Il Mattino
Angelo Vassallo, chi sono i due carabinieri indagati per la morte del sindaco pescatore
Giovedì 28 Luglio 2022
É finalmente arrivata dopo 12 anni una svolta nelle indagini per l’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo, commesso il 5 settembre 2010. Vassallo fu ucciso perchè non voleva piegarsi alla camorra e aveva intenzione di denunciare il traffico di droga che gravitava attorno al porto turistico di Acciaroli di cui era venuto a conoscenza.
La Procura di Salerno ha infatti disposto perquisizioni nei confronti di nove indagati ma sono due i nomi che in queste ore hanno più risonanza degli altri: si tratta del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e dell’ormai ex carabiniere Lazzaro Cioffi.
Chi sono i due carabinieri infedeli
L’ex carabiniere Cioffi ha prestato per oltre vent’anni servizio presso il nucleo operativo di Castello di Cisterna ma venne poi arrestato nel 2018 con l’accusa di essere molto vicino al clan Sautto-Ciccarelli di Caivano. La prima sezione Penale del Tribunale di Napoli Nord aveva, infatti, condannato Cioffi a ben 15 anni di reclusione riconoscendolo come colpevole di concorso esterno in traffico internazionale di droga, corruzione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Il sostituto procuratore di Napoli Marinella Di Mauro aveva chiesto una condanna di vent’anni di carcere per l’ex militare dell’arma sottolineando la sua parentela con un elemento di spicco della criminalità organizzata e, quindi, direttamente collegato ai traffici illeciti. La pena venne poi ridotta a 15 anni in quanto fu esclusa l’aggravante mafiosa.
I sospetti sulle attività criminose di Cioffi nacquero dalla scoperta di alcune informazioni private che l’ex carabiniere aveva riferito sulle perquisizioni fatte al boss di Parco Verde di Caivano Pasquale Fucito. Ma la svolta arrivò con il collaboratore di giustizia Vincenzo Iuorio, che riferì di aver saputo da un compagno di cella che Cioffi, chiamato con il nome «Marcolino», aveva provveduto a rimuovere alcuni video delle telecamere di sicurezza a Crispano le quali mostravano il pestaggio del fratello di un politico al quale aveva preso parte anche lo stesso Iuori.
A oggi le indagini per l’omicidio del sindaco Vassallo gettano un’ulteriore luce sulla vita di Cioffi e sul suo possibile coinvolgimento nella tragedia.
Pochi mesi fa si fece avanti un pentito di camorra Rolando Ridosso che si disse disponibile ad aiutare la Procura di Salerno nelle indagini per l’omicidio Vassallo. Originiario di Castellammare di Stabia, ex esponente di spicco del clan nocerino-sarnese dei Loreto-Ridosso, anche lui indagato per un omicidio connesso a quello di Vassallo, Ridosso venne ascoltato dai pm salernitani e, in cinque verbali, tirò in ballo Giuseppe Cipriano, titolare di un cinema a Scafati che nello stesso anno dell’omicidio Vassallo prese in gestione anche un cinema a Pollica, molto vicino al ristorante gestito dalla famiglia Vassallo.
Lo stesso Cipriano venne interrogato dai pm proprio insieme all’ex carabiniere Cioffi che però in quella stessa situazione decise di rimanere in silenzio durante tutto l’interrogatorio.
Altro protagonista dell’inchiesta è il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo che all’epoca dei fatti comandava il gruppo di Castello di Cisterna. L’ufficiale si era occupato nel 2010 di acquisire le registrazioni delle telecamere di un negozio di telefonia, consegnate poi ai magistrati, oltre che a raccogliere le dichiarazione della gente del posto con il fine di fare luce e chiarezza sull’omicidio del sindaco pescatore. Gli stessi familiari della vittima avevano, però, da subito sollevato dubbi circa le modalità con le quali erano state svolte le indagini considerandole non aduguate e fuorvianti.
Lo stesso Cagnazzo, in un’intervista a Giulio Golia de Le Iene, si era giustificato in merito a tali «accuse» definendo il suo operato in quel 2010 assolutamente nella norma.
Ma il passato di Cagnazzo non ha lasciato indifferenti i familiari e l’opinione pubblica. Risale, infatti, al 2009 il coinvolgimento del colonello dei carabinieri con la collaborazione scoperta tra Sandro Acunzo, ex militare esperto nella cattura di latitanti, Pasquale Sario, ex comandante del nucleo oplotino, e l’ex boss del Piano Napoli di Boscoreale Franco Casillo detto «’a vurzella», con il quale i due militari, in cambio di favori, barattavano informazioni utili al boss. A spiegare i fatti, dinanzi al giudice del Tribunale di Torre Annunziata, fu Andrea Paris, generale dei carabinieri. Lo stesso Paris riferì che Cagnazzo era a conoscenza delle auto che Casillo, il boss e Acunzo si scambiavano avendo riferito proprio il colonnello tali fatti.
Il passato di Cagnazzo e Cioffi, dunque, getta ulteriori dubbi sulla vicenda che ha portato alla morte, con nove colpi di pistola, del sindaco pescatore e per il quale ancora non è stata fatta giustizia, quella giustizia che i familiari della vittima chiedono a gran voce dopo 12 anni dall’accaduto.