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Appalti e antimafia l’offerta anomala della So. Ge. Co.: questa Ditta ha lavorato anche a Formia

Quale è stata la formula magica adottata dalle imprese in odor di mafia per accaparrarsi gli appalti pubblici? Il ribasso d’asta, fino al 30% ed oltre, di modo che qualsiasi altro imprenditore “normale” non potesse reggere costi e rischi sopportabili da chi invece ha altre priorità.

Del tipo: riciclare danaro utilizzando maestranze che non si sognano di fiatare neppure sotto tortura. Bene, da oggi sembra che la musica sia cambiata e, come spesso accade, ad illuminare l’universale ci pensa il particolare. Vediamo.
A Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno, una gara d’appalto per la ristrutturazione di un ostello della gioventù nel borgo medievale di Terravecchia, ha visto la partecipazione di un’impresa colpita di recente dall’interdittiva antimafia. Per chi ancora non lo sapesse si tratta del provvedimento peggiore che possa interessare un’impresa, una certificazione che determina, o dovrebbe determinare, l’ostracismo dell’azienda. Vale a dire che gli organi inquirenti (ministero, Dda, Dia, prefettura, forze dell’ordine, etc. ) una volta espletate le indagini, bollano quell’impresa come mafiosa o contigua alle organizzazioni criminali e, pertanto, da escludere categoricamente dall’attività economica. Certo, prima che se ne accorgano passa del tempo, durante il quale la ditta ha avuto tutto il tempo di inglobare belle somme.
Tornando al caso giffonese, osserviamo un repentino cambio di rotta da parte della So. Ge. Co. , società di San Cipriano d’Aversa raggiunta dall’interdittiva pochi mesi fa. Quest’azienda è da anni che lavora a Giffoni dopo aver vinto regolari gare (all’epoca, cioè fino a quando non è stata smascherata) soprattutto nelle ristrutturazioni di immobili privati pur rientranti in lotti molto ampi. Per non dire delle chiese ristruttura con i fondi dell’8 x mille.

Il borgo di Terravecchia, per intenderci, è stato quasi completamente ricostruito dalla So. Ge. Co. come si evince dalla planimetria riportata in foto. Tra queste opere c’è l’ormai famosa prebenda parrocchiale che all’onusiano cardinale Renato Raffaele Martino ha già creato non pochi imbarazzi: doveva diventare il suo buen retiro una volta pensionato dal Papa (è imminente il dimissionamento per raggiunti limiti di età) ma prima s’è scoperto che quella costruzione è al centro di una seria lite tra gli eredi dell’antica proprietaria (nelle volontà testamentarie di una signora giffonese, che ne era titolare, c’era scritto che la casa andava destinata alla diffusione dell’educazione cristiana, invece con artifici tecnico-amministrativi operati dell’ente locale e da parroci vasi di coccio, sembra che quella costruzione sia poi finita in mani diverse, fino ad arrivare al cardinale); poi, successivamente, è saltato fuori che l’impresa appaltante era addirittura riconducibile al clan dei casalesi. Per un principe della Chiesa, anche se ormai “fuori controllo” come ha scritto uno dei migliori vaticanisti al mondo, Sandro Magister, parlare di imbarazzo è un eufemismo. Si racconta che abbia reciso ogni legame con Giffoni, troppi fastidi gli sta creando la vulcanica cittadina, nei fatti guidata da quel geniaccio di Ugo Carpinelli, consigliere regionale Pd, il quale una ne fa e cento ne inventa. Ognuno fa il suo gioco, è la politica, è la vita. Nessuno scandalo. Inutile dire che della vicenda non c’è traccia su nessun (o quasi) organi di informazione.

Tornando al fatto nuovo, notiamo che il 22 giugno scorso è stata esperita la gara per la ristrutturazione dell’ostello della gioventù per un importo a base d’asta di 2, 4 milioni di euro.

La So. Ge. Co. addirittura vi partecipa, e già questo è un elemento che lascia perplessi: certo, al tempo dell’indizione non era ancora stata colpita dall’interdittiva e pertanto aveva tutto il diritto di continuare fino alla fine. Qui il problema è sui controlli, nulla si potrebbe imputare -almeno così sembrerebbe- alla ditta interessata. E allora? Allora succede che all’apertura delle buste per l’affidamento dell’appalto (vi hanno partecipato 14 ditte) la So. Ge. Co. presenta un ‘offerta con ribasso d’asta dello…0, 5 per cento. Possibile? Possibilissimo, è nero su bianco nel verbale di gara. Eppure aveva sempre fatto offerte bassissime, cosa mai è potuto accadere per determinarla ad offrire uno sconto così basso? Misteri dell’economia edile, si direbbe. Le altre ditte invece? Chi il 17.467%, chi il 27, 982%, chi il 5, 100% e così via. Nessuno mai avrebbe fatto quel tipo di offerta ad una gara, tra l’altro appetitosa visto che sono 2 milioni e mezzo di euro. Non è che ha voluto autoescludersi la So. Ge. Co.? Chi può dirlo. Alla fine la gara chi se l’è aggiudicata? Una impresa del posto, una di Giffoni proprio con un ribasso del 20, 000%. La domanda è: la ditta aggiudicataria ha strutture sufficienti, forza finanziaria tale da sopportare questo appalto? Chi vivrà vedrà.

(Tratto da EoloPress)