Il ragionamento parte da una convinzione – che si fa quindi premessa necessaria. Mi pare di aver capito in questi anni che la Caponnetto sia ben diversa, anzi del tutto diversa dalle altre sigle di bla bla e quaquaraqua: non antimafia di parole, ma di fatti. Non palestra per “professionisti” (sic) dell’antimafia pagata coi soldi dello Stato, quindi i nostri, ma sigla che intende svolgere un ruolo del tutto diverso. Non sigla che promuove o partecipa a marce per la liberazione dell’albicocca dalle mafie, o passerelle per il pisello liberato, ma gruppo che intende il suo impegno antimafia per qualcosa di “lievemente” più impegnativo e un po’ meno festaiolo.
Detto questo, mi pare che il “cuore” sia rappresentato da quel bagaglio di ricerche, lavori, studi, approfondimenti, scavi e insomma tutto quanto fa investigazione per scoprire i veri affari della mafie sul territorio: che significa appalti, delibere, atti amministrativi, intrecci societari, scatole cinesi, nomi, prestanome, collusioni e via di questo passo. Tutta questa massa di lavoro fondamentale di base (difficile, impervio, complesso, un po’ più faticoso che partecipare ad una marcetta o ad una fiaccolatina) può e deve avere due sbocchi maestri: un lavoro che possa essere utilizzato dagli inquirenti “ufficiali” già impegnati nel contrasto (procure, forze dell’ordine, etc), e ciò per quanto concerne quegli “spunti” che necessitano di ulteriori strumenti investigativi a supporto (intercettazioni, indagini bancarie etc), strumenti che possono essere usati solo da chi è istituzionalmente preposto a questo lavoro. Sul secondo versante, il lavoro di scavo della Caponnetto deve essere finalizzato ad una divulgazione verso i cittadini, per far crescere sempre di più la presa di coscienza collettiva della pericolosità e pervasività della presenza mafiosa, sia nel contesto economico (ormai endemica) che in quello sociale e istituzionale (anche qui sempre crescente). In questa seconda ottica, potrà rientrare una veicolazione attraverso la Voce di quei contenuti, quelle ricerche, quelle indagini che possono essere divulgati (perché accertati, e quindi fonte da ricerche via Camera di Commercio, catasto, atti giudiziari etc).
Questo è il cuore.
Il resto dell’attività – dai convegni alle costituzioni di parte civile per fare solo i due esempi più significativi – è il corollario, il contorno importante e necessario, ma che deve sempre ruotare intorno al nucleo base dell’attività. Il resto rischia di diventare solo folklore, “tanto per fare”: e quindi inutile e sviante per un gruppo non numerosissimo e che quindi deve focalizzare con precisione i suoi obiettivi, ed evitare nel modo più assoluto la dispersione delle energie in un inutile e farraginoso coacervo d’iniziative di mera facciata.
Di seguito, ecco quello che intendo per ORGANIZZAZIONE e quale contributo io possa dare (soprattutto attraverso la Voce).
a) CONVEGNI – Con Rita, possiamo di certo continuare in quanto già fatto, e cioè di contribuire al reperimento di personalità (nell’ambito della magistratura, ma non solo) in occasione della realizzazione dei convegni. Per gli stessi convegni, possiamo predisporre i
comunicati stampa pre e post convegno, quindi sia per far in modo che la stampa annunci l’evento, sia che ne scriva in seguito. Anche per quanto riguarda l’attività di COMUNICAZIONE, necessaria con una certa frequenza (è giusto infatti che la Caponnetto, attraverso la voce del suo segretario o presidente, si pronunci su alcuni temi forti, di attualità), possiamo dare una mano al Segretario: nel senso che questo stende il comunicato, noi poi – se necessario – diamo una forma giornalistica più puntuale. Per i convegni, giusto una piccola aggiunta: massimo tre magistrati per volta, una mezzora finale di dibattito col pubblico e caso mai una brevissima scheda (3-4 minuti max) filmata da proiettare all’inizio del convegno per fare un rapido flash sulle attività e iniziative della Caponnetto.
b) INCONTRI – Se si vogliono realizzare incontri con esponenti istituzionali (esempio, Dda, Dia, Gdf o altro), possiamo fornire un contributo, come è capitato in passato.
c. STUDI E RICERCHE – Come detto, è il cuore, e l’ho illustrato in precedenza. Il lavoro – coordinato da un amico ex Commissario di Polizia- si articola per adesso su 3 nuclei base: Alto Lazio, Basso Lazio, Campania (ma occorre pensare a Roma). E’ necessario che al coordinatore del Gruppo “Studi e Ricerche”affluisca tutto il lavoro. Dal canto mio, penso di realizzare un paio di incontri mensili con lo stesso Coordinatore, incontri operativi, per esaminare i materiali e verificarne la “canalizzazione”. Come detto in due filoni: studi da consegnare alle “istituzioni” (ma in modo oculato e mirato, come fatto fino ad oggi); altro materiale da utilizzare per articoli di stampa, inchieste, per raggiungere il secondo fine base, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, fare in modo che il tutto non resti in chiuse stanze, ma vada fuori, per allargare le consapevolezza della gravità dei fenomeni. Va compreso che la Caponnetto non può e non deve surrogarsi o sostituirsi al lavoro di chi deve istituzionalmente farlo, essa non è una polizia investigativa parallela, una sorta di spectre casareccia, ma un gruppo di lavoro con quelle finalità in precedenza delineate. Per quanto riguarda la divulgazione – come accennato – si può pensare a delle presenze mensili o bimestrali sulla Voce (che poi via internet abbiano un effetto moltiplicatore a cascata): ad esempio 4 pagine come Caponnetto (attività, iniziative, ricerche), pagine che potrebbero confluire nello speciale Voci, dedicato alle attività delle Associazioni, dei gruppi etc. Oppure, si può pensare a inchieste tematiche, ad esempio sulle infiltrazioni malavitose in questo o quel settore, in questi o quei lavori, in questo o quel territorio: e facendo evidente riferimento alla Caponnetto come autrice di quel lavoro investigativo.