Il problema della sopravvivenza o meno del Tribunale di Gaeta ed altre vicende collegate al funzionamento della Giustizia nel Lazio e,in particolare,nel Basso Lazio in relazione all’azione di contrasto delle mafie. E’ oggetto di un dibattito che però meriterebbe degli approfondimenti che,allo stato,non ci sono stati,nè pare che si vogliano fare.
Parliamoci fuori dai denti.
Noi della Caponnetto stiamo insistendo da tempo sulla necessità che le Procure ordinarie del Lazio,come avviene in Campania da sempre,vengano interessate,in regime di codelega da parte della Procura Generale in virtù dell’art.51 comma 3 bis del CPP,in materia di reati associativi di stampo mafioso.
Se non si fa questo,non otterremo mai quei risultati che tutte le persone oneste auspicano in quanto,pur con tutta la buona volontà di questo mondo i magistrati della DDA di Roma ( che da quando é arrivato il Dr.Pignatone ce la stanno mettendo tutta. Ma,a proposito,perché in Campania ci sono 3 DDA e nel Lazio solo una?) non riusciranno mai a far fronte a tutte le esigenze che un territorio,qual’é il Lazio,letteralmente invaso dalle mafie di ogni natura e di ogni etnia,presenta.
Venendo alla proposta di soppressione o meno del Tribunale di Gaeta,dobbiamo dire con la franchezza che ci ha sempre contraddistinto che esso,così com’é oggi,peraltro privo di una Procura della Repubblica,non serve proprio a niente per quanto riguarda l’azione di contrasto delle mafie. Delle due una:
o i Tribunali vengono attivati soprattutto con il supporto di una Procura che,a sua volta,si interessi anche di reati di natura mafiosa,o,altrimenti,non servono a niente per quanto riguarda la lotta alle mafie.