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“A Foggia un giornale (l’Attacco) finanziato da imprenditore attiguo al mondo criminale”. Bordata della Dda a Paciello e D’Alba

Di Redazione 27 Luglio 2023 APERTURA

Audizione bomba del capo della Direzione distrettuale antimafia, Roberto Rossi davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie. “Negare la mafia è pericoloso dal punto di vista culturale”

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A Foggia c’è un giornale che è finanziato da un imprenditore attiguo al mondo criminale che sta giocando una partita attraverso insulti vari e un’attività di dissuasione rispetto ai principi antimafia”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, Roberto Rossi, capo della Dda, sentito ieri dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie.

Il riferimento è al quotidiano l’Attacco diretto da Piero Paciello che da tempo ha trasformato la sua testata in una sorta di “D’Alba TV” pur di difendere l’imprenditore Michele D’Alba, leader della società “Tre Fiammelle” raggiunta di recente da un provvedimento di interdittiva antimafiaSul duo Paciello-D’Alba, l’Immediato ha acceso i riflettori già da tempo attraverso alcuni approfondimenti.

Sempre il direttore de l’Attacco – che da tempo prova a delegittimare figure di antimafia – è stato recentemente denunciato da agenti della squadra mobile di Foggia per vilipendio della Polizia di Stato e diffamazione aggravata. Secondo il direttore, i poliziotti avrebbero manipolato una intercettazione riguardante D’Alba, indicato come “benefattore” de l’Attacco nella denuncia presentata da uno degli agenti colpiti dagli articoli di stampa.

Preoccupa il dato che riguarda un giornale di Foggia piuttosto borderline“, ha commentato il vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, Mauro D’Attis chiedendo il nome della testata a Rossi. “Il nome è quello de l’Attacco. Aldilà dei possibili reati di diffamazione, preoccupa che sia diventato un luogo dove una parte della società dice che la mafia a Foggia non esiste. Questo è il punto fondamentale. Su questo c’è dissenso totale e riteniamo sia pericoloso dal punto di vista culturale. Perché lo faccia l’ho già detto prima“.

Brevi passaggi del procuratore anche su altre questioni calde come l’aumento di pentiti: “Molti collaborano perché non arrivano più gli stipendi alle mogli. Quando si sottraggono i patrimoni e si rompe il rapporto economico, il carcere non è più tollerabile e convince tanti affiliati ai clan a collaborare perché i familiari non vengono più mantenuti, soprattutto in un ambito familistico come quello foggiano”.

Rossi ha commentato anche lo scioglimento per mafia di ben sei Comuni della provincia di Foggia dal 2015 ad oggi. L’ultimo colpito dal provvedimento è stato il Comune di Orta Nova: “La procedura che ha portato allo scioglimento è partita anche perché il sindaco, nonostante i funerali privati, proclamò il lutto cittadino per la morte del figlio del boss – ha ricordato Rossi -. Fatto molto grave e anti istituzionale. Il sindaco non si allineò alle indicazioni del questore. Da questo episodio si è partiti per poi trovare elementi più gravi riguardanti la struttura burocratica“.

Si è parlato anche delle caratteristiche della “Società Foggiana”, della mafia garganica e del ritardo dello Stato nel contrastare i fenomeni criminali della Capitanata. È stato ricordato l’omicidio di Francesco Marcone nel 1995, un funzionario dello Stato, ancora oggi irrisolto.

Fonte:https://www.immediato.net/2023/07/27/a-foggia-un-giornale-lattacco-finanziato-da-imprenditore-attiguo-al-mondo-criminale-bordata-della-dda-a-paciello-e-dalba/