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ROMA

Campidoglio, scoppia il caso delle merendine 

Il servizio di distributori di alimenti e bevande affidato senza gara

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Niente merendina per i dipendenti capitolini. E neanche la consolazione di un caffé. Meglio attrezzarsi da casa, magari con quel famoso cioccolatino che soddisfa entrambe le necessità. E già perché via via le macchinette distributrici di snack e bevande disposte negli uffici comunali, da via del Tritone a tutti i dipartimenti, dai Municipi agli asili fino ai centri anziani, sono destinate a scomparire, almeno per un certo periodo. Quello necessario a indire un regolare bando di gara. E già perché l’ex amministrazione Marino, in particolare la centrale acquisti, deve aver avuto una “dimenticanza” affidando in modo diretto al concessionario il servizio di fornitura dei distributori di generi alimentari e bevande. La classica pulce è finita nelle orecchie dell’ex capogruppo dei Conservatori Riformisti, Ignazio Cozzoli, che prima di lasciare l’Assemblea capitolina ha preso carta e penna e in 19 pagine, ben dettagliate, ha chiesto di verificare una procedura che, sembra, faccia davvero acqua da tutte le parti. Troppa acqua. Tanto che dal segretariato generale è partita subito una lettera al direttore dell’Assemblea capitolina e al commissario Tronca. Indiscrezioni di Palazzo Senatorio indicano una risposta chiara e tempestiva del prefetto, tanto che alcune macchinette sarebbero state già portate via.

Una vicenda tutta da chiarire, considerato che, come chiede di verificare l’onorevole Cozzoli, alcuni punti dell’ «affaire merendine», se confermati sarebbero alquanto gravi. Non solo un servizio affidato senza gara ma, sembrerebbe, non ci sia alcun corrispettivo per l’amministrazione che, comunque, fornisce tra l’altro la corrente elettrica, acqua e pulizia. «In alcuni casi – scrive Cozzoli – parrebbe che detti servizi siano affidati direttamente, senza gara ai Cral delle Organizzazioni sindacali che, a loro volta li avrebbero affidati, non senza lucro, a privati operatori. Il tutto con grave danno erariale per Roma Capitale perché non solo ne sosterrebbe le spese dei servizi delle utenze ma non introiterebbe i dovuti importi monetari derivanti dalle concessioni di detti servizi e dai consumi delle utenze».

Difficile, al momento, quantificare il mancato guadagno o, almeno, verificare che non ci sia un danno alle casse capitoline. Anche perché, ed è forse ancora più paradossale, il numero dei distributori di merendine e bibite è “ignoto”. Di fatto si conosce solo il concessionario e l’assenza di un regolare bando di gara, come imposto non solo dalla legge ma anche da una sentenza del Tar del 2012. Circostanze insufficienti a dare garanzia di trasparenza ed efficienza pure copiosamente sbandierate da chi fino a qualche settimana fa era alla guida della macchina capitolina.