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Aemilia, i pm chiedono il processo per l’ex viceprefetto di Modena e altri 10

I  PREFETTI E LE PREFETTURE.LUIGI EINAUDI, IL GRANDE EINAUDI, DISSE CHE DELLE PREFETTURE AVREBBE VOLUTO ELIMINARE ANCHE GLI SGABUZZINI, RAPPRESENTANO IL SIMBOLO DI UN POTERE VECCHIO E STANTIO.CI SONO PREFETTI BUONI MA ANCHE TANTI PREFETTI CATTIVI

 

Il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2018

Aemilia, i pm chiedono il processo per l’ex viceprefetto di Modena e altri 10

I reati ipotizzati a vario titolo nei confronti delle undici persone per le quali si chiede il processo sono rivelazione di segreti, minaccia ai Corpi dello Stato, false informazioni al pubblico ministero, favoreggiamento, con l’aggravante mafiosa. Gli imputati sarebbero considerati “complici” dell’ex senatore Carlo Giovanardi, a sua volta indagato, a sua volta con l’aggravante mafiosa

di F. Q.

Processare l’ex viceprefetto di Modena perché ha aiutato aziende in odor di ‘ndrangheta per rimanere incluse nella white list. E quindi continuare a lavorare nella ricostruzione post sisma in Emilia. È quanto chiede la direzione distrettuale antimafia di Bologna nella richiesta di rinvio a giudizio di Mario Ventura, capo di gabinetto ed ex numero due della prefettura di Modena: ora si occupa di raccordo con enti locali e consultazioni elettorali. Insieme a lui i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno chiesto di processare altre dieci persone. A raccontarlo è la Gazzetta di Modena. Il procedimento è una “costola” della maxi inchiesta Aemilia, il più grosso processo contro la ‘ndrangheta celebrato in Nord Italia. I reati ipotizzati a vario titolo nei confronti delle undici persone per le quali si chiede il processo sono rivelazione di segreti, minaccia ai Corpi dello Stato, false informazioni al pubblico ministero, favoreggiamento, con l’aggravante mafiosa.

Ventura era coordinatore delle riunioni del Girer, gruppo interforze per prevenire il rischio infiltrazioni. Insieme a lui i pm voglio processare Daniele Lambertucci, addetto all’Informatica della prefettura, Giuseppe Marco De Stavola (agenzia delle Dogane), l’avvocato modenese Giancarla Moscattini, l’imprenditore di San Felice Augusto Bianchini, la moglie Bruna Braga e il figlio Alessandro, Ilaria Colzi, Alessandro Tufo, Giuliano Michelucci e Giulio Musto, compartecipi della società Safi.

Secondo quanto ipotizzano i pm Mescolini e Ronchi, gli undici imputati avrebbero, con ruoli differenti, aiutato aziende in odore di mafia ad aggirare gli ostacoli dell’amministrazione pubblica a protezione della ricostruzione post sisma in Emilia. Gli imputati sarebbero considerati “complici” dell’ex senatore Carlo Giovanardi, che era membro della commissione parlamentare Antimafia. Giovanardi stesso è indagato, a sua volta con l’aggravante mafiosa: la corte costituzionale, come noto, deve decidere se siano utilizzabili le intercettazioni a suo carico anche senza l’autorizzazione del Parlamento.

L’ex videprefetto Ventura – tra l’altro – è accusato di avere passato informazioni che dovevano restare segrete all’ex senatore Giovanardi. Il quale poi le usava per favorire i Bianchini. Agli atti dell’inchiesta ci sono i filmati  che lo stesso Alessandro Bianchini aveva girato, con il suo telefonino: c’era De Stavola che passava informazioni avvisando dell’imminente controllo (“Mettete a posto le carte”) oppure gli consegnava  documenti ancora top secret (“ho prelevato poco fa nella cassaforte del prefetto”). Nei filmati compare anche Giovanardi: che “sbruffoneggia” in più frangenti di avere maltrattato i massimi organi amministrativi della città, dal prefetto al questore.