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Anche l’Arma dei carabinieri contro la riforma Cartabia: ”Si paralizza l’iter della Giustizia”

AMDuemila 10 Gennaio 2023

Le critiche dei sindacati: “Senza corsi e mezzi per applicare la norma”

“La riforma Cartabia è entrata in vigore da solo una settimana ma dal provvedimento emergono già delle lacune che, generando dubbi interpretativi, paralizzano l’iter della giustizia. In questo modo anziché agevolare le Forze dell’Ordine, gli agenti finiscono in un’impasse burocratico col rischio di non convalidare gli arresti”. Ad affermarlo è Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, sindacato dell’Arma dei carabinieri. “Tra le novità introdotte dalla riforma, per esempio, c’è l’obbligo di affiancare alla trascrizione integrale degli interrogatori e delle dichiarazioni anche la loro registrazione audio-video, con strumenti tecnici di cui non siamo in possesso e per cui non abbiamo risorse al momento. Inoltre – prosegue Nicolosi – numerosi delitti contro la persona e contro il patrimonio possono essere perseguibili ora solo se la persona offesa sporge querela, anziché ricorrere a quella d’ufficio. La fretta con la quale è stato votato il provvedimento ha generato un forte smarrimento in chi agisce contro il crimine, tra le divise ma anche tra i componenti della magistratura che ancora oggi non risulta abbiano delle linee guida per affrontare la situazione. Auspichiamo un intervento solerte del Ministro Nordio affinché si faccia luce sulle perplessità che la riforma Cartabia genera tra le Forze dell’Ordine, snellendo il loro lavoro”.
Anche Alfonso Montalbano, membro del direttivo nazionale dell’Usmia, uno dei sindacati dei militari ha affermato che la riforma sta stravolgendo il lavoro delle forze di polizia, crea disorientamento”.
Così come riportato da Il Fatto Quotidiano qualche giorno fa è stato scritto un comunicato in cui si chiede “con urgenza un intervento al governo e alla magistratura” per ottenere chiarimenti sulle videoregistrazioni e sui corsi di aggiornamento non ancora partiti.
E intanto centinaia di fermi rischiano di saltare.
Come avevano già denunciato i magistrati delle Procure italiane uno degli ostacoli principali riguarda i reati da pochi giorni procedibili a querela, mentre prima lo erano d’ufficio.
Dal 30 dicembre, infatti, per furti, lesioni lievi o molestie, ma anche sequestri di persona e violenza privata, è necessaria una denuncia da parte della vittima.
Oggi sul punto è intervenuto Eugenio Albamonte, sostituto procuratore di Roma ed in passato presidente dell’Anm: “La riforma Cartabia, entrata in vigore da pochi giorni, sta già avendo effetti nel lavoro delle Procure lasciando esposte le vittime, anche quelle che hanno subìto un semplice borseggio. A mio modo di vedere la modifica per alcune fattispecie, prima erano perseguibili d’ufficio e ora solo previa querela come ad esempio il furto aggravato, può avere un impatto anche dal punto di vista sociale”. 
“Prendiamo, ad esempio una città come Roma in cui lavoro da anni, dove ogni giorno si consumano tantissimi furti ai danni di turisti che trascorrono in città solo alcuni giorni. Per chi indaga diventa un lavoro improbo rintracciare le vittime una volta che sono ripartite per acquisirne la denuncia. In questo modo rischiano di restare impuniti una galassia di reati ai danni di semplici cittadini e si assisterà, tra qualche settimana, a scarcerazioni di delinquenti che abitualmente mettono in atto condotte illecite di questo tipo”, ha aggiunto Albamonte. Altro discorso, a detta del magistrato, riguarda reati come il sequestro di persona o la violenza privata. “In questo ambito il fattore ambientale è determinante – ha proseguito -. Si tratta di reati che avvengono in contesti criminali in cui la vittima è spesso totalmente assoggettata e denunciare diventa una scelta di coraggio perché deve vincere le paure e le intimidazioni a cui è sottoposta”.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/93283-anche-l-arma-dei-carabinieri-contro-la-riforma-cartabia-si-paralizza-l-iter-della-giustizia.html