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Altro che omertà, i giovani camorristi si vantano delle proprie azioni criminali LEGGI LE INTERCETTAZIONI

Altro che omertà, i giovani camorristi si vantano delle proprie azioni criminali LEGGI LE INTERCETTAZIONI
Gli affiliati si vantano dei raid criminali: «Ho lanciato la pistola. Guarda, ho fatto così…»

di Ivan Marino

Giovedì 2 Giugno 2016

NAPOLI. C’era una regola d’oro nella vecchia camorra: mai vantarsi dei reati commessi, soprattutto se si trattava di omicidi. Ché meno girava la voce sui colpevoli di un crimine, più si era al sicuro da eventuali indagini di magistratura e forze dell’ordine. E che violava il sacramento rischiava pure di finire ammazzato. Come accadde a Giovanni Gitano, morto per mano dei Sarno ai quali aveva giurato fedeltà: raccontava in giro di aver ucciso un affiliato di spicco ai Panico, e tanto bastò ai boss del rione De Gasperi per ritenerlo inaffidabile e farlo finire sotto terra. Vecchia camorra. Roba per i libri di storia. Meglio, preistoria. I baby boss di oggi, più simili alle gang americane per violenza e spacconeria, la regola d’oro del silenzio non l’hanno mai seguita. Forse neppure la conoscono. E fanno della vanteria il loro cavallo di battaglia.

«Io ho sparato così… guarda a me, guarda a me», dice Vincenzo Rubino ad uno scettico boss, Gennaro Buonerba, mimando il raid in cui rimase ferito Giuseppe Memoli. Parole che bucano l’audio della sala d’ascolto delle forze dell’ordine. Parole che ricalcano quelle pronunciate a Miano dagli esponenti di un altro clan composto da giovanissimi in cerca di gloria. «Guarda… Così poi feci», spiega Vincenzo Danise – affiliato ai Mallo – a Rudi Rizzo mimando il modo in cui nascose abilmente una pistola nel bel pezzo di una perquisizione dei carabinieri. «Me lo facesti vedere già», è la replica un po’ seccata di Rizzo, segno che nella cosca il vantarsi delle azioni compiute era all’ordine del giorno. Ma Danise è tronfi o d’orgoglio, anche per il modo in cui ha sfidato i carabinieri. Loro, i militari, non videro materialmente Danise disfarsi dell’arma e così, quando entrarono nella sua abitazione per effettuare un controllo e lo incalzarono sul possesso della pistola poi in seguito recuperata lui li sfidò apertamente, dicendo che un’accusa poteva essere mossa solo nel caso in cui l’avessero visto mentre gettava via la pistola. «Gli ho detto: ‘quando trovate qualcosa o è sopra la casa o vedono, per esempio, che l’ho buttata, mi arrestate…. Quando non vedete, sul verbale, dovete scrivere: ignoti!’».

fonte:www.internapoli.it