Anche nomi di magistrati nell’inchiesta sul Cara di Isola
Alcuni atti dell’inchiesta “Jonny” potrebbero essere inviati alla Procura di Salerno. Il caso delle imprese “immacolate” a Catanzaro e “compromesse” a Crotone. E l’audizione del prefetto Morcone in Antimafia. Se fosse resa pubblica…
Lunedì, 22 Maggio 2017
CATANZARO Potrebbero essere stralciati e inviati alla competenza della Procura di Salerno alcuni atti dell’inchiesta su Isola Capo Rizzuto? L’interrogativo trova fondamento nelle inchieste che riguardano l’operato delle Prefetture di Catanzaro e Crotone, nonché nelle dichiarazioni rese in queste ore da esponenti del mondo politico che, tirati in ballo dalle intercettazioni telefoniche, sostengono di essersi rivolti ai vertici degli uffici giudiziari competenti prima di scegliere candidati da inserire nelle liste per le elezioni comunali e regionali, con riferimento a Isola Capo Rizzuto. Così anche per alcune imprese che, magicamente, sarebbero comparse in interdittive emesse dalla Prefettura di Catanzaro per avere intrattenuto rapporti con altre aziende che, invece, l’interdittiva non ebbero a riceverla. Aziende, in sintesi, che apparirebbero immacolate a Catanzaro e compromesse, invece, a Crotone. Anche qui a giocare un ruolo particolare sarebbe stato un magistrato che ha acquistato una villetta proprio da una di queste imprese.
Che si tratti di verità o di millanterie è tutto da verificare. Ci si ritrovi davanti a parole in libertà intercettate dai carabinieri o a malevole interpretazioni, potrà cambiare il ruolo dei magistrati interessati ma non la sostanza: occorre fare chiarezza, per farla serve indagare, per indagare su cose che riguardano magistrati del distretto di Catanzaro, interessati direttamente o quali parti offese, è competente Salerno.
C’è poi da fare i conti con l’ispezione decisa dal ministro dell’Interno Marco Minniti sull’operato, negli anni, della Prefettura di Crotone. Non era solo deputata a gestire le gare d’appalto per la gestione del Cara di Isola Capo Rizzuto. Ad essa era deputata anche la sorveglianza sulle modalità di gestione degli appalti. Le relazioni provenienti da Crotone erano sempre in linea con i dettami del ministero dell’Interno. Al punto che quando il prefetto Mario Morcone, oggi capo di gabinetto del ministro ma all’epoca responsabile del dipartimento Immigrazione e Diritti civili, viene convocato in commissione Antimafia per rispondere sui segnalati rischi di interessi mafiosi attorno alla gestione dei centri d’accoglienza, questi farà riferimento proprio alle relazioni ricevute dai vari prefetti competenti per territorio.
È il 20 ottobre 2015. L’audizione del prefetto Morcone a Palazzo San Macuto inizia a tarda sera, intorno alle 20,30. Questo il passaggio del suo intervento per quel che riguarda la Calabria: «Anche in Calabria, in realtà, non si segnalano, o almeno non emergono dai rapporti dei prefetti, elementi di coinvolgimento della criminalità organizzata all’interno del circuito dell’accoglienza – parlo di Reggio Calabria – ma c’è molta attenzione alle strutture e agli enti che partecipano soprattutto agli sbarchi, al momento dello sbarco. Sapete meglio di me che ci sono alcune vicende specifiche in Calabria. Su una struttura nota come Sant’Antonio di Cirò Marina, dove è sorto un centro di accoglienza di carattere temporaneo per migranti, c’è un approfondimento importante sotto il profilo antimafia, anche per precedenti che erano stati registrati. C’è poi la vicenda di Crotone, che è sempre sul tavolo. Sono anni che – lo dico naturalmente senza alcuna polemica, ma, al contrario, con tutta la collaborazione possibile – vengono a fare le fotocopie al ministero degli atti relativi al centro di Crotone, ma fino adesso la polizia giudiziaria non ci ha comunicato alcun provvedimento. Pertanto, noi non possiamo far altro che continuare ad avvalerci di chi ha vinto legittimamente una gara, finché non emergono concreti elementi contestati dalle forze dell’ordine. L’ho precisato perché Crotone nella discussione generale è uno dei temi che ricorrono sempre».
Netto il richiamo alla Polizia giudiziaria e alla Procura che la delegava. Ed è questo il passaggio che fa sbroccare Enza Bruno Bossio, parlamentare calabrese del Pd. Oggi torna su quell’audizione e, insieme a Ernesto Magorno, chiedono che la Commissione antimafia riapra la vicenda chiusa dopo il rassicurante intervento del prefetto Morcone.
In effetti è vero che la parlamentare contestò subito e anche vivacemente i contenuti della relazione del prefetto Morcone. Il punto, però, è che quel passaggio dei lavori della Commissione antimafia è stato segretato.
Fu la stessa onorevole Bruno Bossio a chiederlo: «Io chiederei, per favore, la segretazione di quello che sto per dire». La presidente Rosy Bindi la dispose. Quando il testo stenografico riprende la narrazione della seduta abbiamo traccia di un duro botta e risposta tra la Bruno Bossio e il prefetto Morcone:
«Morcone: “All’onorevole Bossio in parte ho già risposto. È vero, onorevole, si sono arrabbiati a Crotone. Avranno fatto bene o avranno fatto male, ma perché lei si è portata dietro la giornalista non dicendo nulla? Io credo che, da parte di un deputato come lei, alla fine, forzare portando dietro la giornalista e non facendola apparire come tale, francamente, determini…”
Bruno Bossio: “Questo è falso. Non so chi gliel’abbia detto, ma è falso”.
Morcone: “Questo mi hanno detto. Io lo riferisco”.
Bruno Bossio: “La giornalista era talmente conosciuta che è stata ripetutamente provocata durante la permanenza. Anzi, io mi ero portata anche come mia assistente la Garante per i minori, un altro soggetto poco gradito sia alla prefettura di Crotone, sia al signor Leonardo Sacco. Eravamo in tre in quel momento. Forse mancava solo Celeste (la deputata di Sel Costantino, ndr), così saremmo state al completo. Il problema è il pregiudizio non solo del gestore, ma anche e soprattutto della Prefettura nei confronti di chi va a mettere il naso in cose che evidentemente non possono essere viste fino in fondo”.
Morcone: Comunque, ripeto, il mio impegno, come ho detto alla presidente, a fare una nuova ispezione, senza preavviso. Ci andrò personalmente”».
Ecco, togliere la segretazione a quanto avvenuto in Commissione antimafia contribuirebbe a far chiarezza su una vicenda dai contorni ancora tutt’altro che nitidi. E questo a prescindere dalle indagini della procura distrettuale di Catanzaro… che pure si annunciano gravide di sviluppi impensabili.
Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it