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Abbandonati dopo aver collaborato» l’appello della pentita alla Procura

Il Mattino, Venerdì 2 Settembre 2016

«Abbandonati dopo aver collaborato» l’appello della pentita alla Procura

di Petronilla Carillo

«La Procura di Salerno non ci può abbandonare. Chiedo al procuratore capo Corrado Lembo e al sostituto Vincenzo Montemurro, di aiutarci perché dopo dieci anni di collaborazione lo Stato non ci può abbandonare come sta facendo». A lanciare l’appello è Silvana Casale, moglie del pentito Cosimo Ristallo, lei stessa collaboratrice di giustizia. Le loro dichiarazioni, in particolare quelle del marito al momento ancora detenuto in regime di arresti domiciliari in una località segreta, sono state ritenute «affidabili» dai giudici in due diverse sentenze, una delle quali ancora pendenti dinanzi alla Cassazione. Ristallo, nelle prossime settimane, dovrà anche comparire dinanzi al gip Renata Sessa perché indagato in un altro procedimento che riguarda lo spaccio di droga nella zona di Eboli.

Il problema che solleva la moglie, Silvana Casale, riguarda il Servizio protezione collaboratori di giustizia colpevole, secondo la donna, di non aver «tenuto fede ai patti» non avendo liquidato a lei, alla madre e alla figlia (questa ha anche tre figli a carico) quanto pattuito per il reinserimento sociale dopo dieci anni di «protezione». In particolare, si tratterebbe del pagamento della totalità degli assegni di reinserimento calcolati per cinque anni: 104mila euro a nucleo familiare. «Soldi – spiega la Casale – che non sono mai stati destinati a noi direttamente. Il Servizio ci ha imposto di acquistare una casa e ha promesso la liquidazione del 25% dell’importo non appena avremmo trovato l’immobile, per pagare il contratto preliminare. Invece, nel giorno pattuito per la stipula del contratto, ci sono state date somme più basse. Anzi, i soldi non sono stati dati a noi ma ai proprietari degli immobili che stavamo acquistando. Così i contratti sono saltati nonostantre avessimo già versato una caparra e noi, che siamo usciti dal programma, ci siamo ritrovati senza denaro». Quanto accaduto è stato anche denunciato dalla Casale (che in questi anni si è rimboccata le mani e ha lavorato apredo anche una propria attività) alla guardia di finanza della città che li ospita.

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO
Accuse,queste,molto gravi  la cui fondatezza va verificata e,se fondate,meritano l’apertura di un’inchiesta  sulle modalità di gestione dei fondi.