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Alcuni provvedimenti urgenti da adottare se si vuole cominciare a fare seriamente la lotta contro le mafie nel Lazio e, soprattutto, nel Basso Lazio infestato da camorra e ‘ndrangheta: delega alle Procure ordinarie art.51 comma 3 bis CPP, istituzione DISTRETTO DI POLIZIA A Formia con Sezione Squadra Mobile, istituzione presso Questure e Comandi Provinciali dei CC e della GDF di Latina e Frosinone di Sezioni o Nuclei dello SCO, del ROS e del GICO.

Per anni abbiamo dovuto combattere una campagna di disinformazione terribile e di rabbiosi tentativi di delegittimazione.
Esponenti politici ed anche istituzionali, tutti a gridare: “no in provincia di Latina e nel Lazio non c’è mafia. Quelli dell’Associazione Caponnetto fanno terrorismo, infangano i nostri territori, fanno scappare turisti ed imprenditori”.
Abbiamo dovuto subire aggressioni verbali ed insulti di ogni genere.
Eppure noi ci limitavamo a ripetere quanto era scritto da decenni in qua nelle decine di Relazioni della Direzione Nazionale Antimafia, della Commissione Parlamentare Antimafia, degli organismi istituzionali centrali più qualificati.
Gli attacchi più rabbiosi li abbiamo dovuti subire nel Basso Lazio, nelle province di Latina e Frosinone, i territori al confine della Campania, i più infiltrati dalla camorra e dalla ‘ndrangheta.
Anche di recente, dopo un Convegno promosso a Cassino, siamo stati letteralmente aggrediti e resi vittime di una campagna diffamatoria, con accuse, peraltro infondate, ed insulti di ogni genere.
La sensazione è che tutto sia orchestrato da cervelli raffinati che fanno capo a gruppi oscuri della massoneria che, in combutta con pezzi della politica, delle istituzioni e probabilmente anche camorristici, tramano perché… tutto sia… tranquillo e non si disturbi il manovratore.
Non si capirebbe diversamente il perché, mentre nelle relazioni
cui si è fatto cenno, negli interventi del Procuratore Generale
della Corte di Appello e di tantissimi magistrati delle DDA, da una
parte viene da anni fatto ampio riferimento alla gravità della
situazione criminale nel Lazio e, in particolare, nel sud del
Lazio, dall’altra chi a livello centrale dovrebbe adottare i
provvedimenti conseguenti latita e non interviene.
Da tempo stiamo sostenendo che va rivisto in tutto il Basso Lazio
tutto l’impianto investigativo e giudiziario, che esso va tutto
riorganizzato al fine di renderlo efficiente sul piano dell’azione di
contrasto delle mafie, che, in particolare:
1) le Procure ordinarie di Cassino, la prima a ridosso del confine
con la Campania, di Latina, di Frosinone e, poi, tutte le altre del
Lazio, vanno attivate, in regime di delega ai sensi dell’art.51
comma 3 bis del CPP, anche sul versante della lotta alle
mafie, come avviene da sempre in Campania;
2) è necessario dar vita ad un Distretto di Polizia a Formia, con
l’istituzione di una sezione distaccata della Squadra Mobile di
Latina e con la soppressione del Commissariato di Gaeta ed il
conseguente utilizzo del suo personale a Formia, considerato
che, soprattutto dopo l’andata via della NATO, il presidio gaetano
non svolge più alcun ruolo significativo;
3) le forze dell’ordine territoriali vanno messe nelle condizioni di
svolgere un’azione efficace di contrasto alle mafie con personale
qualificato e capace di svolgere investigazioni di carattere
economico e finanziario.
Delle due una:
a) o si istituisce nel Basso Lazio una Sezione della DIA (il che è
inimmaginabile oggi, considerata la situazione economica e
soprattutto il fatto che ancora sono in atto tentativi criminali di
soppressione di questo prezioso ed insostituibile strumento
voluto fortemente da Falcone – quando la gente parla a
vanvera di Falcone e non sa nemmeno cosa fece Falcone e quello
che oggi si sta facendo per distruggere il patrimonio che egli ci ha
lasciato!!!–),
o il Capo della Polizia ed i Comandanti Generali dei Carabinieri e
della Guardia di Finanza decidono di istituire nelle due Questure
di Latina e di Frosinone e nei due Comandi Provinciali dei CC e
della GdF gruppi, nuclei-o come si vogliano chiamare- di 5-6
persone provenienti dallo SCO, dal ROS, dal
GICO, operatori, insomma, capaci di fare quelle indagini
patrimoniali che oggi pochi sanno fare e che, di conseguenza, non
si fanno o si fanno poco.
In questo ultimo caso, si tratterebbe di movimenti tutti interni che
non richiederebbero l’istituzione ex novo di altre realtà e
che, soprattutto, non richiederebbero autorizzazioni e quant’altro
da parte degli organi ministeriali.
Ecco, dall’adozione o meno di provvedimenti del genere si misura
la volontà o meno di combattere veramente le mafie.
Tutto il resto è bla bla.