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Amministratori pubblici progettisti per società sospette. Vogliamo indagarli o no?

Se fossimo, anziché a Latina, a Palermo, Reggio Calabria, Napoli o in una delle tante altre città in cui c’è la consapevolezza dei danni che le mafie provocano all’intera comunità, tutti quegli amministratori pubblici che, come tecnici, hanno lavorato o lavorano al servizio di soggetti in odor di mafia probabilmente sarebbero indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

In provincia di Latina questo non è accaduto, finora.

Speriamo che da oggi in poi questo non si verifichi più.

Lo diciamo non perché ammalati di… ”giustizialismo”, ma semplicemente perché siamo convinti che se non ci si decide una buona volta per sempre a perseguire tutta quella gente che con le mafie, anche se non vi fanno organicamente parte, ci fanno comunque gli affari, ci guadagnano insomma, è come pensare di svuotare l’oceano con un bicchiere.

Non vogliamo fare la caccia alle streghe perché se pretendessimo di fare gli elenchi di tutti coloro che, in un modo o in un altro, fanno gli interessi dei mafiosi e lavorano per i mafiosi, riempiremmo libri su libri.

Ma almeno i casi più eclatanti, quelli di cui si sono interessati le cronache, che hanno fatto i progettisti per imprese in odor di camorra, li vogliamo indagare o no?

Vogliamo verificare se oltre alla prestazione professionale ci possa eventualmente essere stata anche qualche altra cosa?