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A29, l’autogrill che solo Messina Denaro può fare

A29, l’autogrill che solo Messina Denaro può fare

IL PROGETTO SALTATO DELL’EX LATITANTE – Palermo-Mazara. Il boss voleva costruire un’area di servizio, ma fu scoperto nel 2006. Poi nonostante i bandi dell’Anas nessuno si è mai fatto avanti

DI MARCO LILLO – Il Fatto Quotidiano

24 GENNAIO 2023 

L’area di servizio che non c’è si trova sulla A29 in località Costa Gaia, vicino ad Alcamo e dimostra meglio di un trattato che la mafia c’è eccome. Se volete toccare con mano il dominio di Matteo Messina Denaro sulla Sicilia provate a fare benzina sull’autostrada che collega Palermo (675 mila abitanti, quinta città italiana, capoluogo di Regione) a Mazara del Vallo (52mila abitanti) e, attraverso una diramazione, anche a Trapani (capoluogo di provincia, 68 mila abitanti).

Non esiste nessun luogo su quella strada per fare benzina, bere un caffè e andare al bagno. Non c’è nemmeno un’inchiesta che permetta di attribuire con certezza la responsabilità di questa assenza al dominio di Cosa Nostra su questa “terra bellissima e disgraziata” come disse il giudice Paolo Borsellino. Però, se percorrete quei 150 km di autostrada e poi leggete le carte dell’indagine sui pizzini di Messina Denaro e Bernardo Provenzano scritti tra il 2004 e il 2006, un sospetto verrà anche a voi. C’è una sola autostrada senza distributori in Italia ed è proprio quella desiderata dai boss più potenti arrestati nel nuovo millennio. Non sembra solo un caso.

L’autostrada è stata inaugurata nel 1978. A distanza di 45 anni non esiste una pompa di benzina su 150 km di percorso.

Il traffico in Sicilia non sarà quello della Lombardia ma anche nell’isola sulla Palermo-Catania ci sono tre aree, di cui una chiusa ora per cambio di gestione. L’Anas aveva approvato finalmente per la A29 la realizzazione dell’area di servizio nell’area di parcheggio (senza distributore né ristoro) in località Costa Gaia. Il progetto n. 38935 era stato approvato, secondo quanto si legge negli atti dell’indagine poi archiviata dai pm su Antonio Vaccarino, in data 24 agosto 2004 per un importo di euro 5 milioni e mezzo.

La Asl di Alcamo aveva dato l’ok il 23 maggio del 2005 e c’era pure l’approvazione della Sovrintendenza dell’8 giugno 2005. Tre mesi dopo, per un caso del destino, nell’agosto 2005, Matteo Messina Denaro scrive in un pizzino a Bernardo Provenzano che era convinto di portare a casa il risultato storico. Il boss della provincia di Trapani scrive al boss di Cosa Nostra dell’epoca: “Per la benzina il VC sta andando avanti e si farà, poi come le ho detto si penserà pure per lei ed il VC già questo lo sa ed anche lui è contento di ciò”. Il VC in questione è proprio il politico massone e legato ai servizi, ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino. Dopo avere scontato una condanna per traffico di droga degli anni novanta si era proposto al servizio segreto Sisde diretto da Mario Mori per agganciare il latitante, proprio con la scusa dell’area di servizio da realizzare.

Questa storia è tornata di attualità ieri con la trasmissione Report (anticipata con un pezzo di lancio del Fatto) che ha mostrato un verbale di udienza del 19 ottobre 2012 nel quale Antonio Vaccarino sosteneva di avere agganciato Matteo Messina Denaro nel 2001-2002 per proporgli l’affare dell’area di servizio Costa Gaia tramite il fratello Salvatore Messina Denaro, poi arrestato. L’incontro, a detta di Vaccarino, avvenne a Campobello di Mazara nello studio di un medico di Campobello, massone come Vaccarino. Quel medico, Alfonso Tumbarello (già candidato con la lista dell’Udc di Pierferdinando Casini e Totò Cuffaro nel 2006 alle regionali) ora è indagato perchè si è occupato delle cure di Andrea Bonafede (alias Matteo Messina Denaro) ma a sua insaputa, sostiene Tumbarello, che era il medico curante del vero Bonafede.

L’operazione di Vaccarino parte nel 2001-2002 ma l’aggancio reale con Messina Denaro si realizza secondo la versione del Sisde solo nel novembre 2003 e la corrispondenza va avanti dal 2004 fino al 2006 quando tutto emerge grazie all’arresto di Bernardo Provenzano. Il boss corleonese conservava i pizzini di Messina Denaro nel suo covo di Montagna dei Cavalli.

La squadra mobile della Polizia di Trapani guidata da Giuseppe Linares mette sotto intercettazione Vaccarino per capirne di più. Si scopre che ha rapporti con il Sisde (oggi Aise) e a quel punto nel gennaio 2007 l’allora capo del servizio civile, il generale Mario Mori, scrive una relazione alla Procura di Palermo nella quale ammette i rapporti con Vaccarino e li inquadra in un’operazione di infiltrazione in Cosa Nostra per dare la caccia ai latitanti dell’epoca, non solo Messina Denaro ma anche Provenzano. Sarebbe stata l’operazione del secolo: infiltrare la cupola di Cosa Nostra per fare una società con i boss per poi arrestarli con la scusa del business sull’autostrada. Una cosa è certa: dopo l’emersione sui giornali della vicenda l’area di servizio non è più stata realizzata. Tanto da far quasi pensare che in Sicilia l’area di servizio sul versante occidentale o la fa la mafia o non la fa nessuno.

La Direzione Regionale dell’Anas nel 2012 ha realizzato un bando per sollecitare le società di settore a fare offerte. Eppure, nonostante l’assenza di concorrenti su 115 km, non si è fatto avanti nessuno per Costa Gaia.

L’area di servizio non c’è sui 115 km del tratto principale per Mazara. Non c’è sui 35 km della diramazione per Trapani. Non c’è nemmeno sul tratto che va all’aeroporto di Punta Raisi. Chi deve restituire l’auto a noleggio all’aeroporto Falcone-Borsellino è costretto a uscire dalla A29 ed entrare in un paese per fare benzina e poi rientrare.

La chiamano E90, però quella striscia di asfalto non fa davvero parte dell’Europa dal punto di vista del rispetto dei diritti dell’automobilista e probabilmente dietro quell’assenza c’è una lesione delle regole del mercato, della concorrenza e della legalità.

Se Giorgia Meloni e Matteo Salvini volessero davvero dimostrare che non è vero, che l’Italia e la Sicilia sono cambiate dopo l’arresto dell’ultimo superlatitante corleonese dovrebbero imporre all’Anas di realizzare ‘l’area di servizio che non c’è’, salvo poi vigilare che non ci sia una sola ditta in odor di mafia a mettere un solo grammo di calcestruzzo a Costa Gaia o ovunque sia realizzata.

Dall’Anas fanno sapere che le aree di servizio su terreni nella disponibilità di Anas, come Costa Gaia, sono affidate in concessione ad operatori economici qualificati, selezionati con gara pubblica. In alternativa, qualora la proprietà del terreno risulti in capo a terzi, la realizzazione è subordinata al rilascio di un titolo autorizzativo previa istruttoria tecnico–amministrativa da parte dei competenti uffici Anas.

Perché nessuno dei due procedimenti è arrivato a dama portando sulla A29 un distributore?

In realtà nel 2012, fa sapere Anas, quando si chiese al mercato di presentare offerte per varie tratte tra cui la A29 Palermo-Mazara alla fine “i concorrenti prequalificati per il servizio Oil e Ristoro non hanno manifestato interesse”, se non per un’area sulla Catania Siracusa. Dal 2009 il mercato è in crisi e l’emergenza Covid-19 ha dato il colpo finale. Nessuno vuole realizzare aree di servizio. Così Anas “ha sospeso temporaneamente le attività propedeutiche alla realizzazione di nuove Aree di servizio”.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/01/24/a29-lautogrill-che-so-lo-messina-denaro-puo-fare/6947718/