La Repubblica, Sabato 4 Febbraio 2017
Proposte “rivoluzionarie” per l’Agenzia dei beni
di Giuseppe Caruso
Questa è naturalmente una sintesi di argomentazioni ben più articolate, posso dire però che la legge istitutiva dell’Agenzia Nazionale per la gestione e la destinazione dei beni confiscati è stata un’intuizione brillante ma redatta frettolosamente.
Quali sono le criticità? Innanzitutto, un’assoluta inadeguatezza delle risorse attribuite all’Agenzia. Una soluzione, radicale, potrebbe essere la trasformazione dell’Agenzia in Ente Pubblico Economico che consentirebbe una maggiore autonomia contabile, organizzativa e finanziaria.
Poi ci sono difficoltà operative in materia di gestione dei beni immobili. La stragrande maggioranza di quei beni è gravata da ipoteche, ci sono criticità legate alla concomitante esistenza di una procedura giudiziaria (sequestro penale, procedura esecutiva immobiliare, procedura fallimentare ), ci sono provvedimenti giudiziari che non consentono la gestione immediata del bene (confische pro-quota, confische di beni abusivi, confische di beni occupati), ci sono difficoltà operative in materia di beni aziendali confiscati.
Nella prassi si riscontrano, già nella fase del sequestro, revoche dei fidi bancari, azzeramento delle commesse e innalzamento dei costi di gestione.
Queste difficoltà operative potrebbero essere superate attraverso poche ma significative modifiche normative che prevedano di riconoscere, per quanto riguarda gli immobili, pari dignità alla vendita rispetto alla destinazione a titolo gratuito. Ovvero, considerare la vendita non come estrema ratio ma come una delle ordinarie destinazioni alle comunità territoriali interessate.
E, dunque, possibilità di estendere la platea degli eventuali acquirenti anche ai privati. Naturalmente con le ovvie, necessarie cautele affinché il bene, anche per interposta persona, non ritorni nella disponibilità del mafioso.
Tali proposte relativamente ai beni aziendali, peraltro, trovano già una previsione normativa nell’attuale Codice.
Un’altra proposta “rivoluzionaria”: introdurre la possibilità di assegnare anche le aziende agli Enti locali che ne facciano richiesta, per un loro utilizzo sociale, istituzionale o, semplicemente, per ricavarne redditi.
Per superare tali criticità e rendere prontamente fruibili alle realtà territoriali tutti i patrimoni illecitamente acquisiti è necessaria, però, la previsione di un coraggioso, totale regime di defiscalizzazione e un ricorso a piene mani ad un ricco fondo di rotazione che può essere assicurato dalle risorse miliardarie del Fondo Unico di Giustizia.