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Riapriamo il “caso Fondi” chiuso secondo noi troppo in fretta. Immotivatamente.

Riapriamo il “caso Fondi” chiuso secondo noi troppo in fretta. Immotivatamente. Ci sono state le dichiarazioni sul sud pontino di collaboratori di giustizia – Schiavone, Iovine ecc-, le cose scritte nella cosiddetta Relazione Frattasi, la morte misteriosa dell’ex Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza ecc. che avrebbero dovuto obbligare tutti ad accendere al massimo i riflettori per arrivare ad individuare tutti gli elementi del puzzle ed, invece, su tutto è calato un silenzio tombale. Questo ci insospettisce molto.

LE INCHIESTE SUL “CASO FONDI” HANNO

EVIDENZIATO, SECONDO NOI, SOLO LA PUNTA

DELL’ICEBERG DI UN SISTEMA MALATO CHE

NON E’ STATO PER NIENTE INTACCATO.

CI SONO TROPPE DOMANDE ALLE QUALI NON E’

STATA DATA ALCUNA RISPOSTA AD OGGI, A

COMINCIARE DA QUANTO E’ STATO SCRITTO

NELLA COSIDDETTA “RELAZIONE FRATTASI”

CHE E’ STATA “SEGRETATA ” E CHE TALE RESTA

SENZA CHE NESSUNO NE CHIEDA LA

DESEGRETAZIONE.

E, POI, I SILENZI CHE SONO CALATI SULL’INTERA

VICENDA!!!

 

Il capitano Conti aveva visto dall’interno un sistema malato e colluso provando vergogna a

rappresentare uno Stato che pensava ad altro e che era alla mercé di affaristi e politici senza scrupoli. Il

caso Fondi prima e le figure altolocate della guardia di finanza, inquisite, processate e arrestate, poi, ne

sono una lampante dimostrazione. Una coscienza pulita, un eroe discreto che non avrebbe mai potuto

tradire la sua divisa e il patto di fedeltà con le leggi dello Stato. Una storia che dovrà essere scritta

daccapo vincendo l’omertà dei potenti e la rassegnazione dei giusti.

Non è mai capitato nella storia della Repubblica

italiana, oltre che nelle vicende che hanno interessato

Fondi, che una richiesta di scioglimento

dell’Amministrazione comunale per condizionamento

mafioso fatta da un Prefetto e condivisa da un Ministro

degli Interni, non fosse accolta.

E quei silenzi profondi, di fronte a tale situazione, da parte di

un’opposizione che in altre occasioni ed in altri tempi

avrebbe fatto il pandemonio occupando per protesta le

aule parlamentari e del Consiglio Regionale del Lazio.

Tutti zitti.

Le parole che ci ha lasciato scritte il Capitano Fedele

Conti, Comandante della Compagnia della Guardia di

Finanza di Fondi, sono pesanti come macigni e noi non ci

daremo pace fino a quando non si darà una risposta, un

significato, una spiegazione ad esse.

Non si può accettare il fatto che un Uomo ed un Ufficiale di

un’onestà intellettuale e morale indiscussa ed unica in un

Paese per lo più di corrotti, mafiosi e vigliacchi debba

essere considerato… un “esaurito”.

Noi non abbiamo conosciuto personalmente Fedele Conti

ma abbiamo parlato con i familiari e con gli amici più stretti

e tutti ci hanno confermato che egli era la persona più

lucida e fisicamente e psichicamente perfetta di questo

mondo.

“Mi sono incartato… “,… “non mi sento libero di

indagare” sono parole che rappresentano accuse

pesantissime, dei macigni che lasciano sospettare che egli

sia stato sottoposto ad una serie di condizionamenti e

limitazioni tremende al punto da indurlo alla… morte.

Ma, oltre a questa morte dolorosa e misteriosa di una

persona perbene e vittima del dovere, ci sono altre

considerazioni che vanno fatte.

L’altro giorno siamo stati chiamati in Tribunale a

testimoniare su uno spiacevole episodio che ci ha visto

direttamente coinvolti, anni fa, in occasione di una

manifestazione antimafia in una delle piazze principali di

Fondi.

Stavamo su un palco, insieme ad alcuni esponenti politici

nazionali e, mentre parlavamo, assistemmo ad una chiassosa

manifestazione di dissenso da parte di un gruppo di

persone che erano non lontane dal palco e fra le quali

riconoscemmo alcuni vecchi amministratori comunali.

Intervennero subito le forze dell’ordine che allontanarono

quelle persone e il tutto è stato documentato

fotograficamente.

Giuriamo che la nostra deposizione non è stata ispirata da

alcun sentimento di acrimonia e di vendetta.

L’abbiamo fatta con un senso di distacco e di profonda

serenità, affidandoci più alla documentazione fotografica

che non alle parole e ciò in quanto siamo convinti che

alcune di quelle persone, al di là del fatto in sé che resta

comunque grave e censurabile, non erano in quel momento

che l’espressione di un sistema che potrebbe vedere, secondo

noi, altri attori.

Il punto è questo.

Bisogna “scoprire” chi potrebbero essere questi probabili

attori.

Noi siamo persone che vengono “da lontano”, da molto

lontano, adulte e “vaccinate” come suol dirsi, e, anche se non

conosciamo eventualmente il singolo, conosciamo o

capiamo subito il “quadro” dal quale traggono origine

certe cose.

E non sono di certo le rivelazioni di uno Schiavone, di uno

Iovine o di un qualunque altro collaboratore o testimone di

giustizia che ci fanno comprendere, ora, quale aria si respira

nel sud pontino ed in provincia di Latina, in quella

terra, cioé, che qualcuno ha definito “provincia di Casale”.

Non ci rassegniamo, quindi, e non vogliamo rassegnarci

all’idea che tutto il “caso Fondi” debba esaurirsi

nell’individuazione e nella punizione eventuale di soggetti

che noi consideriamo di secondo, terzo livello.

Ci sono stati decine di attentati incendiari – anche ai danni

di un noto e coraggioso esponente locale della lotta alle

mafie vittima di una campagna pervicace di

emarginazione ed anche questo ci insospettisce e ci fa

riflettere – dei quali non sono stati individuati né gli

esecutori né, soprattutto, i mandanti.

Nè al riguardo ci risulta che ci siano in corso delle indagini.

C’è la relazione della Commissione di accesso “segretata ”

e della quale nessuno chiede la “desegretazione”, ma della

quale, comunque, qualche giornale ha riportato alcuni stralci

dai quali si potrebbero rilevare elementi di rilevanza penale

a carico di qualcuno che stando ai “si dice” nemmeno

sarebbe stato sfiorato dalle indagini.

Ma, soprattutto, c’è un clima generale che, dopo il can can

che sembrava preludere a chissà quali radicali

sconvolgimenti, fatta qualche rara e marginale

eccezione, resta quello di prima.

Anzi!

Infatti, mentre prima si poteva parlare di “sospetti” –

che, poi, tali potrebbero non essere proprio in virtù di quanto

avrebbe scritto la Commissione di accesso i cui

atti, ripetiamo, sono e restano “segretati” e di ciò non si

capiscono le ragioni – oggi il tutto è stato coperto da una

patina di legittimazione.

Una logica gattopardesca che francamente ci insospettisce

molto.