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La morte di una democrazia

DE MAGISTRIS: APICELLA, STO VALUTANDO

SALERNO – “Non mi sembra il caso di rilasciare dichiarazioni”. E’ quanto ha detto il procuratore Luigi Apicella che alle 10 in punto è giunto nel suo ufficio al terzo piano di Palazzo di Giustizia, a Salerno. Alla domanda del cronista sulla prossime iniziative che il procuratore salernitano intenderà intraprendere dopo le decisioni della sezione disciplinare del Csm, che lo ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, Apicella ha risposto: “Sto valutando”.

DE MAGISTRIS: FAMILIARI VITTIME MAFIA,IN PIAZZA PER APICELLA

ROMA – L’ Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia aderisce ufficialmente al comitato promotore della manifestazione, indetta a Roma il 28 gennaio, a sostegno del Procuratore Capo di Salerno, Luigi Apicella. Una nutrita delegazione dell’associazione sarà presente a Roma per manifestare il dissenso contro la decisione del Csm “La sospensione di Apicella – dichiara il presidente dell’ associazione, Sonia Alfano – è l’atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano. La Procura di Salerno – prosegue – è stata smantellata dal potere politico senza alcuna motivazione sensata ma solo per aver avuto l’ardire di indagare su politici, imprenditori, amministratori e funzionari corrotti”. “La prova definitiva che la nostra democrazia sia ormai moribonda – dice la presidente – sta nelle dichiarazioni del presidente dell’Anm, Luca Palamara, che considera come ‘anticorpi’ del sistema istituzionale un’ arbitraria decisione politica a danno della sacrosanta autonomia della magistratura”. “Se anche gli organi associativi della magistratura – aggiunge – si sono adeguati al piccolo colpo di Stato che la decisione del CSM ha sancito, non resta altro da fare che scendere in piazza in prima persona a pretendere che in Italia si reintroduca un sistema democratico”.

di Sandra Fischetti

ROMA – Mano pesante del Csm sui magistrati protagonisti dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro, giocato sulle inchieste avocate all’ex pm Luigi De Magitris. La sezione disciplinare ha accolto quasi totalmente le misure severe che erano state sollecitate dal ministro della Giustizia Alfano: ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio il procuratore di Salerno Luigi Apicella e ha trasferito in via d’urgenza dalle loro rispettive sedi e dalle loro funzioni (non possono fare i pm ma devono passare alla magistratura giudicante) il procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli, il suo sostituto Alfredo Garbati e i due pm di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani.

Restano, invece, al loro posto i due pm di Catanzaro titolari dell’inchiesta “Why not” – che dunque non si fermerà per effetto della decisione del Csm, ma potrà andare avanti -. Domenico De Lorenzo e Salvatore Crucio: nel loro caso, infatti, la richiesta di trasferimento di Alfano è stata rigettata. Il Csm ha dato una risposta dura, andando ben oltre le richieste della procura generale della Cassazione, che aveva chiesto solo il trasferimento di Apicella. D’altra parte, lo stesso Capo dello Stato – che del Csm è il presidente – era intervenuto direttamente, preoccupato da una vicenda da lui stesso definita “senza precedenti”.

La decisione è nei fatti più pesante per la procura di Salerno, che perde il suo capo e i due sostituti che indagavano sugli esposti di De Magistris, e che sono stati gli autori del clamoroso sequestro del fascicolo Why not e delle perquisizioni a carico dei colleghi della procura generale di Catanzaro che dopo l’avocazione ne erano diventati i titolari. Mentre per i magistrati di quest’ultimo ufficio giudiziario, il Csm ha graduato le responsabilità, colpendo il capo dell’ufficio, il Pg Jannelli, e il suo sostituto Alfredo Garbati, coordinatore dell’inchiesta Why not. E se è vero che Alfano aveva accusato tutti di aver compiuto atti abnormi, violato doveri deontologici e norme di legge, insomma, di aver tenuto comportamenti che hanno suscitato “clamore” e “scandalo”, “incompatibili” con il loro ruolo, é vero anche che era stato molto piùsevero con i magistrati di Salerno. Tanto da contestare loro “assoluta spregiudicatezza”, “assenza del senso delle istituzioni”, e l’intento con la loro inchiesta di “ricelebrare in una prospettiva non neutrale” i processi avocati a De Magistris.

La responsabilità maggiore il ministro l’aveva attribuita ad Apicella, per non aver esercitato il suo potere di controllo: la sua “credibilità ” – aveva scritto Alfano – ha subito un “vulnus” tale “da renderlo incompatibile con l’esercizio di qualsiasi funzione all’interno della magistratura”. E se ora Apicella tramite i suoi legali si dice amareggiato, dal ministero della Giustizia trapela la soddisfazione del Guardasigilli per il “sostanziale accoglimento” delle sue richieste”. Un sentimento condiviso dall’Anm che apprezza la “risposta sollecita” a una “pagina nera” e con il suo presidente Luca Palamara sottolinea che il sistema ha dimostrato “di avere gli anticorpi”.