L’allarme nel rapporto di Legambiente: aumentano gli illeciti accertati (+27%), le persone denunciate (+9,7%), i sequestri effettuati (19%) e i clan che salgono a 239 (36 in più rispetto allo scorso anno). Crescono in particolare gli incendi boschivi dolosi. Sparisce nel nulla una montagna di rifiuti speciali alta poco meno di 2000 metri. La Campania al primo posto nella classifica dell’illegalità
Salgono del 27 % i reati contro l’ambiente per un giro d’affari da 18 miliardi e 400 milioni di euro per i clan delle ecomafie, un quinto del totale annuo del business delle mafie. Un sistema ed un mercato eco-criminale che conta tre reati ogni ora con illeciti accertati nei cicli del cemento, dei rifiuti (con la sparizione ogni anno di una montagna di rifiuti speciali alta 2.000 metri) ed un record di inchieste, e che fa registrare un incremento di incendi boschivi dolosi. E non solo.
Cosa Nostra entra a pieno titolo nella gestione del ciclo dei rifiuti ed emerge la ‘multifunzionalità’ del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall’agricoltura al racket degli animali, mentre nel loro complesso, i clan dell’ecomafia salgono a 239. Business e numeri del malaffare ambientale, riportati nel Rapporto Ecomafie 2008 di Legambiente che oggi, a Roma, ha aperto il I Forum Ambiente e Legalità per “ribadire la necessità di rendere il crimine contro l’ambiente un delitto e di introdurre i delitti ambientali nel codice penale”.
“Questa di Legambiente è un’iniziativa importante perché sulla tutela dell’ambiente del paesaggio si gioca un segmento cruciale per il futuro sviluppo economico del Paese. L’ambiente è infatti un’infrastruttura ‘immateriale’ di primaria importanza per l’Italia e come tale va gestita e tutelata” afferma all’Adnkronos il vicepresidente della Commissione antimafia e deputato del Pdl, Fabio Granata, che condivide l’ingresso “dei delitti ambientali nel codice penale”. Mentre il responsabile Ambiente del Pd, Ermete Realacci, nel sottolineare “l’enorme volume d’affari ed l’alto fatturato delle eco-illegalità”, annuncia che “è stato firmato un emendamento al decreto legge sulle intercettazioni perché, se rimanesse così com’è, i reati ambientali rimarrebbero fuori dal controllo”. “Il Rapporto Ecomafie di Legambiente – afferma ancora Granata- è uno strumento importante che dovrebbe essere letto da ogni Parlamentare”
I numeri dell’illegalità ambientale sono “impressionanti”. E a scandirli è il Rapporto di Legambiente. Il bilancio dei dati 2007 riportati nel Rapporto Ecomafie 2008, parla infatti di 83 reati contro l’ambiente al giorno: oltre 3 reati all’ora. Gli illeciti accertati dalle forze dell’ordine nel corso del 2007 sono 30.124, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate 22.069, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati 9.074 (più 19% rispetto al 2006).
La Campania occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale, seguita dalla Calabria. In queste due regioni si concentra il 30% degli illeciti registrati in tutta Italia. Al terzo posto si trova la Puglia, seguita dal Lazio e dalla Sicilia. La prima regione del Nord come numero di infrazioni è la Liguria. Alla dimensione globale dell’ecomafia è dedicata un’ampia sezione del Rapporto: dall’Italia escono rifiuti verso Hong Kong, la Tunisia, il Pakistan, il Senegal, la Cina, ed entrano rifiuti dalla Croazia, dalla Serbia, dall’Albania.
I reati accertati dalle forze dell’ordine nel 2007 per violazione alla normativa sui rifiuti sono oltre 4800, il 36% dei quali commessi nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Alla catena montuosa di rifiuti speciali scomparsi nel nulla, si aggiunge una nuova vetta di 1970 metri, con base di 3 ettari. Per illegalità nel ciclo dei rifiuti è sempre in testa la Campania, dove lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, spesso di provenienza extraregionale, si è sommato alla catastrofica gestione commissariale di quelli urbani.
Un balzo in avanti colloca, invece, il Veneto al secondo posto (era sesto nel 2007), confermando lo spostamento verso nord del baricentro di questi traffici, non solo come zona di procacciamento degli scarti industriali smaltiti illegalmente nelle regioni centrali e meridionali d’Italia ma anche come sito finale. La Puglia mantiene saldamente il terzo posto dello scorso anno, e il foggiano si conferma una terra dove si scaricano illegalmente nei terreni agricoli i rifiuti prodotti dal centro nord, scorie sempre piu’ spesso spacciate per compost.
Il fatturato dell’ecomafia indica, pero’, secondo il Rapporto Ecomafia 2008 di Legambiente, un’inversione di tendenza: diminuisce il giro d’affari relativo sia alla gestione illecita dei rifiuti, sia all’abusivismo edilizio (meno 1,4 miliardi di euro nel primo caso; circa 136 milioni di euro in meno per il mattone illegale). Una contrazione attribuibile all’efficacia dell’attivita’ di prevenzione e repressione messa in campo dalle forze dell’ordine, in particolare dal comando tutela ambiente dei Carabinieri e dal Corpo forestale.
Il 2007 detiene, infatti, il record di inchieste contro i trafficanti di veleni. Grazie all’applicazione dell’articolo 260 del Codice dell’Ambiente, che introduce il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti, sono 96 le indagini condotte fino a marzo 2008. (Ad oggi le inchieste sono 103). L’azione di contrasto sviluppata grazie all’introduzione di questo reato e’ stata davvero impressionante: dal gennaio 2002 al marzo 2008 sono state 600 le ordinanze di custodia cautelare emesse, 2.196 le persone denunciate, 520 le aziende coinvolte. E ancora.
Sul fronte del ciclo illegale del cemento, cresce il numero d’infrazioni accertate dalle forze dell’ordine (7.978, il 13% in piu’ rispetto al 2006), quello delle persone denunciate (10.074) e dei sequestri (2.240). Il ciclo rimane segnato da profondi fenomeni d’illegalita’, in particolare per quanto riguarda le attivita’ estrattive, spalmate su tutto il territorio nazionale. Per l’abusivismo edilizio, le stime del Cresme parlano per il 2007 di 28.000 case costruite illegalmente contro le 30.000 del 2006 e le 32.000 del 2005. L’impegno a non promulgare piu’ condoni edilizi, insieme a qualche demolizione in piu’, ha ridotto la pressione del mattone selvaggio.
Tra le diverse tipologie di reato, aumentano in particolare gli incendi boschivi. 225mila ettari di boschi e foreste andati in fumo, 18 persone uccise dalle fiamme, 7 milioni e mezzo di tonnellate di Co2 rilasciate nell’aria sono il bilancio degli oltre 10mila incendi dell’estate scorsa nel nostro Paese, quasi sempre di natura dolosa.
Anche l’agricoltura, in tutte le sue filiere, e’ diventata da tempo una delle frontiere per lo sviluppo dei traffici illeciti. Secondo le stime della Confederazione Italiana Agricoltura, il giro d’affari delle cosche nel settore agricolo si attesta sui 15 miliardi di euro, con oltre cento reati al giorno, e un agricoltore su 3 subirebbe gli effetti dell’illegalita’. Anche se il fenomeno e’ diffuso in tutto il Paese, sono sempre le regioni del sud quelle piu’ colpite, Campania in primis.
Sul fronte dell’archeomafia, invece, calano leggermente i furti: dai 1212 casi del 2006 si passa ai 1085 del 2007, con una flessione del 10,5%. Si registrano inoltre importanti risultati nell’attivita’ di repressione dei traffici illeciti di opere d’arte. Il Lazio, con 166 furti subiti, supera il Piemonte, tradizionalmente in pole position per numero di furti al patrimonio culturale.
Rimane stabile il mercato del racket degli animali, stimato dalla Lav nel 2007 sui 3 miliardi di euro circa, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna esotica e protetta, macellazione clandestina. Dati che fotografano una situazione “decisamente allarmante”, dati che a maggio prossimo potranno riservare ulteriori preoccupanti novita’ con l’uscita del nuovo Rapporto Ecomafie 2009. Ma a preoccupare Legambiente c’e’ anche la proroga per la Legge Delega.