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Allarme a Malagrotta: la discarica inquina le falde acquifere di Roma. La Procura di Roma metta i sigilli!

L’Agenzia regionale per l’ambiente: veleni nel terreno e nelle acque sottostanti. «Necessario mettere subito in sicurezza l’area per frenare la contaminazione»

Alle porte della Capitale si scopre che le falde acquifere sono inquinate dai liquami che fuoriescono dalle discariche. Esattamente come accade in Campania. Succede a Malagrotta, dove l’Agenzia regionale per l’Ambiente ha condotto per quattro mesi, da febbraio a maggio di quest’anno, una serie di prelievi nel sottosuolo. Adesso, terminato l’esame dei risultati, arriva la relazione conclusiva che contiene una specie di pesantissimo «allarme rosso». In sintesi: nelle viscere della discarica che raccoglie l’immondizia della Capitale c’è la «conferma di un quadro di contaminazione delle acque sotterranee». Uno scenario che, rispetto alla stessa verifica condotta nel 2009, appare «peggiorato, sia per composti inorganici che organici». Ecco perché l’Arpa, senza giri di parole, sollecita «misure di messa in sicurezza del sito volte a contenere la diffusione della contaminazione», nonché «successivi interventi di bonifica».

I VELENI DELL’ «OTTAVO COLLE» – Insomma, tutto intorno all’ «ottavo colle» capitolino – un’estensione di circa 200 ettari (all’incirca 4 volte il Vaticano) e ingrossato quotidianamente dalla spazzatura portata da 1300 camion – falde, fossi e corsi d’acqua sono inquinati. Il Rio Galeria e gli altri canali di irrigazione naturali o artificiali contengono veleni.
Il risultato che arriva da 22 dei 39 piezometri – vale a dire le sonde immesse nel sottosuolo sia dentro che nelle vicinanze dellla discarica – sistemati a Malagrotta è impietoso. I valori-limite di ferro, manganese, nichel e arsenico (quest’ultimo, assieme al benzene, in certi prelievi risulta moltiplicato anche di 20 o 30 volte rispetto al tetto previsto) sono regolarmente e pericolosamente «sforati».

QUADRO PEGGIORATO DAL 2009 – Numeri e percentuali che, appunto, sono «peggiorativi» rispetto al passato, quando nelle stesse analisi condotte dall’Arpa risultarono superati in maniera sistematica i limiti di legge delle medesime sostanze. Nella «maggior parte dei piezometri» – si legge nella relazione dell’Arpa pubblicata dal Corriere.it- è stato trovato anche butilbenzene, che ancora non è inserito nella griglia dei composti da tenere sotto controllo ma che risulta comunque tossico.

ZONA AD ALTO RISCHIO – Dunque acqua inquinata dappertutto: nelle vicinanze di coltivazioni, pascoli, distese di granturco. A due passi dal verde tutelato della Riserva del litorale. E delle case di chi vive – migliaia di persone – a Ponte Galeria e a Massimina. Una delle zone a più alto rischio industriale di Roma, perché, oltre alla discarica, qui si trovano un deposito di carburanti, una raffineria, un impianto per rifiuti tossici ospedalieri oltre a gigantesche cave.

IL DOCUMENTO ORA E’ ALL’UE – La relazione «top secret» dell’Arpa – ultimata a luglio e dei cui risultati sono stati informati Regione Lazio, Campidoglio e Provincia di Roma – è stata inviata alla «Direzione generale ambiente» dell’ Unione Europea dal battagliero presidente del Comitato Malagrotta Sergio Apollonio che sollecita «un intervento secondo le procedure appropriate nei casi di violazione delle direttive comunitarie. So che gli ispettori della Ue hanno intenzione di visitare la Campania. Ma credo sia al caso di estendere il sopralluogo. E vedere quel che succede qui, alle porte di Roma».

(Tratto da Eco dalle Città)