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Antimafia, a rischio la poltrona di Rosy Bindi.La Bindi da qualche tempo sembra voler mettere il naso in troppe situazioni. Gira e parla.Va in Calabria e parla,va in un’altra parte e parla. Le persone che vogliono andare in giro per vedere e formulare giudizi non sono troppo gradite in questo Paese dove tutto deve restare soft,ovattato,silenzioso,coperto

La Repubblica, Mercoledì 2 Marzo 2016

Antimafia, a rischio la poltrona di Rosy Bindi
Il candidato di Renzi, secondo fonti dem, è Emanuele Fiano. L’avvicendamento è previsto per legge. Ma c’è già chi lo vede come una vendetta per il caso-De Luca. La presidente ha avuto la sensibilità di aprire, nel marzo 2015, una indagine sull’antimafia degenerata e sulla mafia che si traveste di antimafia

di ALBERTO CUSTODERO

ROMA – Commissione parlamentare Antimafia, la presidenza è scaduta. Ma la riconferma di Rosy Bindi – ex Margherita, ora della minoranza dem – non è affatto scontata. Anzi, il pd ha già un nome da proporre al suo posto. Quello del capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali, Emanuele Fiano. Va detto che un regolamento prevede il cambio dei componenti e dei presidenti delle commissioni parlamentari a metà legislatura.

I precedenti, tra conferme (dem) e rimpasti (azzurri). In numerosi casi, questi cambi sono stati già fatti. A Palazzo Madama, il senatore di Ncd Nico D’Ascola prende il posto di Nitto Francesco Palma (Fi) a capo della commissione Giustizia. Confermato ai Lavori pubblici l’azzurro Altero Matteoli. A Montecitorio è cambiato il vertice della Affari costituzionali, il forzista Francesco Paolo Sisto è stato sostituito da Andrea Mazziotti (Sc), il dem Francesco Garofani ha sostituito il berlusconiano Elio Vito alla Difesa. Per le Finanze, Maurizio Bernardo di Area Popolare sostituisce Daniele Capezzone di Forza Italia. Flavia Piccoli Nardelli, del Pd, è stata eletta presidente della commissione Cultura della Camera. Sostituisce Giancarlo Galan di Forza Italia.
Tutti i presidenti dem sono stati confermati.

Antimafia, caso spinoso per il Pd. Ora, la sostituzione alla commissione bicamerale Antimafia tra un antirenziano e un renziano all’Antimafia potrebbe diventare uno spinoso caso politico in casa Pd. La trattativa è ancora nelle prime fasi. Ma Renzi, confermano fonti del Pd, avrebbe ormai preso la decisione di proporre l’elezione di Emanuele Fiano in sostituzione di Rosy Bindi.

A favore del primo, gioca senz’altro il fatto che da anni è esperto della materia: è responsabile Sicurezza per il partito, ed è stato componente del Copasir. Senza contare che Fiano, milanese, avrebbe voluto presentarsi alle primarie per la poltrona da primo cittadino, opportunità alla quale ha rinunciato – incassando un credito con Renzi – per spianare la strada a Giuseppe Sala.

La Bindi ha dalla sua il fatto di avere aperto, nel marzo 2015, una indagine sull’antimafia degenerata e sulla mafia che si traveste di antimafia.
A suo ‘sfavore’, diciamo così – anche se nessuno lo dice ufficialmente – c’è il fatto che è antirenziana della prima ora. E pesa, sulla sua eventuale conferma, il caso De Luca, quando, alla vigilia delle elezioni alla presidenza della Campania, l’Antimafia inserì il nome del candidato dem nella lista degli impresentabili.

Il caso De Luca. L’inserimento del nome di Vincenzo De Luca avvenne il venerdì pomeriggio, impedendo al candidato (poi eletto) di poter replicare. All’epoca Bindi fu travolta dalle polemiche, lei a difendersi sostenendo che l’Antimafia era tenuta per legge a occuparsi degli impresentabili.
Gli avversari a sostenere che da sempre la Commissione aveva pubblicato la lista dopo le elezioni, e non il giorno prima.
I suoi detrattori sostenevano che la scelta dei tempi, che hanno creato non poche difficoltà a De Luca, fosse un regolamento di conti in casa pd e un attacco di sponda a Renzi. I detrattori di Renzi, per contro, sostengono ora che la mancata conferma della Bindi sia una vendetta del premier per il caso De Luca. Al di là dei retroscena politici, i fatti sono questi: componenti e presidenti della commissione Antimafia sono scaduti. Vanno rivotati. E i candidati alla presidenza sono due: entrambi del Pd.

La storia della Commissione. Solo una volta nella storia dell’Antimafia il presidente è cambiato nella stessa legislatura, quando Ottaviano Del Turco, nel 2000, divenne ministro e gli subentrò Giuseppe Lumia. Storicamente, la presidenza era stata affidata ai partiti di opposizione, ma da quando Berlusconi andò al governo, la prassi mutò. E la commissione, da allora, fu sempre presieduta da un esponente della maggioranza.