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Agguato di Cisterna firmato ‘Ndrangheta

L’attentato a colpi di kalashnikov, compiuto il 28 marzo 2008 sull’Appia, nel territorio di Cisterna di Latina, porta la firma della ‘ndrangheta. Mentre tre persone aspettano di essere processate per quella pioggia di fuoco nella notte e l’obiettivo del commando è finito poi in un’inchiesta dell’Antimafia su un traffico di droga, a chiarire i contorni dell’inquietante episodio arriva ora la relazione della Dia appena presentata al Parlamento, un voluminoso dossier dove vengono analizzati presenze e interessi della criminalità organizzata in Italia e dove il territorio pontino appare sempre di più stritolato dai tentacoli delle mafie. Prendendo in esame gli ultimi sei mesi del 2008, la Direzione investigativa antimafia parla di interessi sempre maggiori della ‘ndrangheta nel Lazio, dall’edilizia al commercio. L’attentato sull’Appia, subito inquadrato come manifestazione del crimine organizzato, inizialmente venne ritenuto opera di clan camorristici legati ai Casalesi e successivamente come un avvertimento mandato da clan della camorra e della ‘ndrangheta, unitisi per fare affari. Per la Dia, oltre a confermare «il sempre maggiore radicamento di esponenti della ‘ndrangheta nel Lazio», sembra invece essere ritenuto opera soltanto della criminalità organizzata calabrese e in qualche modo un attacco di tale organizzazione alla camorra. L’obiettivo degli spari, il ristoratore campano Alessandro Cascone, viene infatti dipinto dall’Antimafia come «affiliato alla famiglia D’Alessandro di Castellammare di Stabia» e i tre arrestati dalla squadra mobile – il quarto componente del commando è ancora latitante – come «tutti collegati a un esponente di spicco della cosca Mancuso del Vibonese». Ma i guai per il territorio pontino, stanto alla relazione della Dia, non stanno solo negli affari e nelle prove di forza della ‘ndrangheta. Per quanto riguarda infatti la camorra, la provincia di Latina spicca tra i territori dove sono state eseguite le più rilevanti operazioni di polizia giudiziaria e compiuti i principali arresti di latitanti: il 16 luglio 2008 a Terracina vengono fermate due persone, accusate di estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori «esportando il modello criminale della camorra napoletana» e impegnate ad agevolare il clan Licciardi, il 25 luglio 2008, a Gaeta, finisce in manette il latitante Vincenzo Pirozzi, considerato parte di un clan camorristico e responsabile dell’omicidio di Salvatore Esposito, compiuto nel 1999 a Napoli, e il 1 agosto gli investigatori del commissariato di Formia arrestano, a Giugliano in Campania, il latitante Salvatore Roberti, legato alla famiglia Giuliano di Forcella. Gli affari della camorra sul territorio vengono inoltre ritenuti invariati rispetto ai mesi precedenti: «Nelle zone di Formia, Minturno e Fondi e in tutta l’area pontina si registrano ancora le presenze di alcuni esponenti della famiglia Bardellino e l’operatività di vari pregiudicati contigui alle famiglie Schiavone e Iovine».
Clemente Pistilli

(Tratto da Il Tempo – Latina)