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Appalti e mafia: «rischio di infiltrazioni e contaminazioni nell’edilizia pontina». Altro che “rischio”, stanno dentro alla grande

L’allarme per il Lazio arriva dal prefetto Frattasi. E la Cgil denuncia i rischi legati alle piccole commesse

LATINA – Infiltrazioni negli appalti pubblici e privati. L’allarme sulle possibili contaminazioni nel settore dell’edilizia nella zona meridionale del Lazio e la necessità di contrastarle attraverso il controllo sul campo, arriva da sindacati e istituzioni all’indomani delle polemiche seguite allo scioglimento del comune di Fondi. Con il controllo direttamente nei cantieri, infatti, si è arrivati a scoprire lo scandalo della ricostruzione post sismica in Abruzzo. Di recente il ministro Maroni ha comunicato che proprio a L’Aquila verrà insediato un comitato nazionale per le grandi opere, per vigilare sulla ricostruzione post-terremoto, denunciando che già «si cominciano a sentire le infiltrazioni mafiose».

LIVELLI DI INFILTRAZIONE – Dal ciclo del cemento al monitoraggio dei capitali: per contrastare le infiltrazioni occorre circoscrivere questa vastissima area ed indagare soffermandosi soprattutto nelle pieghe dei sub appalti, degli affidamenti diretti, delle prestazioni d’opera. Qui lavorano ditte a basso contenuto tecnologico – per importi al di sotto dei 150mila euro – non vincolate a certificare il proprio tasso di legalità. «Il sistema di controllo antimafia ha molte crepe – evidenzia il prefetto Bruno Frattasi, presidente del comitato per l’alta sorveglianza delle grandi opere – e gioverebbe sicuramente la connessione dei sistemi informativi per l’incrocio dei dati. L’attuale lentezza della pubblica amministrazione fa sguazzare i mafiosi ed agli accertamenti documentali si deve aggiungere quelli diretti sui cantieri, e non solo delle grandi opere». Quali saranno i prossimi obiettivi: «Ci concentreremo sulla Salerno/Reggio Calabria e sul ponte dello Stretto», assicura Frattasi. Per la provincia di Latina, invece, il prefetto considera utile «monitorare la futura Super Pontina, visto che altre opere strategiche non sono attualmente in cantiere».

NON SOLO GRANDI AFFARI – La crisi delle grandi commesse non si traduce in una riduzione degli appetiti mafiosi. «Il rischio ora più diffuso – dice Ezio Giorgi, Fillea Cgil di Latina – arriva per gli appalti piccoli e medi, quelli intorno al milione e mezzo di euro per intenderci». Proprio in questo segmento ricadono le denunce che il sindacato porterà il prossimo 19 novembre a Roma in occasione del convengono «Cantieri trasparenti: le mani giuste sui cantieri». Momento in cui emergeranno in maniera precisa i tentativi di infiltrazioni riscontrati nelle varie province del Lazio, ma anche i suggerimenti per contrastare il fenomeno. «La ‘ndrangheta la fa da padrona in quattro province della Regione – scrive il sindacato regionale- ma anche la camorra agisce nelle provincia di Roma, Latina e Frosinone, mentre cominciano ad essere evidenti le presenze anche di Cosa Nostra e Sacra Corona Unita».

LATINA, LE DENUNCE- Un accenno alla situazione pontina lo offre ancora Ezio Giorgi: «Abbiamo avuto segnali impressionanti di società in mano alle organizzazioni criminali. Una Spa con sede a Milano – racconta il sindacalista di Latina – è stata estromessa poiché implicata in una inchiesta sul caporalato internazionale. Un ’altra con sede a Fondi alle prese con un appalto ’privato’ da 750mila euro ha chiuso i battenti e stiamo cercando di salvare le spettanze degli operai. Altro capitolo quello di un appalto affidato ad una società di Caserta che è riuscita addirittura portato a termine i lavori”. Quello di una provincia assediata, dunque, non è solo il ritratto che emerge dalle inchieste giudiziarie, ma è quello tracciato da chi opera ogni giorno nel sistema economico locale, dove gli enti pubblici rappresentano uno degli anelli deboli.

GARE SU MISURA – «La situazione è ancor più critica – prosegue Giorgi – dove c’è un controllo delle pubbliche amministrazioni e i bandi di gara vengono fatti apposta per favorire certe aziende». Sulle modalità di infiltrazione si sofferma anche Enzo Ciconte, presidente dell’osservatorio sulla legalità della Regione Lazio, che evidenzia ancora una volta l’edilizia come un nodo nevralgico. «Dove non c’è rappresentanza sindacale può esserci un diretto controllo sui cantieri». Poi aggiunge: «Tra gli stratagemmi usati dalle mafie c’è quella di presentarsi a gare offrendo prezzi stracciati. L’eccessivo ribasso – aggiunge Ciconte – esclude tali aziende in prima battuta, ma consente comunque di entrare in contatto con assessori, sindaci e tecnici dei vari Comuni». Insomma ogni scusa è buona per prepararsi il terreno, e questo deve rendere le istituzioni in costante allerta. «Il controllo è a tutti i livelli – dice lo studioso dei fenomeni criminali – e non dimentichiamo che può partire dal primo gradino della filiera. Nessuno, per esempio, ha mai fatto un controllo su chi siano gli effettivi proprietari delle cave nel Lazio».

Michele Marangon

(Tratto dal Corriere della Sera – Roma)