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Commissione Antimafia: “Cosche azioniste di club calcistici nei campionati minori”
La Repubblica, Mercoledì 6 Luglio 2016

Commissione Antimafia: “Cosche azioniste di club calcistici nei campionati minori”
“Così impongono il ‘pizzo’ agli imprenditori e stringono legami con il territorio”. L’allarme della relazione sulle ‘Infiltrazioni criminali nel gioco lecito e illecito’. Ma la crisi economica provoca un crollo del gettito. E calano pure i ‘giocatori d’azzardo’. Possibile Daspo in situazioni pericolose

di ALBERTO CUSTODERO

ROMA – Le cosche mafiose entrano nell’assetto societario delle squadre di calcio dei campionati minori (Lega Pro e serie D), poi impongono il pizzo agli imprenditori locali sotto forma di sponsor. Così facendo, “stringono più forti legami con il territorio”. È l’allarme contenuto nella relazione sulle ‘Infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito ed illecito‘ della Commissione parlamentare Antimafia. Non solo calcioscommesse, dunque. A questo nuovo fenomeno “a margine del mondo dei giochi e delle scommesse propriamente dette, ma non per questo non meno inquietante”, la commissione presieduta da Rosy Bindi ha dedicato un capitolo intitolato “match fixing e infiltrazione della criminalità organizzata nelle società di calcio”.

Così sono cambiati gli appetiti delle mafie per il gioco. “In passato – ricorda la Commissione – cosa nostra aveva un canone nel proprio codice d’onore: non si gioca d’azzardo. Da tempo, però, le cose sono profondamente cambiate. Non solo cosa nostra, ma anche altre organizzazioni di tipo mafioso, risultano ora nutrire un grande interesse nel gioco d’azzardo, legale, paralegale, illegale”.

Le mafie azioniste dei club calcistici. “È inquietante – scrive la Commissione – il sempre più netto interesse di soggetti vicini alla criminalità organizzata a far parte dell’organigramma societario di alcune squadre di calcio, in particolare quelle impegnate nei campionati minori. L’interesse delle organizzazioni mafiose nel mondo del calcio non è limitato solo al giro delle scommesse e delle partite truccate, bensì rappresenta un utile volano per acquisire consenso elettorale, economico e finanziario. È soprattutto il calcio delle serie minori ad attirare gli appetiti delle cosche, consentendo loro di stringere più forti legami con il territorio e, in particolare, con l’imprenditoria locale cui impone, in alcuni casi, il “pizzo” sotto forma di sponsor della squadra locale di calcio o altre forme di sostegno finanziario non volontarie.

Il business della ‘ndrangheta nel calcio. A proposito di cosche mafiose che si infiltrano nel mondo del pallone, la Commissione “ricorda che in occasione del sequestro che ha colpito la cosca Pesce di Rosarno, è stato disposto il sequestro anche delle quote di due società calcistiche (la Sapri calcio e la Cittanova Interpiana), intestate a prestanome, che il clan utilizzava per acquisire consensi sul territorio”. “Va segnalata – si legge ancora nella relazione – la recente indagine dirty soccer, della Dda di Catanzaro del 2015, sull’esistenza di due distinte organizzazioni criminali attive nelle combinedi incontri di calcio, che ha visto coinvolte oltre trenta squadre di calcio di Lega Pro e serie D, per aver gestito le scommesse sulle competizioni quotate, ancorché nel caso specifico l’ordinanza del gip di applicazione di misure cautelari non abbia ritenuto esistente l’aggravante dell’aver agito per agevolare una cosca di ’ndrangheta”.

La crisi economica favorisce l’infiltrazione. “L’infiltrazione della criminalità, comune o di matrice mafiosa – osserva la Commissione – trova terreno ancor più fertile nella contingente situazione di crisi economica. La penetrazione mafiosa non riguarda più solo i tradizionali settori imprenditoriali, ma anche quelli di più recente sviluppo, rappresentati proprio dal gioco e dalle scommesse, dalla gestione delle slot machine, dalle scommesse sportive online fino al fenomeno del match fixing“.

La crisi economica provoca il calo del gettito. “Il gettito, nel periodo dal 2008 al 2012, è stato caratterizzato dalla forte crescita della raccolta complessiva derivante dai giochi pubblici (si passa dai 47,5 agli 88,5 miliardi di euro). A questa impennata, si contrappone un’inversione di tendenza, probabilmente causata anche dall’attuale crisi economica, che fa scendere il gettito a 84,7 miliardi di euro nel 2013 e a 84,5 miliardi nel 2014. Analogamente, le corrispondenti entrate, dopo gli 8,8 miliardi di euro del 2009, si sono attestate agli 8,7 del 2010, 8,6 del 2011 e agli 8 mediamente registrati nell’ultimo triennio”.

Le cause della riduzione del fatturato. “La riduzione del gettito – secondo la relazione della Commissione – è da ascrivere a vari fattori, tra cui principalmente la notevole diminuzione delle entrate derivanti dal Lotto, Superenalotto e Scommesse (con raccolta in sensibile calo) cui non ha posto rimedio il rilevantissimo aumento della raccolta derivante dalle slot machine, dovuto alla introduzione delle VLT e dai giochi online. L’incremento di giochi di ultima generazione, infatti, atteso il loro livello di tassazione più basso, non è stato in grado di assorbire il decremento del gettito proveniente da quelli meno recenti e a tassazione più elevata”.

In calo i giocatori d’azzardo. “Secondo la rilevazione Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs, nel biennio 2013-2014 vi sarebbe stato un certo decremento, rispetto al 2010-2011. Nel 2011 i “giocatori d’azzardo”, intesi come coloro che hanno giocato almeno una volta somme di denaro nei 12 mesi precedenti, erano stimati essere il 54 per cento della popolazione tra i 18 e 74 anni (quindi quasi 24 milioni), di cui i patologici oscillanti tra i 300 mila e il milione e 300 mila circa. Nel 2013-2014, invece, si avrebbero quasi 17 milioni di giocatori, con una percentuale del 42,9 per cento rispetto alla popolazione, ma stavolta nella fascia tra i 15 e i 64 anni”.

Il gioco legale fa da battistrada a quello illegale“. “L’espansione del gioco d’azzardo legale – denuncia la Commissione – fa da battistrada a quello illegale e lo potenzia. Anche a seguito dell’allarme sociale dovuto alla presenza mafiosa, vengono proposte e regolamentate via via nuove forme di gioco legale (ivi compresi, di recente, i casinò online) che ingrossano la platea dei giocatori, parte dei quali però vengono successivamente attratti da offerte illegali similari, apparentemente più allettanti. Inoltre, i perdenti cadono non di rado preda dei cosiddetti cambisti e dello strozzinaggio”.

La mano dei clan sul gioco d’azzardo. “Vi sono clan (come quello dei casalesi) che hanno gestito apparecchi a migliaia, allocandoli in altrettanti esercizi commerciali in numerosi comuni. Talora viene imposta la collocazione presso esercenti recalcitranti. Oppure, questi devono ottenere il benestare dei boss per avere nuove macchine, nonché pagare una somma periodica per la ‘protezione’. Possono poi entrare in gioco relazioni corruttive o collusive con i pubblici ufficiali che devono rilasciare autorizzazioni o effettuare controlli. Ed è plausibile che in certe aree ad alta densità mafiosa venga considerato ‘normale’, da parte sia dei gestori che dei giocatori, operare in nero (quindi in contanti o comunque in violazione delle norme di tracciabilità)”.

I meccanismi del riciclaggio, anche al Nord. “Le organizzazioni criminali, con l’aiuto dei gestori delle rivendite del Lotto o delle agenzie di scommesse, acquistano con un sovrapprezzo i biglietti vincenti (Lotto, Superenalotto, Gratta e Vinci) al fine di riciclare il denaro sporco. In altri casi ancora sono gli stessi gestori che manipolano artatamente le vincite e le perdite, in modo da fidelizzare alcuni giocatori o, viceversa, per ‘spremerne’ e consegnare agli usurai altri. I numeri identificativi, le schede, i software, i flussi di dati relativi a certe macchine spesso subiscono poi falsificazioni, manomissioni, clonazioni, interruzioni, così da generare incassi in nero ed evasione fiscale. Va peraltro rilevato che tutto ciò può avvenire (ed è avvenuto) anche in città quali Milano, Torino o Modena e comunque in molte aree del centro-nord. Per le mafie, infatti, è ben più lucroso applicare i loro tipici metodi, se vi riescono, nelle zone più ricche del Paese”.

Possibile Daspo in situazioni pericolose.  “Un valido strumento d’intervento immediato “per le situazioni più ad alto rischio potrebbe essere costituito da una sorta di Daspo“, “stabilendo presupposti e modalità di esercizio dei poteri del questore finalizzati all’adozione di misure contingibili e urgenti di chiusura di uno o più punti di offerta di gioco o di esclusione della relativa rete di raccolta del gioco”. È uno dei suggerimenti espressi nella relazione, dove si sottolinea come al momento “il sistema preveda esclusivamente sanzioni a carattere pecuniario”.

I suggerimenti della Commissione, nuova governance. Contro gli illeciti nel settore dei giochi la commissione antimafia propone misure precise come: barriere all’ingresso, nuove sanzioni penali e amministrative, e il rafforzamento delle procedure antiriciclaggio mediante la tracciabilità delle vincite. È necessario lanciare “un nuovo modello di governance della vigilanza nel settore dei giochi e delle scommesse improntato a efficacia e efficienza, basato anche sulla centralizzazione di qualunque dato o informazione giudiziaria riguardanti il gioco d’azzardo”.


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