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Adesso a Napoli c’è la camorra borghese.LA MAFIA DEI COLLETTI BIANCHI, QUELLA CHE COMANDA,LA PIU’  PERICOLOSA.IL POTERE  !!!!!  LA MAFIA NEL  PALAZZO !!!!

L’Espresso, Sabato 21 Luglio 2018

Adesso a Napoli c’è la camorra borghese

Avvocati, medici, imprenditori, notai: il nuovo blocco di potere tra professionisti e malavita organizzata

DI GIOVANNI TIZIAN

Notai, avvocati, medici, commercialisti. All’ombra del conflitto fra le paranze dei bambini, che tanto clamore mediatico hanno suscitato, cresce il Sistema. Un Sistema che prolifera tra i professionisti, si alimenti delle insospettabili complicità dei colletti bianchi. Il ruolo che si sono ritagliati i clan storici della camorra è stato agevolato da una società civile spesso indifferente, da una borghesia indolente che spesso vede nell’illegalità una possibilità di arricchimento. Così, corrotti e camorristi si incontrano, due forme di criminalità che si saldano e diventano due facce della stessa medaglia.

L’Espresso in edicola domenica 22 luglio pubblica un’inchiesta sui re di Napoli. Capi di quei clan del gotha della camorra che hanno siglato con pezzi della borghesia napoletana un patto d’acciaio. Con l’obiettivo di concludere affari. Affari milionari: dal petrolio ai grandi appalti, dalla ristorazione a noti brand di giocattoli commercializzati in Italia e in Europa.

Le paranze dei bambini hanno deposto le armi. La guerra tra le gang di adolescenti, che aspirano a un ruolo nel gotha della camorra, è cessata. Ma non per volere loro. Hanno desistito dopo l’intervento dei pezzi da novanta del “Sistema”: un network di clan con decenni di storia criminale alle spalle e di boss eredi di dinastie camorristiche degne del film Il Padrino.

«Belli guaglioni, vedete di apparare, altrimenti il problema adesso lo avete anche con noi». L’ultimatum è dell’emissario del clan Contini. Ed è rivolto ai baby boss delle paranze dei bambini che avevano messo a soqquadro l’armonia criminale della città. I re della camorra napoletana, irritati da soldatini insolenti e senza una strategia di lungo termine, hanno recapitato un messaggio chiaro: cessate il fuoco, altrimenti noi, i Contini e quindi l’Alleanza di Secondigliano, saremo il vostro più grande problema. Grazie a questo intervento «hanno fatto pace», si legge negli atti dell’indagine su tre imprenditori di successo, i fratelli Esposito, legati ai Contini. Il padre dei tre, intercettato, sintetizza così il potere del clan: «Solo questi qua contano, tengono i soldi assai»

C’è un gruppo che incarna alla perfezione il concetto di camorra borghese. È l’Alleanza di Secondigliano, dal nome dell’omonimo quartiere in cui comandano i Licciardi, fondatori del cartello insieme ai Contini del centro città e ai Mallardo di Giugliano. Questa triade di camorra gode anche dell’appoggio esterno di un altro potentissimo brand criminale, quello della famiglia Di Lauro di Scampia, padroni del famigerato quartiere del film e della fiction Gomorra. I Di Lauro, camorristi da tre generazioni. Che oggi vantano il latitante più giovane e tra i più ricercati d’Italia, Marco Di Lauro. Introvabile come Matteo Messina Denaro.

In alcuni rapporti della Direzione investigativa antimafia si citano episodi in cui non è il Sistema a cercare i professionisti, ma questi ultimi a bussare a casa dei boss. C’è un anziano avvocato d’affari, per esempio, che propone un business da 20 milioni a un luogotenente dell’Alleanza di Secondigliano. Discutono di scarti petroliferi e grandi appalti. Un pianeta sommerso attraversato anche da consulenti finanziari, che offrono la loro merce migliore: società estere, holding maltesi e londinesi, scatole vuote da utilizzare per far perdere le tracce del denaro sporco.

Il disordine delle paranze dei bambini per loro è stato un beneficio. Sono loro i veri vincitori di un conflitto che non li ha neppure sfiorati. Perché mentre tra i vicoli del centro di Napoli i ragazzini sparavano e morivano, i re di Napoli si sono inabissati. A debita distanza dall’attenzione dei media, delle istituzioni e della politica, tutti concentrati sull’acuirsi del gangsterismo urbano. Nello scacchiere del crimine organizzato napoletano troviamo famiglie che gestiscono veri e propri imperi. Un Sistema moderno, flessibile, fatto da reti di imprese. Con società di capitali utilizzate per riciclare i soldi della droga e per trafficare carburante sull’asse Malta-Est Europa. Senza dimenticare le ramificazioni finanziarie fuori confine, che arrivano fino a Dubai.