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All’origine della diffusa illegalità

Ho molto a cuore l’incontro con i giovani studenti. Molto spesso, anche per realizzare un progetto pensato con parlamentari eletti in precedenti legislature, mi reco, invitato, nelle scuole della Campania.

Io e gli altri colleghi riceviamo sempre una sorta di arricchimento dal dialogo con i giovani di ogni età.

Sono molto interessanti le osservazioni degli interlocutori più che le nostre proposte , che servono per sollecitare i ragazzi perché riflettano sulla vita, sui grandi valori, sul momento storico che traversiamo.

I nostri studenti guardano al futuro con speranza e preoccupazione, osservano il comportamento degli adulti, sono critici rispetto alla politica dalla quale pretendono attenzione, sono giudici severi rispetto alle evidenti contraddizioni.

Coloro che hanno studiato la storia ed ascoltano gli insegnanti sono informati delle teorie politiche che guidano il mondo e vengono informati sull’importanza della politica come scienza e dei politici come operatori attivi per il bene dell’umanità.

Gli stessi giovani osservano i soggetti che vengono chiamati politici nel loro paese e restano , il più delle volte, disillusi rispetto alle aspettative.

Noi parliamo della necessità dello studio e gli studenti notano che numerosi nostri Amministratori e politici non hanno interesse ai fenomeni culturali e non sanno leggere la nostra storia. Noi parliamo dell’importanza del merito e gli adulti danno importanza alla raccomandazione. Noi chiediamo comportamenti ispirati all’onestà ed ogni giorno i quotidiani e le altre fonti di informazione riportano cronache di diffusa illegalità.

Le domande che ricevo e riceviamo nelle scuole vertono sui diritti al lavoro, alla casa, interrogano sulla giustizia, sulla necessità della solidarietà, sulla esigenza della coerenza tra parole e fatti da parte di coloro che si presentano come guide della società.

Gli studenti delle scuole dei Comuni nei quali siamo stati in Campania raccontano di divisioni tra gli Amministratori, di favori ingiustamente concessi, di discriminazioni verso i cittadini, del silenzio rispetto alle giuste richieste, di conflitti interni finanche tra persone che affermano essere dello stesso Partito.

Insomma è grande l’insoddisfazione e numerosi sono gli esempi presentati, a partire dalle difficili condizioni di vita delle stesse famiglie, dei genitori, tra mille difficoltà.

Ed emergono il pessimismo e l’insicurezza insieme all’incertezza per il futuro lavoro.

I maturandi pensano ad andare via dal loro paese e forse a lasciare l’Italia in cerca di lavoro e pongono in discussione gli insegnamenti ricevuti nella scuola ed il sistema scolastico.

Ed ecco che, nello stesso tempo, l’illegalità diffusa pone radici più profonde. Il fenomeno, infatti, ha cause evidenti, radicate nel territorio.

L’albero che produce frutti di illegalità cresce e non è solo.

Se i diritti ed i doveri, la giustizia e l’eguaglianza non vengono esercitate , lo spazio per la criminalità si accresce.

Se le Amministrazioni dei Comuni operano veramente a servizio del bene di tutti, la criminalità arretra perché le mancano acqua e ossigeno, cioè soldi ed alleanze.

La repressione per eliminare ogni subcultura di camorra va esercitata con grande forza nel reprimere le cause vicine e lontane che la producono.

La denuncia non basta. E’ successiva al reato. La prevenzione si pratica anzitutto col buon governo, esigendo, sul piano politico, il rispetto della nostra Costituzione.

E, ripeto, ogni più leggera contraddizione nel comportamento degli adulti e della classe dirigente ed ogni divisione sotterranea o alla luce del sole da parte dei nostri amministratori e politici sono all’origine di tutti i fenomeni degenerativi presenti nella nostra società.

Francesco de Notaris