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La ‘ndrangheta ha colonizzato il nord Italia

La ‘ndrangheta ha «risorse illimitate», si espande sempre di più e ha colonizzato la Lombardia; la mafia, invece, attraversa una fase di crisi, anche se è in grado di sopravvivere; la camorra, attraverso politici collusi, lucra sull’emergenza rifiuti in Campania. Questo il quadro della criminalità organizzata scattata nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, guidata dal procuratore Pietro Grasso.

‘NDRANGHETA COLONIZZA LOMBARDIA
L’emergenza criminale numero uno è la ‘ndrangheta che, nota la Dna, «malgrado l’incisiva e straordinaria attività di contrasto dispiegata, si manifesta e si espande sempre più sul piano nazionale ed internazionale, puntando a riaffermare la propria supremazia con immutata arroganza, soprattutto sul piano delle disponibilità finanziarie, che sono ormai illimitate». Le mani delle ‘ndrine sono salde sulla Lombardia, dove contano su almeno 500 affiliati. Qui la ‘ndrangheta si è diffusa «non attraverso un modello di semplice imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli organizzativi e di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione, cioè di espansione su un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso». Una dato «allarmante» è poi la «propensione a commettere delitti gravi o addirittura eclatanti», come gli ordigni contro la procura di Reggio Calabria.

MAFIA IN CRISI DOPO ARRESTO PROVENZANO
In difficoltà, invece, la mafia. Dopo la cattura di Bernardo Provenzano, Cosa Nostra – rileva la relazione – sta attualmente attraversando un momento di «crisi», ma la sua struttura è tale da consentirle di sopravvivere e riorganizzarsi nonostante i colpi inferti dallo Stato. «Gli indiscutibili successi conseguiti – si avverte – non devono indurre in errore facendo ritenere che la cattura di esponenti mafiosi di spicco e di numerosi altri associati possa da sola disarticolare in maniera definitiva l’organizzazione». Sulla ‘trattativà tra mafia e Stato nel 1992, la Dna segnala «ancora numerosi elementi di ambiguità che, ci si deve augurare, le indagini possano e sappiano chiarire», mentre le dichiarazioni di Massimo Ciancimino alle procure di Palermo e Caltanissetta «tardano a produrre esiti che possano essere compiutamente valutati dal giudice e non solo dal pm che svolge le indagini».

DIETRO EMERGENZA RIFIUTI POLITICI COLLUSI
Quanto alla camorra, il pericolo arriva dai Casalesi. La Direzione nazionale antimafia sottolinea «l’evidente coinvolgimento di esponenti politici (anche di rango nazionale), ruotanti intorno al settore degli appalti ed al ciclo dei rifiuti in Campania, il cui mancato governo – si evidenzia – si è trasformato in una emergenza di proporzioni spaventose e dai contorni sempre più inquietanti». Due, tra gli altri, i nomi riportati nella Relazione: quelli di Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur e Nicola Cosentino, coordinatore regionale Pdl ed ex sottosegretario all’economia.

LEGGE ELETTORALE ARGINE A VOTO DI MAFIA
La Dna spiega infine che la legge elettorale in vigore per Camera e Senato è idonea «ad arginare l’influenza del cosiddetto ‘voto di mafià nel corso delle competizioni elettorali. La costituzione di collegi su base regionale e la designazione dei candidati da parte dei vertici nazionali dei partiti sono, in linea generale strumenti che possono gravemente compromettere (se non annullare) l’interferenza mafiosa sul voto».

(Tratto da La Stampa)