ANATOMIA di un massacro. Antonio Iovine: “Vi spiego come e con quanti uomini abbiamo preparato l’omicidio di Sebastiano Caterino”
29 Dicembre 2021 – 13:31
Il boss pentito fornisce della spiegazioni più precise, più meticolose, a partire dagli appostamenti, sostanzialmente falliti, realizzati all’inizio di settembre 2003 da elementi significativi ma non di “prima scelta” del clan dei casalesi. Questi fallimenti indussero Cicciariello a chiedere ad Antonio Iovine di insediarsi lui nell’abitazione di Alessandro Moronese il quale sapeva solo…
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Il fatto che il duplice omicidio di Sebastiano Caterino e del nipote Umberto de Falco sia stato argomento di centinaia di articoli, non vuol dire che ogni minimo dettaglio sia stato raccontato. E allora, diventano utili certe narrazioni fatte da collaboratori di giustizia, ritenuti altamente attendibili dall’autorità giudiziaria com’è sicuramente Antonio Iovine, il quale, essendo uno dei tre capi del clan dei casalesi, ha una conoscenza complessiva sui complicati movimenti organizzativi di questo agguato, come la potevano avere solamente Francesco Schiavone Cicciariello, Michele Zagaria, Peppinotto Caterino e forse Vincenzo Schiavone Petillo a cui fu affidata la gestione militare dell’agguato.
E allora, ecco che molto meticolosamente, Antonio Iovine racconta gli eventi che si svilupparono all’inizio del mese di settembre 2003. Attenzione, l’attività criminale di appostamento, di visualizzazione del bersaglio che si faceva a Santa Maria, procedeva di pari passo con altre opzioni, tipo quella di San Cipriano, dove il clan dei casalesi sperava di intercettare Caterino mentre questi rendeva visita a sua madre, tipo quello di Castel Volturno, da noi dettagliatamente raccontato nei giorni scorsi, quando addirittura i killer andarono vicini all’intervento militare dentro allo spazio occupato da un distributore di carburanti in area Domiziana, dove Caterino si era dovuto fermare dopo aver ritirato la Mercedes alla concessionaria Auto stella, con pochissimo carburante all’interno, in una condizione voluta da chi quella macchina gliel’aveva venduta che, d’accordo con i boss di Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano, voleva che l’evraiuolo si fermasse a pochi metri dalla concessionaria, cioè a un distributore di carburanti in modo da rappresentare un bersaglio più agevole da colpire.
Caterino aveva una scorta armata e se poi volete conoscere come andarono a finire le cose a Castel Volturno, ci sono tre puntate dettagliatissime del nostro focus, facilmente ritrovabili nelle sezioni cronaca nera e Santa Maria Capua Vetere.
Nel teatro sammaritano, invece, furono, così racconta Antonio Iovine, eseguiti i primi appostamenti senza esito presso l’abitazione di Alessandro Moronese, sita in via degli Etruschi. Qui erano coinvolti Massimo Vitolo, Vincenzo Schiavone Petillo, Vincenzo conte e alternativamente Romeo Stabile aversano, Mario Mauro, Antonio Monaco e Salvatore Laiso. Dei secondi appostamenti invece, coinvolsero i sanciprianesi, Giuseppe Misso e Nicola Panaro. Gli appostamenti avvennero con due Alfa 166, di cu una rubata dopo il 19 ottobre 2003. Da allora in poi parteciparono anche Massimo Vitolo, Vincenzo Conte, Vincenzo Schiavone, Enrico Martinelli, Pasquale Spierto, Bruno Lanza, Francesco Zagaria come specchiettista e Claudio Virgilio.
Per quel che riguarda Moronese, invece Massimo Vitolo sostiene che “non era assolutamente a conoscenza del fatto che ci appoggiavamo presso la sua abitazione per commette un omicidio, piuttosto sapeva che presso la casa spesso ci incontravamo con gli imprenditori da estorcere“.
Il dettaglio potete leggerlo nello stralcio che pubblichiamo qui in basso.