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A proposito del maxisequestro di beni sospetti a Sabaudia. Le responsabilità politiche

ALCUNE NOSTRE CONSIDERAZIONI SUL CASO DEL MAXISEQUESTRO DI BENI SOSPETTI EFFETTUATO SU DISPOSIZIONI DEL TRIBUNALE DI LATINA DALLA MOBILE DEL CAPOLUOGO PONTINO A SABAUDIA, IN PROVINCIA DI LATINA: LA POLITICA, SEMPRE IMPUNITA, NON PUO’ SEMPRE AUTOASSOLVERSI E FAR FINTA DI CADERE DALLE NUVOLE…

Non bisogna più permettere ad una certa politica di fare e disfare alcune cose, per autoassolversi e far finta di cadere dalle nuvole quando la magistratura interviene per tentare di ripristinare uno stato di legalità.

Sul caso del maxisequestro di beni sospetti effettuato in questi giorni dalla Mobile di Latina a Sabaudia, consigliamo ai magistrati inquirenti di disporre la riapertura dei cassetti sia del Comune di quella città che della Regione Lazio nei quali ci sono gli atti relativi alla famosa variante urbanistica di Località Due Fosse a Borgo Vodice (la ben nota vicenda dell’ex pollificio).

Su quell’area fu presentato un progetto di realizzazione di una grande opera sociosanitaria e noi fummo chiamati dall’allora opposizione consiliare per occuparci di una situazione che destava qualche preoccupazione.

La richiesta di variante era stata approvata, malgrado il voto contrario dell’opposizione, dalla maggioranza dell’epoca ed era stata trasmessa per l’ok definitivo alla Regione Lazio.

Intervenimmo presso il Presidente della Giunta Regionale ed altri Assessori facendo presenti tutte le nostre preoccupazioni derivanti dalla notizie che erano state da noi acquisite al riguardo e ricevemmo assicurazioni che la pratica sarebbe stata esaminata su tutti i versanti.

Invece, in un’estate torrida, ricevemmo la notizia che anche la Giunta Regionale aveva approvato la variante.

Una delibera che, poi, la stessa Giunta Regionale ritenne di revocare, insieme ad un’altra delibera che riguardava una lottizzazione a Bosco Faito nel territorio di Ceccano in provincia di Frosinone.

Risparmiamo a chi ci legge la narrazione di quello che successe dopo l’approvazione.

Conta il risultato: entrambe le delibere furono revocate.

E la vicenda fu chiusa fra tante polemiche.

Ma dopo un certo periodo, abbiamo dovuto registrare un fatto nuovo.

Ci fu richiesto un colloquio di chiarimento che noi accettammo, a condizione, però, che avvenisse in un luogo pubblico, in un bar vicino al mercato coperto di Latina.

Dei risultati di quel colloquio facemmo subito una dettagliata relazione scritta che consegnammo all’allora Capo della Squadra Mobile di Latina Dr. Ciccimarra, che era stato avvertito preventivamente di quel colloquio.

Venimmo a sapere, dopo alcuni mesi che la Procura di Latina delegò per le indagini il Col. Rotondi dei CC, appena arrivato a Latina.

Bene.

Oggi è stato effettuato il maxisequestro di beni sospetti, ma, forse, è sfuggita l’attenzione degli inquirenti sulle responsabilità di tutti quegli esponenti politici che all’epoca approvarono quella delibera sia in sede comunale che regionale e di quanti di questi ci attaccarono duramente sulle pagine di alcuni giornali.

Se si acquisiscono negli archivi di taluni giornali quegli articoli, si risale ai nomi di coloro che sostennero la realizzazione di quell’opera che, poi, fu bloccata, opera che, se fosse stata realizzata, ora probabilmente rientrerebbe fra quelle sequestrate.

Quando noi diciamo che le responsabilità sono sempre di una parte della politica!