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ANALISI DELLO STATO DEL SISTEMA DI GESTIONE DEI RIFIUTI IN CAMPANIA ,ALLA LUCE DELLE ULTIME INDAGINI IN CORSO

Come prevedibile, l’inchiesta sulle gare di appalto (per ora ben 44), di cui le più grosse riguardanti i comuni di Caserta ed Aversa, si sta estendendo a macchia d’olio, coinvolgendo pubblici dirigenti, politici di lungo corso ed enti di controllo.

Riteniamo che un primo passo dovrebbe essere una verifica a ritroso per individuare le circostanze di assunzione e promozione a ruoli apicali dei dirigenti dei diversi comuni coinvolti.

Infatti, ad oggi, pur essendo tutti a conoscenza che il settore dei rifiuti è uno dei pochi che non conosce crisi, e dove è possibile lucrare facilmente, a danno della salute e delle casse pubbliche, non si intravede alcun cambiamento di rotta.

Sempre per volontà politica, le gestioni dei vecchi consorzi di bacino, (confluiti nel C.U.B., Consorzio Unico di Bacino), sono state caratterizzate da una forte tensione finanziaria, dovuta al mancato pagamento da parte dei Comuni (soci costituenti dei consorzi stessi) delle quote di servizio, dai contratti di servizio stipulati sottocosto, e dal forte indebitamento dell’ex gestione commissariale, nei confronti degli stessi.

I consorzi di bacino, alla data del loro scioglimento, presentavano situazioni di dissesto economico determinato da un flusso di spese fisse incontrollato (personale, mezzi, fornitori e prestatori di servizi), con inevitabili ripercussioni nella gestione del personale e nella qualità del servizio di raccolta reso.

Alla fase di scioglimento, è seguito uno scenario erarialmente censurabile di instabilità e confusione :

* I Consorzi in liquidazione, oggi il CUB, afflitto da difficoltà finanziarie, retto solo da stanziamenti milionari della Regione Campania, non procede alla definitiva liquidazione, principalmente a causa della mancata ricollocazione del personale dipendente; oggi ufficialmente impegnato in attività di pubblica utilità, ma di fatto gravemente sottoutilizzato.

* Gran parte del patrimonio di mezzi e impianti, è in stato di abbandono, mentre sono ancora presenti all’interno del CUB gran parte dei dipendenti e dirigenti collusi, che continuano a percepire prebende e stipendi pubblici.

Allo stato, dovrebbero subentrare gli A.T.O. (Ambiti Territoriali Ottimali), in numero di 7, da cui dipendono 35 sistemi territoriali operativi (S.T.O.), ma il programma è ancora in itinere e sempre gli stessi politicanti continueranno a sfruttare a proprio uso e consumo i soldi pubblici attraverso funzionari e ditte compiacenti.

E questo non può essere ulteriormente tollerato né dalla politica voglia definirsi minimamente sana, né dalla magistratura.

Per questo l’Associazione contro le illegalità e le mafie A. Caponnetto ritiene improrogabile che si avvii una approfondita indagine atta ad eliminare, in via definitiva, ogni collusione tra delinquenza organizzata, imprenditori privati collusi, politici e dirigenti pubblici corrotti.

Lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo: in casi come questo il silenzio e il girare la testa dall’altra parte si configurano come connivenza.

La Segreteria nazionale

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