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All’esame la norma sui presidi-spia Fini scrive a Maroni «È negativa»

La disposizione consentirebbe di negare ai minori privi di permesso di soggiorno l’iscrizione alle scuole dell’obbligo

Gianfranco Fini non nasconde le sue perplessità sulla norma sui “presidi-spia”, quella cioè che consentirebbe di negare l’iscrizione alle scuole dell’obbligo ai minori stranieri privi di permesso di soggiorno. Per il presidente della Camera sarebbe «negativa» l’«eventualità» che tale norma rimanesse nel disegno di legge in materia di sicurezza all’esame dell’Aula di Montecitorio. Le critiche di Fini sono contenute in una lettera che il numero uno di Montecitorio ha inviato al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Nella missiva Fini osserva che da tale norma, ribattezzata norma sui “presidi-spia” dall’opposizione, sorgerebbero «problemi di costituzionalità».

PD E IDV – Plauso a Fini da parte di Giuseppe Fioroni. «Il presidente della Camera, con l’altolà a Maroni sul ddl sicurezza ripristina la verità dei fatti e conferma che il re è nudo – ha detto l’ex ministro Pd dell’Istruzione -: con la norma aberrante fin qui portata avanti dalla maggioranza non solo i presidi, ma tutti i docenti, in quanto incaricati di pubblico servizio, hanno obbligo di denunciare i figli dei clandestini». Secondo Fioroni, oltre a problemi di costituzionalità, «sono del tutto evidenti quelli di civiltà: il nostro modo di integrare i bambini e gli studenti sarebbe quello di farli passare dalla strada al carcere?». «Ci fa piacere – afferma Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera – che ci sia ancora nella maggioranza chi, come Fini, riesce ad aprire gli occhi su quanto di sbagliato e anti-costituzionale è stato concepito e messo nero su bianco dalla sua stessa coalizione».

LA LETTERA DI FINI – L’articolo cui Fini si riferisce nella sua lettera è quello che introduce il concetto secondo il quale lo straniero, per avere diritto a qualsiasi tipo di prestazione pubblica, compresa l’iscrizione a scuola, dovrà presentare il permesso di soggiorno. In caso contrario, scatta l’obbligo di denuncia perché la clandestinità, con questo ddl, diventa reato. E, secondo il codice penale vigente, se non si denuncia un reato lo si commette a propria volta. «Ti faccio presente – scrive Fini a Maroni – che la disposizione, se da un lato consente agli stranieri, anche se privi del permesso di soggiorno, di accedere alle prestazioni sanitarie pone a questi ultimi dei limiti in ordine all’accesso a pubblici servizi anche nel caso in cui i medesimi servizi rivestano carattere essenziale. La disposizione, infatti, subordinando la fruizione di pubblici servizi alla presentazione di documenti inerenti al soggiorno presso gli uffici della nostra amministrazione, impedisce che di questi servizi possano godere gli stranieri privi dei predetti documenti. Ciò fa sorgere, soprattutto a livello applicativo un problema di compatibilità con altre norme. »Un solo esempio delle conseguenze – spiega Fini – che ne deriverebbero: ai minori stranieri verrebbe negata l’iscrizione alla scuola dell’obbligo ed il conseguente diritto all’istruzione che è attualmente tutelato, indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani». «A prescindere dal giudizio su tale eventualità, a mio avviso negativo, che appartiene al dibattito politico, ti faccio presente che si porrebbero problemi di costituzionalità e che, da un attento esame della principale legislazione europea in materia di stranieri non si evince alcuna normativa – conclude – volta a discriminare l’esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri».