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La criminalità distrugge a Latina il “villaggio turistico”, uno dei beni confiscati ed assegnati a Libera. La nostra solidarietà agli amici di Libera

Criminali che più non si può.

Criminali che provengono dai bassifondi della storia criminale del nostro Paese.

Criminali che non conoscono altro strumento per il loro agire oltre la violenza.

La provincia di Latina si accredita sempre più come la capofila della criminalità nel Lazio.

Agli spari, agli incendi, agli omicidi si aggiungono le devastazioni. le distruzioni della natura, di beni dal valore inestimabile, mobili ed immobili.

E morali e culturali.

E politici ed anche istituzionali.

Una criminalità barbara che agisce con un’unica logica, quella rapinatoria, mai efficacemente contrastata da uno Stato debole, incerto, non determinato, se non talvolta, in alcuni suoi segmenti, oggettivamente colluso.

E con una sua metodologia, quella della violenza.

Un elenco interminabile di vittime di tale violenza, ai responsabili della quale non si è saputo (o voluto?) quasi mai dare un nome.

Un muro di impunità per i criminali quasi mai infranto, abbattuto.

Impunità che genera sempre omertà, paura di parlare, di collaborare con uno Stato debole, che si mostra incapace di assicurare giustizia e sicurezza ai cittadini onesti.

L’eldorado dell’illegalità e delle mafie, il far west dove l’illegalità è la costante della vita quotidiana e la legalità un optional.

Dove talvolta qualcuno osa tentare di accreditare l’immagine ed il ruolo dello Stato di diritto, quello vero, e viene subito messo a tacere, prima di essere cacciato, con le accuse più infamanti. ” pezzo deviato dello Stato”.

I ruoli si invertono sempre nelle repubbliche delle banane: il carnefice assume quello della vittima e la vittima quello del carnefice.

Carnefice e vittima, a ruoli invertiti.

Una comunità avvitata, che si scambia i ruoli, diventata vittima del sistema criminale, ma, al contempo, per i suoi silenzi, le sue non scelte, le sue oggettive complicità, carnefice di se stessa.

Consentendo così alla criminalità di fare e disfare, di creare e distruggere.

In un contesto del genere non fa più clamore la devastazione a Latina del “ Villaggio turistico”la cui gestione è stata affidata agli amici di Libera dopo la sua confisca.

Un bene confiscato messo a disposizione della comunità.

Dopo la devastazione, qualche anno fa e sempre a Latina, del vigneto confiscato ai casalesi ed anche esso assegnato a Libera, ora c’è stata la distruzione del “ villaggio turistico”.

Più che una sfida a Libera, ai cui responsabili noi esprimiamo la più affettuosa solidarietà, si tratta di una sfida allo Stato di diritto.

Quello Stato che molte volte ha dimostrato di non esserci, dando anch’esso l’impressione di agire a ruoli invertiti: l’antistato che agisce da stato.

Con lo Stato, quello vero, a brandelli, impotente, smarrito, malgrado gli sforzi di alcuni suoi ancora devoti servitori.

Agli amici di Libera, a Don Ciotti, Antonio Turri e gli altri, rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà e la nostra vicinanza.

Ma una domanda ci arrovella il cervello:

in un contesto qual’è quello pontino azioni violente e criminali del genere sono proprio imprevedibili?

Gli incendi di Fondi e non solo non ci hanno insegnato niente?

Gira gira il discorso ritorna sempre alla “politica”, a certa politica.

Cosa ha fatto e fa la “politica”, quella cosiddetta sana e non mafiosa, per contrastare seriamente la criminalità e le mafie???

“Napoli siamo noi”, ha scritto Giorgio Bocca.

“ Vittime e carnefici al contempo siamo tutti noi”, aggiungiamo.

Come il cane che si morde la coda.