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Anche la Capitale nella morsa delle mafie. Le responsabilità di ognuno di noi

GLI ALLARMI DELL’OCCUPAZIONE MAFIOSA DELLA CAPITALE SONO STATI LANCIATI DA MAGISTRATURA E FORZE DELL’ORDINE DA ALMENO 10 ANNI MA POLITICA E SOCIETA’ LI HANNO SEMPRE IGNORATI

Non c’è una Relazione della Direzione Nazionale Antimafia, della Procura Generale della Corte di Appello, della Direzione Investigativa Antimafia e così via, da almeno 10 anni in qua, in cui non si parli di presenza asfissiante delle mafie nella Capitale.

Si tratta di atti pubblici, riportati da molti giornali e siti web, che tutti possono leggere.

Basta averne la volontà e preoccuparsi seriamente dei problemi del territorio sul quale si vive.

Perché delle due una:

-o uno si disinteressa di questi e vive come un’anima morta, senza dare un senso alla propria vita, alla propria dignità e, anche, ai propri interessi ed a quelli dei propri figli e nipoti;

-o si è oggettivamente complici di una situazione che negli anni si è andata incancrenendo proprio per l’inerzia dei cittadini e della politica in generale:

Fatte le debite eccezioni, che sono molto ma molto rare.

Eccezioni, appunto.

Si cercano sempre le responsabilità fuori di noi, ma mai si verifica che ognuno di noi si domandi se esse non debbano essere cercate anche dentro di noi.

Mai nessuno che si domandi: io cosa ho fatto di concreto per evitare che tutto ciò che sta accadendo accadesse?

Noi riceviamo molte mail di persone della Capitale che ci fanno molte domande sulla storia delle mafie e dei clan.

A tutti rispondiamo nella stessa maniera:

impegnatevi direttamente, venite nell’Associazione, creiamo un forte gruppo che non si limiti a parlare della storia e della sociologia, ma che, al contrario, osservi quanto avviene intorno a noi, nel proprio quartiere -e non a Genova o Milano o Palermo o Mosca ecc -, per segnalare a chi di competenza, alle forze dell’ordine, alla magistratura ogni insediamento sospetto, ogni investimento, ogni passaggio di proprietà.

Non chiediamo ai singoli di esporsi, ci pensa l’Associazione.

No, si preferisce parlare, chi vuole parlare di mafie, di Riina, di Provenzano, di Falcone, di Borsellino, dei tanti martiri delle mafie, senza capire che così facendo facciamo ridere i mafiosi.

Questi, mentre noi parliamo di fatti vecchi e stravecchi, comprano, costruiscono, investono miliardi, corrompono, entrano nei posti di potere, nei partiti, nelle istituzioni, nel Parlamento e nei consigli comunali ecc.

Ridendosene di noi tutti che continuiamo a parlare dei morti, senza osservare quello che fanno i vivi.

Non capiamoci male. Noi apprezziamo e ricordiamo con rispetto e gratitudine coloro che hanno rimesso la propria vita per combattere le mafie e li porteremo sempre nei nostri cuori.

Ma di fronte ad un’emergenza che sta portando il Paese al baratro, non basta ricordare; bisogna agire ed anche in fretta perché la situazione è grave e peggiora ogni giorno di più.

Quando la DIA e le altre forze dell’ordine sequestrano, confiscano il bar, il ristorante, la villa, il centro commerciale, la casa da gioco, la discoteca e quant’altro sta a due passi da casa nostra, o vediamo che la gente viene ammazzata davanti al nostro portone, come spesso sta avvenendo, allora tutti facciamo finta di indignarci e di cadere dalle nuvole.

Per dimenticare il giorno dopo.

Si raccoglie quello che si semina.

Le forze dell’ordine e la magistratura si muovono bene, pur fra mille difficoltà, non esclusa l’omertà della gente.

Dobbiamo essere perciò grati a loro.

Ma bisogna convincersi del fatto che esse da sole non ce la faranno mai a debellare il fenomeno mafioso, tenuto anche conto del fatto che le mafie non raramente trovano una sponda nella politica.

In larga parte di questa.

Allora, l’ennesimo appello da parte nostra a svegliarsi, ad impegnarsi, a collaborare, finendola con la retorica ed assumendo ognuno un ruolo attivo nella lotta contro le mafie.

Contro tutte le mafie, che sono militari, ma anche economiche e politiche.