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Altri guai per il re del calcestruzzo Angelo Pontillo, condannato a 5 anni per usura e camorra. La vicenda degli impianti di Marcianise e dell’Appia, i Minutolo e…

24 Maggio 2023 – 20:18

Cinque anni e mezzo di carcere, invece, per l’esponente del clan Belforte, Simmaco Zarrillo. I primi problemi giudiziari Pontillo li ha avuti con le indagini sulle presunte estorsioni perpetrate dagli imprenditori vicini ai Mazzacane, a scapito dei loro colleghi.

CAPODRISE (g.g.) Non si tratta di una condanna di uno passato lì, in zona tribunale, per puro caso: Angelo Pontillo è stato, infatti – magari lo è ancora – uno dei player più potenti e ricchi del settore del calcestruzzo tra Caserta e provincia.

Com’è noto ai nostri lettori è stato coinvolto in diverse indagini, una di queste su un articolato giro di usura, a cui Angelo Pontillo avrebbe partecipato in combutta con importati esponenti del clan Belforte.

In questi giorni, il Tribunale di S.Maria C.V., ad epilogo del processo di primo grado celebrato con rito ordinario, ha condannato il noto costruttore di Capodrise a cinque anni di reclusione.

Una pena molto simile a quella incassata, per gli stessi motivi, da Simmaco Zarrillo, che del clan Belforte è stato un elemento dotato di significativa visibilità criminale.

Ma non è solo questa vicenda dell’usura ad aver riempito di guai giudiziari le giornate di Angelo Pontillo negli ultimi anni. Un’altra inchiesta della Dda, forse ancora più importante, lo aveva, in effetti, pesantemente attinto insieme ai fratelli Minutolo, costruttori di S. Nicola la Strada, e a Clemente Izzo, storico imprenditore delle cave in quel di San Felice a Cancello. Un’indagine che aveva determinato la condanna in primo grado di Angelo Pontillo a ben 12 anni di reclusione, ridotti poi, in Appello, a 5 anni e 8 mesi. Sentenza, questa, annullata con rinvio ad una sezione della Corte di Appello diversa da quella che aveva pronunciato il verdetto di condanna a 5 anni e 8 mesi, dalla Corte di Cassazione nel 2019 e di cui abbiamo poi perso le tracce durante il famigerato anno 2020, durante il quale le attività giudiziarie sono state sostanzialmente ferme, a causa del covid. Anche nel 2021 e nel 2022 non siamo riusciti a trova traccia dell’esito del processo di secondo grado che la Cassazione ordinò di rifare alla Corte di Appello di Napoli.

Stesso discorso, vale anche per la sentenza di confisca. Nel senso che non abbiamo avuto notizie dell’eventuale esito del ricorso in Corte di Appello, che gli avvocati di Angelo Pontillo hanno potuto ben presentare ai giudici di secondo grado, chiedendo la revoca della sentenza di confisca dei beni, pronunciata dal tribunale di Santa Maria C.V.

Nel contesto della stessa inchiesta giudiziaria, si era sviluppata anche la parte relativa alle cosiddette misure di prevenzione di tipo patrimoniale. 6 milioni di euro di beni erano stati sequestrati da un Gip del Tribunale di Napoli in sede di emissione dell’ordinanza relativa alle misure di custodia cautelare o di altra limitazione della libertà personale spiccate nei confronti degli indagati, su richiesta della Dda. Questo sequestro era stato tramutato in confisca, sempre dal Tribunale di S.Maria C.V., sezione Misure di Prevenzione. Dunque, erano finiti nel patrimonio dello Stato, per effetto di una condanna comunque non definitiva, molti beni appartenenti al patrimonio milionario di Angelo Pontillo. Anche in questo caso, purtroppo, a un certo punto abbiamo perso le tracce degli esiti giudiziari successivi. Nel senso che non abbiamo avuto notizie e neppure siamo riusciti a stanarle, fino ad ora, nelle maglie strette e complicatissime della rete, dell’eventuale esito del ricorso in Corte di Appello, che gli avvocati di Angelo Pontillo riteniamo abbiano presentato ai giudici di secondo grado, cioè sempre alla Corte di Appello di Napoli, chiedendo la revoca della sentenza di confisca dei beni, pronunciata dal tribunale di Santa Maria C.V. Non conoscendo l’esito dell’appello, non possiamo nemmeno stabilire se, come è successo per quel che riguarda la pena detentiva, la Corte di Cassazione si sia pronunciata anche sulla pesante misura patrimoniale, consistenti nella confisca del 50% della società Polar Costruzioni e del 50% della Co.Cem. Srl, capofila del core business nel settore della produzione del trasporto e della commercializzazione del calcestruzzo. Ma anche di tre autorimesse tra Capodrise e Caserta e molti beni intestati alla moglie e ai due figli.

Questa ricostruzione, serve a far capire che la sentenza di questi giorni, riguarda un’inchiesta diversa da quella, forse ancor più nota, che coinvolse Angelo Pontillo, insieme ai fratelli Minutolo di S. Nicola la Strada, a Clemente Izzo di S. Felice a Cancello e a un cospicuo manipolo di ras del clan Belforte. Un’inchiesta diversa che però va a confermare l’ipotesi accusatoria rafforzata dal verdetto di primo grado, di un rapporto stretto tra Pontillo e la camorra di Marcianise.

L’imprenditore di Capodrise, ritornando all’incipit di questo articolo, è uno che ha contato e che conta. Come si suol dire “uno tosto”, che probabilmente negli anni attraversati dalle sue molte e pesanti vicissitudini giudiziarie non ha interrotto l’attività di imprenditore del calcestruzzo. L’ha fatto, magari, non esponendosi in prima persona ma in una sorta di sinergia, di alta o bassa (questione di punti di vista) consulenza garantita a imprenditori dello stesso settore. Magari qualche consiglio amichevole e gratuito lo ha dato ai due geometri, uno di Macerata Campania e uno di Portico, di cui abbiamo scritto nel 2020 (clikka e leggi) spiegando la loro funzione ufficiale di titolari della società Adr e che, partendo da un oggetto vincolante di attività dentro ad un’area Asi assegnata, tra Capodrise e Marcianise hanno cominciato a produrre calcestruzzo da un impianto, costruito all’interno di questo perimetro appena menzionato, allo scopo di mettere a disposizione il materiale edilizio da utilizzare per la ristrutturazione di un capannone dismesso, in cui si erano prodotti in passato blocchetti di cemento e che rappresentava l’unico motivo per cui gli imprenditori che ne avevano fatto richiesta a suo tempo, si erano visti assegnare il suolo dal Consorzio per le aree di sviluppo industriale di Caserta.

Per anni, al contrario, camion pesantissimi, centinaia e centinaia di betoniere, sono entrate e uscite ogni giorno cariche di calcestruzzo prodotto in un impianto che, dunque, ha funzionato in una condizione di molto dubbia legalità.

E magari, Angelo Pontillo qualche consiglio amichevole e gratuito l’ha dato anche a qualche altro promettente imprenditore del settore, quale ad esempio Francesco Ciaramella, acquirente dentro alla procedura fallimentare della Edil Ca., a sua volta produttrice di calcestruzzo, ma anche in grado di sviluppare un’attività di movimento terra, che era stata di proprietà dei fratelli Minutolo, co indagati, co arrestati e, in un primo tempo, almeno fino all’annullamento con rinvio della Cassazione, co condannati di Angelo Pontillo nella vicenda delle estorsioni del clan Belforte di cui prima. Sempre magari, il Pontillo, che ben ha conosciuto i fratelli Minutolo, con i quali ha condiviso probabilmente molto del sentire da un punto di vista imprenditoriale, ha potuto fornire qualche consiglio mirato, naturalmente sempre in via gratuita, a Francesco Ciaramella su come collegarsi ad un’impresa che aveva rappresentato negli anni il punto di riferimento dell’attività dei due fratelli imprenditori di San Nicola la Strada.

E un contributo di esperienza, sempre magari, sempre formulando un’ipotesi legata ad una comune militanza nel settore del calcestruzzo, il Pontillo l’ha potuta dare ai due geometri di Adr e a Francesco Ciaramella quando questi hanno formato un’alleanza con un altro nome d’oro dei cementi e calcestruzzi casertani, quel Giuseppe Fontana di Casapesenna, titolare con la sua De.Focal (Focal sta per Fontana calcestruzzo), lungo la via Appia, nel tratto di collegamento della stessa tra il centro abitato di San Nicola la Strada e la città di Maddaloni. Un rapporto molto fluido, articolato, anche un po’ strano, quello tra i due geometri, Francesco Ciaramella e la De. Focal di Fontana, azienda che a un certo punto della sua vita ha tirato sostanzialmente le cuoia per problemi di bilancio.

L’impianto, che ha risentito naturalmente dei problemi De focal e che quindi è rimasto chiuso per un po’ di tempo, ha riaperto nel 2020, proprio grazie a questa sinergia imprenditoriale. Un fatto positivo, grazie al quale sono stati tutelati posti di lavoro e che forse si è riuscito a mettere in piedi proprio grazie al contributo di esperienza e di saggezza di Angelo Pontillo che, però, da un paio di giorni a questa parte, è afflitto da nuove preoccupazioni visto che i suoi avvocati dovranno attendere le motivazioni della sentenza di condanna a 5 anni di reclusione, emessa dal tribunale di S. Maria C.V., per il reato di usura, con l’aggravante di aver favorito il clan Belforte, per impostare il ricorso che quasi sicuramente sarà presentato al cospetto dei giudici della Corte di Appello di Napoli, i quali, ancora una volta, saranno chiamati a occuparsi del re del calcestruzzo, Angelo Pontillo.

Fonte:https://casertace.net/altri-guai-per-il-re-del-calcestruzzo-angelo-pontillo-condannato-a-5-anni-per-usura-e-camorra-la-vicenda-degli-impianti-di-s-marco-e-dellappia-i-minutolo-e/