Sono le dichiarazioni di tre pentiti la base su cui l’Antimafia ha iniziato a lavorare riaprendo le indagini sull’omicidio di Sandro Mallozzi, detto «Total», 32 anni, benzinaio di Minturno, ucciso con due colpi di pistola alla testa la sera del 25 settembre 1987, nella zona montagnosa di Campese, nel Comune di Formia.
A far scattare un nuovo approfondimento su uno dei principali «cold case» pontini ancora una volta è stato così il fiume di informazioni emerso con il processo «Spartacus». Due gli uomini indicati dai collaboratori di giustizia come responsabili dell’omicidio, Alberto Beneduce, ucciso a sua volta il 1 agosto del 1990 a Sessa Aurunca, e Michele Zagaria, uno tra i principali latitanti dei Casalesi e a luglio condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giovanni Santonicola, a Spigno Saturnia. Dichiarazioni che sembrano far cadere definitivamente il movente passionale ipotizzato all’epoca dai carabinieri e avvalorare la seconda pista battuta dall’Arma, quella del contrasto tra Mallozzi e Beneduce sulla droga, ma non come avevano pensato i carabinieri per una «soffiata» che aveva portato un anno e mezzo prima all’arresto di Beneduce, ma per una partita di cocaina non pagata da «Total» a quello che era il capozona dei Casalesi. Dario De Simone ha riferito all’Antimafia: «Ho conosciuto personalmente Mallozzi. Mi venne presentato, prima del suo omicidio, ad Ischitella, da Vincenzo Zagaria. Zagaria mi spiegò che costui, unitamente a un certo Natalino di Roma, trafficava in cocaina nel basso Lazio, in società con Michele Zagaria e Alberto Beneduce. Mi spiegò anche che era un morto che camminava, perché da tempo doveva dare dei soldi proprio per una rivendita di una partita di cocaina a Beneduce e Zagaria. Mi disse che Michele Zagaria gli aveva confidato che a breve lo avrebbe ucciso. Dopo l’omicidio, Vincenzo Zagaria mi disse che Michele gli aveva detto di essere stato lui a uccidere Mallozzi». «Mallozzi – ha invece riferito Gianfranco Mancaniello – era un trafficante di stupefacenti che si mise in contrasto con Alberto Beneduce, il quale ne ordinò l’uccisione. Di questo fatto me ne parlò Castrese Di Tora». E per finire Antonio Abbate: «Dell’omicidio Mallozzi me ne parlò Domenico Buonamano (già condannato nel processo «Anni ’90» ndr). A detta di Buonamano, che temeva di fare la stessa fine perché amico suo, Mallozzi era stato ucciso da Michele Zagaria e Alberto Beneduce. Io prima di accettarlo nel mio gruppo andai a parlare a Casal di Principe con Vincenzo De Falco e lì incontrai anche Michele e Vincenzo Zagaria. Mi fu detto che Buonamano era un bravo ragazzo e non c’erano problemi se volevo tenerlo con me e mi fu fatto intendere che erano stati Michele Zagaria e Beneduce ad eliminare il Mallozzi».
Clemente Pistilli
(Tratto da Il Tempo – Latina)