. Per la nostra esperienza, – coordino il pool reati economici – già con la soglia attuale, 50 mila euro, ci troviamo spesso di fronte agli appalti “spezzatino”: turbative d’asta architettate per aggirare l’obbligo di gara obbligatorio per importi più ingenti. Triplicare quella soglia significa estendere il fenomeno a importi ben più significativi.

Lavori fino a 5 milioni di euro saranno eseguiti con procedure negoziate. Per l’Anac il 98% degli appalti sarà assegnato senza gara. Cosa ne pensa?

La previsione dell’Anac dice già tutto. In via teorica l’affidamento diretto può premiare l’impresa migliore, ma anche quella che ha pagato la mazzetta.

È un via libera alla corruzione?

Questo combinato disposto – l’innalzamento delle soglie abbinato all’affidamento senza gara – favorisce un sistema corruttivo, oggettivamente criminogeno. Un impianto simile incentiva accordi collusivi e corruttivi fra amministratori e imprenditori.

Il pacchetto prevede di togliere ogni limite al subappalto. Cosa comporta?

Anche qui mi baso sull’esperienza giudiziaria, coordinando anche il pool sicurezza e lavoro. Una misura del genere ha due rischi: ridurre la sicurezza sul lavoro e favorire il caporalato.

In che modo?

Dopo l’ultimo incidente mortale in un cantiere edile, un anno fa, la Procura di Genova ha approvato il protocollo “cantiere etico”, linee guida che consentono anche alle forze dell’ordine non specializzate di rilevare anomalie in modo preventivo. Da questa esperienza trova conferma un dato: le violazioni normative più palesi spesso riguardano le piccole aziende in subappalto.

Lei parla addirittura di incentivo al caporalato. Non è troppo?

Senza controlli sui subappalti rischiamo un subappalto anche delle braccia.

C’è un’ulteriore deroga che riguarda la normativa antimafia, considerata anche in questo caso responsabile dei rallentamenti delle opere.

Anche questo è molto bizzarro. L’ultima grande opera costruita in Italia – il Ponte di Genova – è stata realizzata con efficienza e rapidità, e sottoposta a rigidi controlli antimafia, coordinati da un magistrato, l’ex procuratore Michele Di Lecce. Stupisce che chi esalta il cosiddetto “Modello Genova” adesso voglia liberarsi di un pilastro di quel modello.

È in arrivo anche uno scudo penale su alcuni reati fiscali, che si aggiungerebbe al condono fiscale.

Un conto è abbonare una cartella da mille euro per multe non pagate: un brutto segnale, un disincentivo a pagare le tasse, che danneggia lo Stato e il welfare, ma pur sempre una scelta che ha natura politica. Altra cosa è depenalizzare di fatto reati fiscali gravi commessi con frode, come l’emissione di fatture false, attività oggi basilare per le mafie: questo è un vero e proprio sdoganamento di attività criminali, un regalo alla criminalità organizzata.

fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/04/01/appalti-pinto-il-codice-e-un-aiuto-alle-mafie-venduto-per-semplificazione-e-criminogeno/7116629/