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Il Corriere della Sera, 21 Aprile 2018

La fuga da sinistra degli iscritti Cgil: uno su tre adesso vota i 5 Stelle

Indagine di Tecnè sulle Politiche: circa 500 mila aderenti si sono schierati con la Lega. Il 13% vota il centrodestra (10% col Carroccio, 2% Forza Italia e 1% Fratelli d’Italia)

Il Corriere della Sera, 21 Aprile 2018

di Enrico Marro

Solo un iscritto su due alla Cgil ha votato per il centrosinistra alle elezioni politiche del 4 marzo: 35% per il Pd, 11% per Leu e 4% per +Europa. Un tesserato su tre, il 33%, ha invece scelto il Movimento 5 Stelle. Il 13% il centrodestra (10% la Lega, 2% Forza Italia e 1% Fratelli d’Italia), il 4% partiti minori. Risulta dall’indagine che il sindacato guidato da Susanna Camusso ha commissionato all’istituto di ricerche Tecnè.

Il coming out

Mentre la penetrazione del Carroccio nelle fila della Cgil, come delle altre confederazioni, è un fenomeno antico, lo sfondamento, perché di questo si tratta, dei 5 Stelle è invece recente. E non più circoscritto alla base, tanto che assistiamo ai primi «coming out», come quello di Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom, che ha rivelato al quotidiano on line Il diario del lavoro di aver votato per il Movimento 5 Stelle, perché «alcune loro parole d’ordine sono anche nostre». Fatto sta che grillini e leghisti insieme hanno preso il 43% dei voti espressi dagli iscritti alla Cgil, che sono 5 milioni e mezzo. Considerando che i tesserati alla Cgil, secondo la stessa indagine, sono andati per il 92% al voto, è come dire che su circa 5 milioni di elettori cigiellini, 1,6 milioni hanno votato per i 5 Stelle mentre altri 500mila per la Lega.

L’indagine

Certo, quella di Tecnè è un’indagine a campione, ma anche considerando un margine di errore si tratta di numeri importanti. Paolo Feltrin, docente di Scienze politiche all’università di Trieste, che più volte ha analizzato il comportamento elettorale degli iscritti ai sindacati, osserva che non ci si può stupire di una «pluralizzazione delle scelte di voto anche fra chi è iscritto al sindacato».

La conferma

Piuttosto, i dati confermano che nella Cgil «rimane una qualche specificità, nel senso che il voto per il centrosinistra è all’incirca il doppio di quello osservato sulla generalità degli elettori». Certo il voto di appartenenza si è indebolito, ma in qualche misura tiene ancora. E allora, suggerisce Feltrin, «viene da chiedersi perché il Pd abbia in modo così pervicace snobbato un bacino di voti tradizionalmente suo». L’errore, aggiunge però lo studioso, non è stato fatto solo dalla sinistra italiana. «L’idea di sganciarsi dalla constituency sindacale nasce negli anni Novanta nel Regno Unito e negli Stati Uniti con la teorizzazione della Terza via. Poi però si è visto che essa conduceva in un cul de sac perché, mentre la sinistra perdeva voti fino a quel momento sicuri, non riusciva a guadagnarne in altri settori». Anche su questo dovrà riflettere l’Assemblea del Pd.

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