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Affari di mafia al Mof, arrestati i D’Alterio: E’ successo a maggio scorso, ma noi riteniamo di ripubblicare la notizia per ricordare agli immemori quanto sia massiccia la presenza a Fondi ed in provincia di Latina

Dopo i Tripodo è suonata l’ora dei D’Alterio

La notte scorsa, nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sugli affari delle mafie nei trasporti ortofrutticoli, sono stati arrestati Giuseppe D’Alterio, detto «’o marocchino», 54 anni, autotrasportatore originario di Minturno ma da lungo tempo stabilitosi a Fondi, il figlio Luigi, 31 anni, detto «Camisella», e la figlia Melissa, di 29 anni. Il terzo figlio di Giuseppe D’Alterio, Armando, 27 anni, al momento del blitz assente perché di ritorno con il camion da un trasporto a Torino, è andato a costituirsi nel pomeriggio direttamente in carcere a Latina. La Dda, all’esito delle indagini seguite dalla Dia di Roma e dalla Mobile di Caserta, a cui hanno collaborato la Mobile di Latina e il commissariato di Fondi, ha ipotizzato per i D’Alterio i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, illecita concorrenza con violenza e minacce e reimpiego di capitali provento di delitti. L’inchiesta, avviata nel 2005, che ha portato a un totale di 69 arresti in varie regioni, si è incentrata sui trasporti di ortofrutta nell’Italia centro-meridionale, un affare stimato in 30 milioni di euro l’anno. Secondo il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, è stato dato vita a un «federalismo mafioso», al punto che le fragole vengono inviate da Vittoria, in Sicilia, a Fondi, per essere poi distribuite nell’Italia meridionale e a Milano, con rincari sui prezzi del 200%. Grazie anche alle rivelazioni dei pentiti Felice Graziano, dell’omonimo clan di Quindici (Avellino), e Carmine Barbieri, della famiglia Madonia di Gela, gli inquirenti si sono convinti di un’alleanza tra la camorra casalese, nello specifico tra gli Schiavone, tramite Pagano di San Marcellino, quest’ultimo da tempo attivo a Fondi, e le famiglie siciliane dei Riina, imprenditori facenti capo al latitante Matteo Mesina Denaro, il gruppo catanese di Giuseppe Ercolano, luogotenente dei Santapaola di Catania, e uomini dei Rinzivillo di Gela, già noti nel fondano. Un accordo che avrebbe estromesso dal business i Mallardo, che con la recente «operazione Arcobaleno» sono stati colpiti negli affari legati all’immobiliare anche in provincia di Latina, i Sacco e i Tripodo di Fondi, ritenuti parte della ‘ndrangheta. A tal proposito viene poi ritenuto significativo dagli inquirenti un incontro in Sicilia avvenuto proprio tra Venanzio Tripodo e Gaetano Riina, fratello del boss Totò «’u curto». Per quanto riguarda i D’Alterio, secondo l’Antimafia partecipavano alla componente del sodalizio che faceva capo agli Schiavone e operavano nella struttura economico-criminale che, attraverso la società «La Paganese Trasporti & C. snc», con sede anche a Fondi, si occupava della gestione monopolistica del trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da lì verso quelli siciliani di Palermo, Vittoria, Gela e Marsala. I D’Alterio, in particolare quali gestori della «Lazialfrigo», avrebbero così dettato legge sui trasporti al Mof, piegando gli operatori ortofrutticoli alle loro regole. Avrebbero ottenuto il monopolio dei trasporti per il Piemonte e chi si ribellava sarebbe stato minacciato di attentati o di non poter più frequentare il Mof. Secondo gli inquirenti la «Lazialfrigo» dei D’Alterio, controllata della «Paganese», «costituisce l’avamposto casalese nel basso Lazio nel settore del trasporto su gomma dei generi ortofrutticoli del Mof». Giuseppe D’Alterio, Luigi e Armando, in quanto ritenuti uomini di fiducia di Costantino Pagano della «Paganese», e Melissa, in quanto gestore della «Lazialfrigo», sono quindi finiti in carcere. L’Antimafia ha inoltre sottoposto a sequestro preventivo numerosi beni dei D’Alterio: le società «Lazialfrigo» e «AM autotrasporti», 10 tra trattori stradali e rimorchi, una Smart, una Golf, la casa di Formia e il contro corrente della moglie di Giuseppe, la casa a Fondi di Melissa e la casa a Fondi di Armando.

(Tratto da Il Tempo – Latina)