PADOVA. C’è Padova, dopo Verona, nella mappa del radicamento delle organizzazioni mafiose in Veneto, stilata dal deputato del Pd Alessandro Naccarato, componente della commissione d’inchiesta sulle mafie.

Nella città scaligera si registrano si registra un «radicamento» di gruppi mafiosi calabresi: Verona, per la criminalità, è considerata il punto di raccordo tra Veneto, Emilia e Lombardia. A Padova invece le cronache giudiziarie hanno dimostrato «la presenza di elementi riconducibili alle organizzazioni criminali (anche in questo caso calabresi) che reinvestono nel territorio i proventi di attività illecite». Infiltrazioni più recenti sono state registrate nella Marca, riconducibili alla mafia siciliana. Nel Veneziano invece ad essere interessato da infiltrazioni camorristiche è il Veneto Orientale, mentre nel capoluogo «La ’ndrangheta è attiva soprattutto nel traffico di cocaina, mentre “Cosa nostra” ha stabilito contatti con il settore edile». Le relazioni parlamentari sottolineano poi una nuova rilevanza della Mafia del Brenta: «Sono gli ex che riprendono a fare la stessa attività di prima ma senza la struttura di Maniero – sottolinea Naccarato – E sono un elemento di raccordo con la criminalità straniera».

Per quanto riguarda le singole mafie territoriali, la relazione della Dia sottolinea l’interesse di “Cosa nostra” in Veneto per il settore delle energie rinnovabili, in particolare per ottenere le concessioni governative e avere opportunità di riciclaggio di capitali illeciti. La ’ndrangheta, come detto, ha il suo centro a Verona ed è interessata all’edilizia, all’usura e a alcuni reati che riguardano gli appalti pubblici. In particolare ci sono prove dell’operatività in Veneto dei clan: Papaniciari di Crotone, Arena di Isola di Capo Rizzuto, Grande Aracri di Cutro, Alvaro di Sinopoli, Molè di Gioia Tauro e Cataldo di Locri. È più sporadica la presenza della Camorra, ma il clan che è più attivo sul territorio veneto è quello dei Casalesi, ma «altre propaggini di matrice camorristica» sono state segnalate sul versante veneto del lago di Garda.

Infine ci sono i “reati spia”, quelli che indicano l’attività di gruppi criminali mafiosi. Uno di questi è l’incendio doloso che appare in aumento nel nostro territorio, in particolare ai danni di aziende del settore rifiuti. Da aprile 2012 fino a gennaio 2014 solo nel comune di Feltre si sono verificati diversi incendi a cassonetti e il 3 aprile 2013 anche ai magazzini comunali sede del servizio di raccolta rifiuti. «Gli incendi sono da mettere in relazione con il cambiamento dei gestori del servizio», sottolinea il parlamentare dem.

«La presenza stabile della criminalità organizzata in Veneto è dimostrata con evidenza da numerose indagini – conclude Naccarato – Si tratta di una presenza economica e finanziaria che non esercita il controllo militare del territorio. Le mafia in Veneto è entrata nell’economia legale in modo silenzioso e regolare, senza farsi individuare. La mafia è entrata in Veneto sostanzialmente senza violenza e senza imposizioni. E ha costruito solide relazioni con imprenditori, professionisti e operatori finanziari locali».

 

 

Quintuplicate le segnalazioni sospette. Sono quasi quintuplicate in pochi anni le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio che gli istituti di credito trasmettono alla Banca d’Italia. Si tratta di segnalazioni che raccolgono una o più segnalazioni che i direttori di banca ritengono non perfettamente trasparenti e che poi l’Ufficio di informazione finanziaria esamina. In Veneto erano 1.244 nel 2009, sono diventate oltre 5 mila nel 2014 e nel primo semestre dello scorso anno erano state raccolte già oltre 3 mila segnalazioni. In pratica dal Veneto arrivano quasi un decimo delle segnalazioni di tutto il Paese. Le province più interessate sono quelle in cui il fenomeno mafioso appare avere maggiori infiltrazioni: Verona e Padova. 

Sono in forte aumento anche le operazioni segnalate che poi vengono esaminate dalla Dia. Nel 2014 sono state 2.359 mentre solo nel primo semestre del 2015 ne sono state prese in carico 8.466. Questo perché la Direzione investigativa antimafia ha investito maggiori risorse per i controlli. Ma il Veneto avanza anche nella classifica delle regioni con il maggior numero di operazioni segnalate: era nona nel 2014, mentre lo scorso anno è risultata settima.