Forse Zaratti e gli altri componenti della Commissione Sicurezza della Regione Lazio nemmeno lo sanno perché, purtroppo, gli esponenti politici non conoscono situazioni e procedure per quanto attiene all’azione investigativa e giudiziaria nella lotta alle mafie.
Non basta ascoltare la Procura e la DDA di Roma per comprendere le dimensioni del fenomeno mafioso nel Lazio.
Molte inchieste, oltre che dalla DDA di Roma, vengono fatte da altre DDA del nostro Paese in quanto i clan sono quasi tutti di provenienza campana, calabrese e siciliana.
Per avere, quindi, un quadro esaustivo dell’intera situazione esistente nel Lazio, la Commissione Sicurezza regionale del Lazio avrebbe dovuto ascoltare anche i Procuratori di Napoli soprattutto, ma anche di Palermo e Regio Calabria per capire quante altre inchieste che riguardano il Lazio sono in corso a cura di altri distretti giudiziari.
Se Zaratti, quindi, vuole fare un lavoro serio chiami gli altri Procuratori, come ha fatto con Ferrara e Capaldo della Procura di Roma.
Solo dopo aver ascoltato tutti, compresi i magistrati della DNA, può disegnare un quadro completo e rendersi conto della gravità del fenomeno nel Lazio.
Altrimenti egli ha fatto un lavoro solo a metà.