Cerca

Proposte dell’Associazione Caponnetto ai Ministri della Giustizia e dell’Interno, al Procuratore Nazionale Antimafia ed al Procuratore Capo di Roma per migliorare i livelli giudiziari ed investigativi nel Lazio sul piano della lotta alle mafie‏.

*

Associazione per la lotta contro le illegalità e le mafie

“Antonino Caponnetto”

info@comitato-antimafia-lt.org www.comitato-antimafia-lt.org

tel 3470515527

Latina 16 settembre 2012

On. Paola Severino

Ministro della Giustizia

ROMA

E p. c.

On. Annamaria Cancellieri

Ministro degli Interni

ROMA

Dr. Pietro Grasso

Procuratore Nazionale Antimafia

ROMA

Dr. Giuseppe Pignatone

Procuratore Capo Procura Repubblica

ROMA

Gentile Ministro,

facciamo riferimento alla nota del 27 agosto u. s. della sua Segreteria, per farle presente che da anni la scrivente Associazione sta evidenziando a tutti i livelli l’inadeguatezza degli impianti giudiziari ed investigativi nel Basso Lazio.

Inadeguatezza che si sostanzia in un’inerzia quasi assoluta sul versante dell’azione di contrasto delle organizzazioni criminali mafiose.

Giova, al riguardo, sottolineare quanto hanno scritto i PM Diana De Martino, della DDA di Roma e Francesco Curcio, della DDA di Roma, entrambi ora in servizio presso la DNA, in occasione delle inchieste denominate “Damasco” sul “caso Fondi”:

“Nella stragrande maggioranza dei casi si è proceduto da parte delle diverse autorità giudiziarie di questo distretto (Latina, ndr) rubricando la massa dei fatti, in realtà di stampo mafioso, in fatti di criminalità comune” (v. ”Latina Oggi” del 2 settembre 2009).

Giudizio, quello dei due PM citati, che, più di ogni altro dato, evidenzia drammaticamente una realtà che ha origini lontane e che si è trascinata fino ad oggi, realtà che interessa tutto il Basso Lazio, fino alle porte di Roma.

Una realtà, quindi, che non è mutata affatto con il passare degli anni e che, anzi, si è andata sempre più aggravando.

A memoria d’uomo, tolta un’indagine fatta nel 2001 dalla Squadra Mobile di Frosinone su una pericolosa organizzazione criminale, non risulta che le Procure della Repubblica delle due province di Latina e Frosinone abbiano promosso inchieste riferibili al reato di cui all’art.416 bis del C. P.

Non è azzardato pensare che tale comportamento abbia potuto contribuire a collassare tutto il sistema investigativo locale, il quale, privo di stimoli e sollecitazioni da parte degli organismi territoriali, ha, di conseguenza, mostrato tutte le sue insufficienze ed inadeguatezze.

A questo punto giova sottolineare che tutte le inchieste ed operazioni di polizia effettuate nel Basso Lazio nei confronti di organizzazioni mafiose hanno visto come protagonisti per lo più i Corpi speciali –DIA. GICO, Squadre Mobili- provenienti da altre province e regioni e le DDA, in particolare quella di Napoli.

Non è altrettanto azzardato sostenere che le istituzioni territoriali sono state finora quasi completamente inerti sul piano della lotta alle mafie, agevolando così, oggettivamente, queste nell’occupazione dei territori del Basso Lazio se non ancora militarmente, quanto meno economicamente.

Questo è il quadro che preliminarmente è necessario tenere presente se si vuole avere una contezza effettiva della gravità del fenomeno mafioso nel Lazio in generale e nel sud e nel centro di questa regione in particolare, da Cassino a Roma.

Sulla situazione della Giustizia nella Capitale, rimandiamo alla lettura degli ottimi servizi giornalistici di “Repubblica”-cronaca di Roma- di venerdì 27 luglio e sabato 28 luglio uu. ss.

E’ la prima volta, nella storia della Repubblica Italiana, che un Governo nazionale abbia ufficialmente “certificato”, all’atto della decisione di non sopprimere il Tribunale e la Procura della Repubblica di Cassino, che il territorio del Basso Lazio è ad altissima densità mafiosa.

Una decisione saggia ed apprezzata, questa, ma, alla quale, però, è necessario dare concretezza inducendo i presidi locali, giudiziari ed investigativi, ad impegnarsi a fondo nella lotta alle mafie anche ricorrendo all’applicazione dell’art.51 -comma 3 bis -del CPP che prevede la codelega da parte della Procura Generale di Roma alle procure ordinarie in materia di reati di mafia.

Cosa che –ripetiamo- finora non è avvenuta, purtroppo!

Non si comprende il motivo per il quale Procure ordinarie come quelle di Santa Maria Capua Vetere, Nola, Torre Annunziata ecc. debbano lavorare a pieno regime, in collaborazione con la DDA di Napoli, contro la camorra, al contrario di quanto avviene nel Lazio dove tutto è demandato alla DDA di Roma.

Ma, oltre che sul versante specifico della Giustizia, è necessario ed urgente intervenire anche su quello dell’intero impianto investigativo dove ci sono incrostazioni e carenze oltremodo perniciose.

Il “livello” investigativo e la “qualità delle indagini” rappresentano un grosso problema da risolvere in tempi rapidi, malgrado gli sforzi fatti lodevolmente dagli attuali Questori di Latina e Frosinone al fine di modificare in meglio la situazione.

Non è ammissibile, ad esempio, continuare a mantenere nello stesso posto per decine di anni dirigenti di Commissariati, come nel caso di Fiuggi, senza il supporto di risultati che giustifichino tale presenza.

E’ necessaria una rotazione dei Dirigenti e dei Funzionari almeno ogni 4-5 anni, come fanno i Carabinieri e la Guardia di Finanza.

Sul piano della lotta alle mafie, le Squadre Mobili di Latina e Frosinone, ad eccezione dei periodi in cui sono state dirette dal Dr. Cristiano Tatarelli, hanno prodotto scarsi risultati.

Il citato Dr. Tatarelli, però, dopo aver diretto quella di Frosinone ed attualmente in servizio presso la Questura di Latina, sta per lasciare per altri incarichi superiori anche quest’ultima, determinando una diffusa e forte preoccupazione circa le sorti della Squadra Mobile pontina per quanto attiene al volume ed alla qualità del lavoro relativo alla lotta alla criminalità organizzata mafiosa.

Nelle Questure del Basso Lazio non c’è personale esperto in materia di indagini economiche e finanziarie e questa carenza fa sì che non si faccia un’azione efficace contro le mafie sul versante delle loro attività economiche.

Né sembra, purtroppo, emergere allo stato una volontà da parte dei vertici nazionali della Polizia di Stato di ovviare a tali carenze promovendo, con l’istituzione di un’apposita Scuola centrale, la preparazione degli operatori.

Per sintetizzare, questa Associazione, tenuta presente la gravità della situazione esistente nel Basso Lazio, le rivolge un vivo appello perché, insieme alla sua collega del Ministero dell’Interno, vengano adottati con la massima urgenza i seguenti provvedimenti:

1) le Procure ordinarie del Lazio, quella di Cassino in primis, dovranno cominciare, come appunto già fanno da anni quelle di Santa Maria Capua Vetere, Nola e Torre Annunziata in Campania, ad operare, in regime di codelega, come previsto dal citato art.51 -comma 3 bis -del CPP, in materia di reati di mafia in collaborazione con la DDA di Roma;

2) dovrà essere assegnato alle Questure di Latina e Frosinone personale esperto in materia di indagini patrimoniali;

3) dirigenti e funzionari di Questure e Commissariati che abbiano superato i 5 anni di servizio nello stesso luogo debbono essere sostituiti;

4) alle Procure della Repubblica di Cassino, Latina e Frosinone dovranno essere assegnati PM, con relativo personale giudiziario, che hanno superato gli 8 anni nelle DDA di Napoli, Reggio Calabria e Palermo e che, quindi, siano stati riallineati nei ruoli ordinari; PM che abbiano, quindi, le competenze e l’esperienza necessarie per fare una lotta seria alle mafie;

5) la costituzione di una Sezione distaccata della Corte di Appello di Roma – con relativa sezione per le misure di prevenzione per l’attacco dei patrimoni immobiliari, finanziari e personali dei camorristi e dei mafiosi – a Frosinone (ciò in quanto la provincia di Latina verrà accorpata a quella di Frosinone), con la conseguente istituzione di una sezione distaccata presso di essa della DIA.

Restiamo a disposizione per chiarimenti, approfondimenti e quant’altro e, in attesa di cortesi comunicazioni, cordialmente salutiamo

IL SEGRETARIO

Dr. Elvio Di Cesare

* Laddove è scritto art.51 bis comma 3 è da intendere art.51 comma 3 bis: