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Ennesimo attacco delle DIA di Napoli e di Padova a beni dei Casalesi. Sequestrata anche una maxivilla a Sperlonga, vicina a Fondi

Beni per oltre 13 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Napoli e di Padova a Cipriano Chianese, ritenuto il re dei rifiuti del clan dei Casalesi, e a un suo prestanome, il noto imprenditore padovano Franco Caccaro, divenuto in pochi anni leader nel settore delle macchine per triturare rifiuti con sedi della sua società, la Tpa, a Wall Street, in Brasile, Australia e Turchia.

Il patrimonio è stato sequestrato nel basso Lazio e nel Padovano su richiesta del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Sotto sequestro: ville di lusso a Sperlonga (Latina), abitazioni di pregio nel Casertano e capannoni industriali nel Padovano. Nel corso delle indagini condotte dalla Dia di Napoli è stato accertato che Caccaro, prestanome di Chianese, aveva cercato di acquistare dall’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale per un precedente sequestro subito da Chianese, due Ferrari, una Enzo Ferrari e una 360 Spider, offrendo quasi un milione di euro pur di rientrarne in possesso. Da qui il nome dell’operazione `Ferrari comeback’.

I beni per un valore di oltre 13 milioni di euro sequestrati all’alba dalla Dia di Napoli e Padova sono riconducibili a due personaggi molto noti nel settore dei rifiuti e già conosciuti dalle cronache giudiziarie. Cipriano Chianese, 57 anni di Parete (Caserta) è un avvocato attivo nel settore dello smaltimento dei rifiuti, già raggiunto nel marzo 1993 e nel 2007 da ordinanze di custodia cautelare per vicende connesse al traffico di immondizia e all’appartenenza al clan dei Casalesi, attualmente a giudizio con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico per la sua appartenenza ai Casalesi.

Disposto il sequestro di beni anche per Franco Caccaro, 49enne di Campo San Martino (Padova), con precedenti di polizia per reati finanziari, individuato dalle indagini svolte dalla Dia partenopea come intestatario di beni e società di fatto riconducibili a Chianese. In passato la Dia e il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si erano già interessati a Chianese, già titolare della ‘Resit’, società che gestiva discariche nel territorio campano. Nel 2008, infatti, era già stato sottoposto alla vigilanza di polizia ed era stata disposta la confisca di una parte del suo ingente patrimonio in seguito alle vicende giudiziarie nelle quali era rimasto coinvolto dimostrando gli stretti e consolidati rapporti con personaggi dei Casalesi. Attualmente è agli arresti domiciliari per un’ordinanza emessa dal gip di Napoli il 30 dicembre 2009 per aver attuato truffe ai danni del Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti in Campania attraverso “plurime minacce realizzate da persone vicine al clan tra il 2002 e il 2003″.

Chianese fu definito il “protagonista indiscusso tanto delle azioni truffaldine quanto di quelle estorsive contestate” e veniva riconosciuto il suo “ruolo di organizzatore e dirigente nel settore imprenditoriale dell’attività criminale”. Alcuni collaboratori di giustizia hanno parlato di lui come “imprenditore che asserviva le proprie discariche al programma criminoso, consentendo la concreta e positiva realizzazione di ingenti benefici economici”. Chianese è stato indicato come protagonista assoluto della penetrazione camorristica nel settore dei rifiuti e un vero e proprio `inventore’ del sistema delle ecomafie in Campania. Secondo quanto ricostruito, Chianese avrebbe percepito, negli anni ‘90 fino a 700 milioni di lire al mese.

Evidenziato anche il ruolo di prestanome di Franco Caccaro, imprenditore del attivo nel settore delle macchine per triturazione dei rifiuti con la sua società, `Tpa’, tecnologia per l’ambiente srl, che, improvvisamente, ha sviluppato intorno al 2005/2006 la sua attività con l’ingresso di ingenti capitali tra cui 3 milioni di euro provenienti da due assegni della `Resit’ di Chianese che Caccaro giustificò con crediti personali che vantava nei confronti dell’imprenditore di Parete. Apporti economici che avevano consentito alla società di divenire leader nel settore con oltre 200 dipendenti e sedi operative a New York, a Wall Street, in Turchia, Australia, Francia e Brasile.

Le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia già evidenziarono come Chianese stesse tentando di creare società nel settore dei rifiuti nel nord Italia e come Caccaro non sia riuscito a giustificare l’afflusso di capitali che gli ha consentito alcuni ingenti aumenti di capitale delle sue società e l’estromissione dei vecchi soci proprio per importi equivalenti a quelli degli assegni di Chianese. Caccaro era già conosciuto dalle forze dell’ordine per i suoi precedenti quale amministratore della `Tpa’ che aveva fatto ricorso a fatture per operazioni fittizie ed inesistenti, finanziando Chianese con cospicue somme di danaro, fatte apparire come normali relazioni commerciali, ma in realtà utilizzando denaro da reinvestire nel nordest d’Italia. Si è calcolato che il volume d’affari tra la `Resit’ di Chianese e la ‘Tpa’ di Caccaro sia ammontato ad oltre 10 milioni di euro nel corso di pochi anni.

(Tratto da Ecquo)