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Oggi tutti hanno paura per la mattanza in corso a Latina. Fino ad ieri tutti zitti e… disattenti. Non è tardi ormai???

«Una vera e propria mattanza è in atto ormai in modo continuativo da anni e che viene ciclicamente sottovalutata. La morte violenta di esponenti della criminalità organizzata locale, già coinvolti come carnefici nelle passate faide, è il segnale di un ulteriore innalzamento della capacità di infiltrazione delle cosche mafiose d’importazione, in particolare dei clan casalesi e delle ‘ndrine calabresi stanziali su queste aree». È quanto si legge in una nota dell’associazione Libera a commento degli omicidi che negli ultimi giorni si sono verificati a Latina.

«In tutta il Lazio gli affari criminali, a partire dal controllo del mercato del traffico degli stupefacenti – prosegue la nota – sono in mano a quella che Libera definisce la quinta mafia. Sono ingenti gli interessi in gioco in questa area del Paese che agisce avendo come sbocco naturale investimenti criminali a Roma e nella sua provincia. Questa, per certi versi, nuova e pericolosa aggregazione mafiosa, già responsabile di decine e decine di omicidi, molti dei quali rimasti impuniti, ha goduto di protezioni in ambienti politici ed economici che hanno sempre inteso minimizzarne la virulenza e la capacità di condizionamento in termini di omertà e controllo del territorio».

Garavini. A Latina lo Stato è debole. Sono necessari più investigatori e più attenzione da parte della magistratura». Lo ha detto, in una nota, il capogruppo del Pd in commissione parlamentare antimafia Laura Garavini commentando i tre agguati, due mortali, avvenuti in due giorni a Latina. «Su quanto la pericolosità della criminalità organizzata in quella zona fosse alta abbiamo lanciato da tempo allarmi inascoltati. Ora purtroppo – ha proseguito la parlamentare – ne abbiamo una triste conferma che spero spinga finalmente tutte le forze politiche a sociali a non negare più l’evidenza. A Latina e nella sua provincia esistono interessi criminali così elevati da far partire una sorta di guerra tra bande, e queste guerre si aprono per un solo motivo: il controllo del territorio per poter fare affari illeciti». «Per questo è necessario aumentare la presenza delle forze di polizia con esperti investigatori ed attivare subito l’attenzione della Dda di Roma per mettere al lavoro chi si occupa delle inchieste di mafia. Su quella provincia – ha concluso Garavini – noi rimaniamo convinti che bisogna mantenere alta l’attenzione e per questo il Pd tornerà ad occuparsi del mancato scioglimento per mafia del comune di Fondi, una resa del Governo di cui si continueranno a pagare le conseguenze».

Vasaturo. «La cruenta guerra fra gruppi criminali che imperversa nelle ultime ore a Latina fa seguito alla rottura degli equilibri all’interno di quella rete di malavitosi che gestisce, da decenni, i traffici illeciti nel capoluogo pontino». Lo dichiara il criminologo Giulio Vasaturo, dell’Osservatorio per la Sicurezza e la legalità della Regione Lazio. «Una criminalità – prosegue – che ha solidi legami con i referenti della camorra radicati sul territorio e che si è data negli anni una veste imprenditoriale, dopo essere progressivamente cresciuta grazie al business della droga, dell’usura, delle estorsioni e dopo aver reinvestito parte degli utili nel settore edilizio e in importanti attività commerciali. I noti trascorsi giudiziari delle vittime di questa mattanza delineano i contorni di una faida combattuta fra i vecchi esponenti dei clan nomadi dediti all’usura e le nuove generazioni di pregiudicati che rincorrono interessi diversificati nei circuiti criminali locali e nazionali». «Molto probabilmente le vittime ed i loro killer si conoscevano da tempo – dice ancora il criminologo – È assai significativo che questa lunga scia di sangue colleghi quei quartieri di periferia in cui gli alleati di un tempo si sono ritrovati più volte insieme. L’esito di questo conflitto senza precedenti e di cui, al momento, è impossibile intravedere gli esiti, è destinato a ridefinire i rapporti di forza nella complessa geografia delle organizzazioni criminali che operano nella città di Latina e nella sua provincia».

Cirilli. «Non commettiamo gli errori del passato: la chiave di lettura investigativa degli omicidi che stanno sconvolgendo la città di Latina conferma, così come avevamo denunciato già nel 2003 alla venuta a Latina dell’allora sottosegretario Mantovano, che ci troviamo di fronte ad attività criminali locali e non, ma comunque organizzate; quindi lo strumento per fronteggiare questa realtà è, e non può che non essere, l’intervento della procura antimafia». Lo dichiara, in una nota, Fabrizio Cirilli, consigliere e vice presidente della commissione speciale sicurezza e lotta alla criminalità della Regione Lazio, in merito all’escalation di omicidi avvenuti negli ultimi giorni a Latina. «Premettendo che tirare in ballo oggi quanto denunciato in passato deve essere solo un monito a non ripetere gli errori di sottovalutazione commessi, e non certo per l’acquisizione di meriti, quando nel 2003 ci fu l’incontro con Mantovano, da parte nostra l’esigenza principale fu quella di far emergere due aspetti – prosegue – Che c’erano segnali chiari nella Provincia di Latina della presenza di malavita organizzata, con particolare riferimento al clan dei Casalesi, aspetto che evidenziava che non si trattava esclusivamente di tentativi di infiltrazione, ma di qualcosa di molto più serio. Sottolineammo, poi, così come riportato allora dalla relazione della Procura Antimafia e dell’allora procuratore De Ficchy, che a Latina c’era una malavita locale forte e organizzata, che addirittura aveva costretto gli stessi Casalesi ad una sorta di mediazione per poter impiantare le radici dei loro affari criminosi nella città di Latina; Oggi, alla luce dei regolamenti di conti avvenuti in città, che al di là di ciò che emergerà dallle indagini testimoniano chiaramente l’ esistenza di attività criminali organizzate, nonchè alla luce di quanto emerso dall’inchiesta Damasco, che ha rivelato l’infiltrazione dei Casalesi nel resto della Provincia di Latina, entrambe le nostre denunce, purtroppo, si sono rivelate tali. Pertanto di fronte a tale realtà occorre contrappore uno strumento adeguato: ossia l’intervento della Procura Antimafia già nell’ambito del comitato per l’ordine e la sicurezza». «La Procura di Latina in questi anni ha dovuto fronteggiare varie evenienze – conclude – dalla carenza di organico alle lacerazioni interne, che hanno amplificato la difficoltà nel fronteggiare adeguatamente queste problematiche. La chiave investigativa e di lettura di questi omicidi, come di quelli passati (tutti insoluti) presuppone che la malavita di Latina, non venga affrontata come se si fa di fronte a casi locali e limitati a singoli, bensì come ci si pone di fronte a situazioni organizzate. Non dimentichiamo che questo ragionamento consentì al giudice Falcone di mettere alla sbarra una mafia che sino al giorno prima era considerata semplicemente, non un’organizzazione malavitosa articolata e strutturata bensì una serie di singole bande, e non dimentichiamo nemmeno che la banda della Magliana riuscì ad imporsi sul territorio romano sino a che non la si affrontò con strumenti che la consideravano non una serie di balordi più o meno pericolosi delle borgate romane bensì una macchina da guerra articolata e capace di trattare con organizzazioni come la mafia e la camorra. Lo strumento per combattere la criminalità organizzata in Italia è la Procura Antimafia».

Fazzone. «L’esigenza che le forze dell’ordine siano dotate di mezzi e risorse per il controllo sul territorio e che vi sia sinergia nella lotta al crimine è una priorità da sempre avvertita dal centrodestra». Lo dichiara in una nota il senatore Claudio Fazzone, coordinatore del PdL in provincia di Latina. «Nessuno – prosegue – ha mai negato il pericolo rappresentato dalle organizzazioni criminali che ovunque vi sono interessi cercano di infiltrarsi, in provincia di Latina come in tutta Italia, e ci auguriamo che gli inquirenti facciano luce al più presto su quanto accaduto a Latina per restituire sicurezza alla città. Ma di fronte a un tema serio come la lotta al crimine è ora di finirla con gli sciacallaggi politici: l’onorevole Garavini, che parlando degli omicidi di Latina chiama in causa il Comune di Fondi, dovrebbe sapere che a Fondi non è mai accaduto nulla di simile e di neanche paragonabile, e le vicende giudiziarie che la sinistra cerca di strumentalizzare sono partite da un giro di usura che nulla ha a che vedere con la politica e con l’amministrazione della città. Se vuole dare un contributo di verità – conclude Fazzone – Garavini si unisca a me nel chiedere che la Commissione Antimafia faccia chiarezza una volta per tutte sul cosiddetto ‘caso Fondì, mettendo da parte la propaganda politica e analizzando la relazione prefettizia sulla base dei riscontri documentali e sul territorio».