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A proposito della chiusura del “tribunale” di Gaeta

Una comica, punto e basta.
E’ assolutamente falso che… la Caponnetto sia stata invitata alle assemblee indette per… “salvare il Tribunale di Gaeta”.
La Caponnetto NON E’ STATA MAI INVITATA, né prima nè dopo.
E possiamo anche capirne le ragioni.
Perché, dopo aver mandato in avanscoperta un avvocato, amico nostro personale, che ci ha chiesto il nostro pensiero sul tema e aver accertato che questo è rimasto immutato rispetto a quello che abbiamo sempre avuto e reso, peraltro, pubblico, lor signori temevano che avremmo scatenato il putiferio contestando tutte le sciocchezze che taluni hanno pronunciato nelle assemblee.
Il “tribunale” di Gaeta, peraltro allocato in un edificio che è costato fior di quattrini senza essere stato, almeno fino a poco tempo fa, nemmeno collaudato, a quanto pare, NON E’ STATO mai tale.
E la responsabilità di ciò va attribuita, intanto, a tutta la classe dirigente politica e non politica gaetana che non ha saputo operare perché questo presidio fosse elevato al rango di Tribunale e, poi, anche alla popolazione della città del Golfo che ha scelto quella classe dirigente rilasciandole piena, totale delega, senza un minimo di partecipazione e vigilanza, per la cura degli interessi collettivi del territorio.
Un “tribunale”, una semplice sezione distaccata del Tribunale di Latina, senza un collegio giudicante e con solo un giudice monocratico, senza uno straccio di Sezione distaccata della
Procura della Repubblica, senza una Squadra di Polizia Giudiziaria, NON è un Tribunale.
E, perciò, anche un idiota è in grado di comprendere che con il tempo il presidio, al primo stormir di fronde, sarebbe stato, con il finir del tempo delle vacche grasse, chiuso.
Gli avvocati, il sindaco, l’amministrazione civica, il vescovo, diventati tutti all’improvviso dei tribuni dichiaratisi disposti a fare la rivoluzione, anziché accusare il governo centrale, dovrebbero accusare se stessi per essere stati degli incapaci a tutelare gli interessi del territorio.
Questo avremmo detto noi della Caponnetto se fossimo stati invitati all’assemblea di ieri.
Ed avremmo aggiunto che, anziché piangere sul cadavere, sarebbe più saggio ora, ad evitare l’ennesima onta di venir esclusi dall’opera di costruzione di un efficiente sistema Giustizia del Basso Lazio, cominciare a riflettere sul “come” realizzare, insieme ai magistrati e le comunità interessate, il nuovo polo giudiziario di Cassino,
E’ troppo?
Associazione Caponnetto