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Antonio Moccia, vicesegretario dell’Associazione Caponnetto, già commissario della Polizia di Stato e per lunghi anni facente parte della squadra di P. G. di una delle più importanti Procure della Repubblica d’Italia, ben mette in evidenza in questa nota lo stato della giustizia in Italia per quanto attiene al problema della lotta alle mafie. Egli, fra l’altro, solleva un problema alquanto delicato che riguarda il trattamento che lo Stato riserva ai Testimoni di Giustizia, a coloro, cioè, che si sono trovati ad essere testimoni, da cittadini perbene e non implicasti in episodi delinquenziali, di fatti delittuosi e che, per senso civico e profondo spirito di attaccamento alle istituzioni, hanno denunciato quello di cui sono a conoscenza. Antonio cita l’esempio di Gennaro Ciliberto, un “caso” che è diventato un vero scandalo nazionale perché, a distanza di 3 anni dalle sue denunce a varie Procure d’Italia –Milano-Roma-Napoli-Firenze -Campobasso ecc-, , egli si vede costretto a scappare –sì, scappare per sfuggire alle eventuali vendette di chi ha denunciato – da una parte all’altra del Paese, senza un minimo di assistenza e di protezione. Vivendo, peraltro, di carità, senza un lavoro, senza un euro. A leggere di questi fatti vien quasi da sospettare che una mafia, fattasi ormai Stato, come alcuni sostengono, voglia far arrivare alle persone perbene un messaggio preciso “Non denunciate. Fatevi i fatti vostri”. Noi, malgrado tutto, non vogliamo ancora pensare che la MAFIA SIA DIVENTATA ORMAI LO STATO, Vogliamo, cioé, continuare a credere nello STATO DI DIRITTO per il quale si sono battuti i nostri nonni ed i nostri genitori. Ma certo è che i dubbi sorgono anche in noi quando vediamo che ad Angela Napoli, parlamentare di lungo corso, viene riassegnata la scorta mentre a Gennaro Ciliberto lo si costringe, quasi a volerlo punire perché ha denunciato, a vivere da latitante e quasi da clochard. Più volte abbiamo chiesto al Capo dello Stato di interessarsi personalmente a questo “caso” ed a quello di tutti i Testimoni di Giustizia che si trovano nella situazione di Gennaro, ma, ad oggi, non abbiamo avuto alcun cenno di riscontro. Francamente siamo sconcertati. Bene, quindi, ha fatto Antonio Moccia a riproporre il problema, nella speranza che questa volta si muova chi deve muoversi per evitare che si rafforzi il convincimento che in questo Paese… bisogna essere un’Angela Napoli per sentirsi telefonare da Angelino Alfano che il suo problema è stato risolto.

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