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Una risposta ingiustficata e sgradevole di una persona di un paese casertano ad un nostro invito cordiale.

Un comportamento sgradevole, oltre che ingiustificato, che ci fa riflettere sul livello di una cultura antimafia che va tutta rivisitata e reimpostata su basi completamente nuove.
Non vogliamo apparire presuntuosi se, fra gli altri, ci siamo assunti anche il compito di far crescere una cultura antimafia che vada più al cuore dei problemi, superando la retorica e impostazioni che, a nostro avviso, non aiutano a raggiungere gli obiettivi che un’Associazione seria si deve proporre di raggiungere.
Quali sono questi obiettivi?
Creare, intanto, la consapevolezza della gravità del fenomeno mafioso, oggi e con dati alla mano, invitando, al contempo, tutte le persone perbene a far rete per stanare ed assicurare alla Giustizia malfattori e mafiosi.
Questo, ovviamente, obbliga ad acquisire quasi quotidianamente un’ampia, approfondita conoscenza di tutto ciò che avviene intorno a noi – ed ecco il compito di quel “gruppo studi e ricerche” (chi scrive avrebbe voluto chiamarlo “investigativo”, ma giustamente qualche amico ha sconsigliato tale definizione per non creare “doppioni” e confusione con gli organismi istituzionali) – tenendo d’occhio le continue mutazioni che modificano i quadri giorno dopo giorno.
Un gioco che si fa “in squadra” e con l’adozione anche di tecniche e strategie che i singoli non saranno mai in grado di fare.
Ma c’é anche un altro aspetto di cui è necessario tenere conto e che deve indurre chi veramente vuole fare la lotta alle mafie ad associarsi e… AD ASSOCIARSI BENE E NON SBAGLIANDO.
Una persona di un paese casertano che avevamo cordialmente invitato a far rete ieri ci ha risposto stizzita: “ Io già collaboro con più associazioni affermate, firmo denunce ed ho avuto la camionetta dei carabinieri sotto casa a proteggermi per le minacce subite dai clan. Anzi alla denuncia prossima inviterò voi ad apporre anche la vostra firma”. Questo più o meno quella persona ci ha scritto. Non le vogliamo rispondere e chiudiamo subito la polemica perché rispettiamo, comunque, chi si espone facendo, bene o male, la guerra ai mafiosi.
Ma… qualche considerazione è d’obbligo:
ripetiamo che non vogliamo apparire presuntuosi, ma riteniamo sia utile sottolineare il fatto che, sia per il nome che porta, per i fini che si propone, per la qualità ed il livello delle battaglie che conduce, le tecniche che adotta, la stima ed il rispetto di cui gode negli ambienti centrali, che per l’efficacia dei suoi interventi, non siano molte le associazioni antimafia in Italia che possano essere giudicate alla pari con l’Associazione Caponnetto.
Un altissimo Magistrato che di queste cose se ne intende ci disse una volta: ”Un cittadino perbene dovrebbe essere orgoglioso di iscriversi ad un’Associazione come la vostra che è inimitabile”
Andiamo avanti.
Quella persona ci ha scritto più o meno così… ”io firmo denunce ed ho avuto la camionetta dei carabinieri sotto casa a causa delle minacce subite e chiederò a voi di firmare la prossima denuncia che farò”.
Un’Associazione seria non consente mai ai propri aderenti di… ”firmare denunce” e, ciò, per alcuni motivi semplicissimi:
primo, per non esporli (costringendo, così, lo Stato a spendere soldi per proteggerli; la cosa più antipatica che noi aborriamo) e, poi, per non far finire quelle denunce in… mani sbagliate.
Noi abbiamo creato quel “nucleo investigativo, pardon, di” studi e ricerche”di cui abbiamo parlato che raccoglie le denunce dei singoli, le vaglia, cerca possibilmente riscontri, forma dei dossier che l’Associazione gira in maniera informale a chi di dovere, a persone e soggetti qualificati e competenti.
Al centro e non nelle periferie.
Le tattiche e strategie che una vera Associazione antimafia deve elaborare e far proprie, modificandole in continuazione per renderle sempre più efficaci.
Così facendo, non si espongono le singole persone, si arricchisce sempre più il patrimonio conoscitivo dell’Associazione e si evita che le denunce imbocchino strade sbagliate.